Imprese e mercato

Assobiomedica: payback e rinegoziazione dei contratti un rischio per la sostenibilità del sistema

di Stefano Rimondi (presidente di Assobiomedica)

Se l'accordo tra Governo e Regioni del 23 aprile prevederà la rinegoziazione dei contratti e il payback per i dispositivi medici con un apposito decreto, il nostro settore è destinato a collassare. La pretesa di rinegoziare o il conseguente recesso unilaterale da contratti validissimi ed efficaci, stipulati fra pubblica amministrazione e imprese per gare, espletate in conformità alle normative europee, sono meccanismi contrari ai principi dell'Unione Europea e a quelli sostanziali del diritto nazionale. È ora che la Pubblica amministrazione accetti il criterio, valido in tutto il mondo, ma negletto in Italia, che rispettare i contratti non è una facoltà, ma un obbligo giuridico, e questo rispetto vale sia per i prezzi stabiliti nella gara sia per il pagamento delle forniture.
Ancora peggiore è il ventilato criterio del payback per i dispositivi medici, che richiederebbe meccanismi cervellotici per essere attivato e che sarebbe disastroso per la qualità del Servizio sanitario nazionale, compromettendo la sopravvivenza stessa di moltissime aziende del nostro settore. È un controsenso creare misure a favore delle start-up e Pmi innovative che hanno dato slancio al nostro settore, e dall'altra parte introdurre norme, come quella del payback, destinate a uccidere le piccole imprese non appena entrano sul mercato. Quello dei dispositivi medici è un tessuto produttivo composto principalmente da Pmi, che rischiano di essere stroncate da questo meccanismo, se venisse realmente introdotto.
Le conseguenze di queste misure saranno irrimediabilmente l'aumento dei contenziosi tra imprese e pubblica amministrazione, quindi spese legali a carico di entrambi; il collasso delle piccole e medie imprese innovative, oltre a una riduzione drastica della qualità dei servizi di assistenza sanitaria per i cittadini.
Il nostro settore ha retto l'impatto della crisi solo grazie alle esportazioni, ma i tagli degli anni scorsi, tradotti in un calo del 25% dei prezzi medi praticati dalle aziende, hanno già causato la perdita di 6mila addetti su 60mila. Ulteriori tagli e il payback per i dispositivi medici comporteranno inevitabilmente la perdita non di migliaia, ma di decine di migliaia di posti di lavoro con impatti devastanti sull'occupazione, in particolare sul personale laureato altamente qualificato.
È rilevante che nel Documento di economia e finanza per la prima volta si parla di un coinvolgimento dell'industria nella definizione di misure sulla Sanità e sui dispositivi medici in particolare. Ci auguriamo che questa consultazione non resti nel limbo delle buone intenzioni, perché, se verremo effettivamente coinvolti, saremo in grado di aiutare le regioni a definire percorsi diagnostico-terapeutici volti alla reale efficienza e sostenibilità del sistema, nell'effettiva tutela dei cittadini e dei servizi offerti.


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