Sentenze

Tar Lazio: nelle Asl sospesi i prezzi di riferimento

di Valeria Uva (da Il Sole-24 Ore)

La spending review sulla sanità perde un pezzo. Con tre ordinanze-gemelle il Tar del Lazio ha sospeso i prezzi di riferimento dei dispositivi medici (garze, siringhe, ma anche protesi e tutte le apparecchiature sanitarie), elaborati a luglio dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.
Si ferma così il processo di revisione dei contratti di fornitura con le Asl più onerosi, quelli che superavano di oltre il 20% proprio i prezzi di riferimento appena creati.

A contestare il nuovo «benchmark» della sanità sono state due aziende fornitrici delle Asl, appoggiate anche nei propri ricorsi dall'associazione di categoria, la Assobiomedica.

Le ditte si sono rivolte al Tar dopo aver ricevuto l'invito della Asl con cui hanno in corso delle forniture a rinegoziare il contratto, perché troppo lontano, appunto, dai prezzi di riferimento. Il Tar Lazio (sezione III, ordinanze n. 04238, 04245 e 04247 depositate il 23 novembre scorso) ha accolto la domanda di sospendere i prezzi, in attesa di valutare nel merito la loro congruità perché - si legge nei tre provvedimenti «non risulta l'iter logico seguito per individuare lo specifico prezzo della categoria dei dispositivi medici, in relazione alla tipologia di contratti presi a riferimento e al relativo contesto su base nazionale al fine della concreta incisione sulla spesa sanitaria nazionale dei singoli dispositivi».

In altre parole il Tar vuole vederci chiaro su come l'Autorità è arrivata ad elaborare il campione e con quali dati di partenza.

La messa a punto di una serie di costi «ottimali» di materiale sanitario e di alcuni servizi forniti ad Asl e ospedali era stata prevista da una delle ultime manovre del Governo Berlusconi (Dl 98/2011). L'articolo 17 incaricava l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di fare un'indagine sulla grande mole di gare bandite dal settore sanitario, sulla base di un elenco predisposto da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).

L'obiettivo era in primo luogo di far emergere le grandi differenze di costi e quindi di spesa per prodotti analoghi tra le varie Asl della Penisola (si veda anche il Sole 24 Ore del 28 maggio).

Ma il fine ultimo era di fissare, appunto, un benchmark, un prezzo ottimale per ogni acquisto delle Asl, individuato tra quelli più bassi, in modo da incidere sulla spesa pubblica per le forniture della Sanità, oggi di fatto non controllata.

L'Autorità di vigilanza ha rispettato i tempi di legge e dal primo luglio scorso ha pubblicato una serie di prezzi di riferimento: non solo per 163 dispositivi medici, ma anche per servizi più complessi e meno omogenei, come i prezzi dei servizi di pulizie, di lavanderia e di ristorazione.
In media la scelta dell'Authority si è attestata su livelli molto bassi: ad esempio per gran parte dei dispositivi medici il prezzo di riferimento indicato è quello del cosiddetto «decimo percentile», ovvero quello che comprende i dieci prezzi più bassi per lo stesso articolo in un campione di cento.

Una scelta, avallata, seppure in modo tardivo rispetto ai ricorsi al Tar, dal Governo che ha «blindato» i prezzi di riferimento, fissando proprio la scelta dei percentili nel Dl «Balduzzi».

Cosa succederà ora? La sospensione del Tar (non ancora comunicata nel sito dell'Autorità) blocca il processo di revisione dei contratti in corso. Se il Governo non ricorrerà al Consiglio di Stato questa parte della spending review resterà congelata, almeno fino all'estate prossima.
Ma lo stop rischia di allargarsi: si sono già rivolte al Tar per lo stesso motivo anche le aziende dei servizi di pulizie, rappresentate da Fise-Anip.