Europa e mondo

Cesvi: torna a crescere la fame nel mondo sotto la spinta di pandemia, guerre e cambiamenti climatici

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Nel 2020 la percentuale di popolazione denutrita nel mondo è tornata a salire: sono 155 milioni le persone in stato di insicurezza alimentare acuta, 20 milioni in più rispetto al 2019. Lo rileva la Fondazione Cesvi nella 16esima edizione italiana dell'Indice Globale della Fame secondo cui "l’effetto combinato di conflitti armati, pandemia e cambiamento climatico rischia di polverizzare tutti i seppur lenti progressi compiuti negli ultimi anni verso l’obiettivo Fame Zero, fissato dalle Nazioni Unite al 2030". In 47 Paesi la fame "resta eccezionalmente elevata con scarse possibilità di ridurla a livelli bassi entro la fine del decennio".

I progressi sul fronte della lotta alla fame, dunque, arrancano. Se tra il 2006 e il 2012 il punteggio mondiale è sceso di 4,7 punti, negli ultimi nove anni è diminuito di soli 2,5 punti. Africa subsahariana e Asia meridionale sono le regioni con i livelli di fame più alti al mondo, con punteggi rispettivamente di 27,1 e 26,1 (fame 'grave'). La prima in particolare registra i tassi di denutrizione, arresto della crescita infantile e mortalità infantile più alti al mondo. Di grande preoccupazione è l’incremento del tasso di denutrizione, che è passato dal 19,6% del periodo 2014-2016 al 21,8% del periodo 2018-2020. Un terzo dei bambini soffre ancora di arresto della crescita anche se i dati disponibili suggeriscono che la percentuale ha continuato a diminuire leggermente, passando dal 34,8% del 2015 al 32,4% del 20203.
Forse ancora più preoccupante è che l’Africa è l’unica re-gione del mondo per la quale si prevede un aumento delle persone denutrite da qui al 2030, anno in cui si stima potrebbero essere alla pari con l’Asia. L'alto livello di fame in Asia meridionale invece deriva perlopiù dalla malnutrizione infantile. Tra i Paesi fanalino di coda, la Somalia, registra un livello di fame 'estremamente allarmante' (50,8 punti), seguito da nove Paesi con un livello 'allarmante' (Ciad, Madagascar, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo e Yemen, Burundi, Comore, Siria e Sud Sudan). Infine per altri 37 Paesi la fame risulta 'grave'. È il caso di Afghanistan, Haiti, India, Pakistan, Sudan, Etiopia, Nigeria e Venezuela.

Rispetto al 2012, la fame è aumentata in dieci Paesi, inclusi Repubblica del Congo, Sudafrica, Venezuela e Yemen. Sempre più numerosi e prolungati, i conflitti armati restano la principale causa della fame nel mondo.

"La lotta alla fame è pericolosamente fuori strada - ha commentato la presidente di Fondazione Cesvi Gloria Zavatta -. È urgente spezzare il circolo vizioso con cui fame e conflitto si alimentano l’un l’altro. Senza pace difficilmente potremo eliminare la fame nel mondo. Senza sicurezza alimentare non potrà esserci pace duratura. Allo stesso modo è necessario intervenire sulle conseguenze drammatiche della pandemia e sugli effetti devastanti del cambiamento climatico. Senza perdere l’obiettivo sulle cause profonde, a cominciare da povertà, disuguaglianze e sistemi alimentari insostenibili".

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