Sentenze

Consiglio di Stato: illegittime le graduatorie per ateneo degli ammessi a Medicina; parola alla Consulta

di Manuela Perrone

Il caso al posto del merito. Per il Consiglio di Stato le graduatorie per ateneo degli studenti ammessi al corso di laurea in Medicina, al posto della graduatoria unica nazionale, violano gli articoli 3, 34 e 97 della Costituzione, ledendo il principio di uguaglianza, il diritto allo studio e il principio di ragionevolezza e logicità delle scelte legislative . Con l'ordinanza n. 3541/2012 del 18 giugno , la sesta sezione di Palazzo Spada ha rinviato alla Consulta la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4 della legge 264/1999 accogliendo in parte l'appello proposto da sei studenti esclusi nel 2007-2008 dall'ammissione alla facoltà di Bologna.


«A fronte di una prova unica nazionale con 80 quesiti - scrive il Consiglio di Stato - l'ammissione al corso di laurea non dipende dal merito del candidato, ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante». Il fatto che la prova unica nazionale si tenga nello stesso giorno in tutti gli atenei dà infatti a ciascun candidato «un'unica possibilità di concorrere, in una sola università, per una sola graduatoria (one shot) con l'effetto pratico che coloro che conseguono in un dato ateneo un punteggio più elevato di quello conseguito da altri in un altro ateneo rischiano di essere scartati, e dunque posposti, solo in virtù del dato casuale di posti e di concorrenti in ciascun ateneo».
A parlare sono i numeri, snocciolati dagli appellanti: mentre a Bologna erano stati necessari 47 punti per essere collocati utilmente in graduatoria, a Sassari ne sarebbero serviti appena 37 e a Napoli 40,75. Punteggi inferiori sarebbero stati sufficienti anche a Brescia, Firenze, Roma Tor Vergata e Siena.


Una disparità di trattamento anti-meritocratica ben nota anche al ministro dell'Università, Francesco Profumo, che infatti nella circolare ai rettori anticipata recentemente sul Sole-24 Ore ha annunciato di voler procedere sin dal prossimo anno accademico almeno alle graduatorie congiunte per gruppi di atenei. Obiettivo: proprio favorire gli studenti più meritevoli.
Ma l'ordinanza di Palazzo Spada e la prossima pronuncia della Consulta rischiano di scompaginare i piani e accelerare il passaggio alla graduatoria unica nazionale, da tempo auspicata dalle associazioni degli studenti. I giudici del Consiglio di Stato non esitano a sottolineare «l'ingiusta penalizzazione dell'aspettativa dei candidati di essere giudicati con un criterio meritocratico». In palese violazione non solo della Costituzione ma anche dell'articolo 2, paragrafo 1, del protocollo addizionale alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle interpretazioni fornite dalla Corte europea dei diritti umani, della cui sentenza 10 novembre 2005 (ricorso 44774/1998) l'ordinanza riporta interi lunghi stralci.
La restrizione al diritto allo studio imposta dall'Italia con le graduatorie plurime - rileva il collegio - risulta «non proporzionata rispetto allo scopo perseguito (numero chiuso)» e vanifica «nella sua essenza e nella sua effettività il diritto fondamentale allo studio universitario». L'Unione degli universitari esulta. La parola ora passa alla Consulta.