Europa e mondo

Covid, Aids, Malaria, Tubercolosi ed Epatiti: il nuovo laboratorio della Ong MAGIS contro tutte le epidemie in Ciad

di Vittorio Colizzi *

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24 Esclusivo per Sanità24

Nella lotta alla pandemia da Covid-19 istituzioni nazionali e internazionali sostengono da tempo l’importanza di non dimenticare l’Africa, sia per un minimo di rispetto dei diritti umani sia per motivi epidemiologici per non lasciar circolare il virus in un continente così centrale. L’attenzione è rivolta principalmente alla fornitura di vaccini, tralasciando importanti aspetti culturali e organizzativi nel coinvolgimento di questi Paesi.
L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo -sede di Khartoum- ha finanziato alcuni progetti di emergenza per contribuire alla lotta al Covid in Africa. A N’Djamena, capitale del Ciad, è nato il Laboratorio Grandi Epidemie Tropicali nell’Ospedale universitario Le Bon Samaritain: un laboratorio di analisi biomediche utilizzato come strumento di lotta al Covid e, insieme, centro di ricerca e monitoraggio per le malattie tropicali - come la malaria, la tubercolosi, l’Aids-Hiv, le epatiti, la Chikungunya - che continuano a mietere vittime. È questa la nuova realizzazione di MAGIS, Ong dei gesuiti con sede a Roma che promuove attività di cooperazione internazionale attraverso l’impegno di gesuiti e laici in varie parti del mondo, con l’obiettivo di sostenere le comunità locali nel diventare protagoniste di uno sviluppo sostenibile.
Dotato di moderne attrezzature in grado di realizzare indagini sierologiche e molecolari (tamponi nasofaringei, analisi anticorpali), il laboratorio effettua anche studi e ricerche sul Covid, fondamentali per monitorare i contagi ed effettuare analisi attendibili, oltre che permettere lo screening di massa della popolazione. È in grado inoltre di intervenire su altre gravi malattie che colpiscono il Ciad: per Hiv/Aids si esegue la carica virale e il sequenziamento genetico che permette di identificare la resistenza ai farmaci e quindi un controllo clinico-terapeutico più efficace. L’analisi della carica virale e delle sequenze geniche vengono svolte anche per l’Epatite B, altra infezione virale molto frequente in Ciad.
La messa in funzione del laboratorio è stata accompagnata da un intenso programma di formazione del personale sanitario locale: 90 professionisti tra medici, biologi, tecnici di laboratorio e infermieri, più 450 studenti universitari in Medicina. Il progetto gode del finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e della stretta collaborazione della task force del Ministero della Sanità Pubblica ciadiano in risposta al Covid, oltre che dell’Università statale e varie strutture sanitarie. In questa ampia collaborazione con MAGIS, è coinvolta anche la Cattedra Unesco di Biotecnologia e Bioetica dell’Università di Roma Tor Vergata, che sta attivando una campagna di sieroprevenzione per conoscere l’andamento e la circolazione del virus nella popolazione del Ciad, Paese grande quasi 4 volte l’Italia, e un sequenziamento virale per identificare le varianti virali più rappresentate.
Secondo i dati Oms sul Covid l’Africa registra il 3% dei contagi mondiali: un impatto meno devastante rispetto a quanto previsto a inizio pandemia. Le ipotesi sulla minore mortalità dovuta al virus sono diverse: il clima caldo, la giovane età della popolazione e la sua immuno-resistenza naturale al virus, la scarsa densità abitativa nelle zone rurali e la ridotta mobilità all’interno del Paese. Il dato epidemiologico che la zona saheliana sia la meno colpita potrebbe essere dovuta a una maggiore capacità di regolare lo stimolo infiammatorio indotto dal virus nel polmone: la presenza di polvere e sabbia che fin da piccoli gli africani inalano nel polmone potrebbe aver indotto una maggiore capacità di controllo della risposta infiammatoria. L’arrivo del virus, che induce infiammazione polmonare, è quindi compensato da una maggiore attività antinfiammatoria sviluppata.
Come tutto il mondo ora l’Africa è di fronte alla sfida dei vaccini, che stanno arrivando con il contagocce. Il principio della salute globale che il Covid ci ha fatto scoprire potrebbe portare a una maggiore consapevolezza che queste pandemie siano debellabili purché gestite con il medesimo spirito universale, proprio come è stato fatto con la Tubercolosi, l’AIDS e l’Ebola, mettendo a disposizione della popolazione farmaci e vaccini necessari.

* MD, PhD.
Professore di Immunologia, Cattedra Unesco di Biotecnologie e Bioetica, Università di Roma Tor Vergata
Consulente sanitario di MAGIS (Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo) fondazionemagis.org
Centro Relazione con l’Africa, Società Geograf
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