Imprese e mercato

Più generici più risparmi (potenziali). Nomisma: in 5 anni almeno 1,4 mld per i cittadini e 1,1 mld per le casse pubbliche

di Rosanna Magnano

Non solo razionalizzazione della spesa pubblica e crescita degli investimenti, ma anche valore aggiunto e occupazione. Sarebbero questi gli effetti di un rilancio del settore dei generici «made in Italy» secondo lo studio Nomisma presentato oggi a Roma.

I risparmi sugli esborsi pubblici sono oggettivi: l'introduzione di un farmaco generico porta, in media, a una riduzione del prezzo per confezione pari al 60% a un anno dall'ingresso sul mercato. «Una dinamica che ha permesso, negli ultimi 4 anni - spiega Nomisma - un incremento delle vendite in termini di confezioni, accompagnato da una contestuale riduzione della spesa complessiva per i farmaci rimborsati dal SSN (Classe A)».

Un impatto che si può proiettare anche sul futuro: il processo di genericazione che si realizzerà nei prossimi anni (2015-2020) riguarderà una quota di mercato che ad oggi vale 1,7 miliardi di euro (valori prezzo al pubblico relativi alla Classe A). Ipotizzando dinamiche di prezzo in linea con quelle recenti Nomisma stima un risparmio pubblico ottenibile pari a oltre 1,1 miliardi.

Ma a risparmiare sarebbe anche il cittadino.

«Se i pazienti sostituissero tutti i farmaci utilizzati con i rispettivi generici al prezzo più basso sarebbe possibile ottenere oltre 1,4 miliardi di euro di risparmi privati, a parità di confezioni vendute». Le conseguenze: un incremento dei consumi in altri settori dell'economia che, nell'ipotesi massima, sarebbe di circa 700 milioni di euro.

Eppure il mercato dei generici non ha non ha ancora ingranato la marcia: tali farmaci rappresentano poco più del 13% della spesa farmaceutica di Classe A. Ma soprattutto, coprono ancora una quota minoritaria della spesa territoriale in farmaci con brevetto scaduto, dal momento che gli «originator» mantengono una quota sul totale delle vendite pari al 70 per cento.

Tre le priorità suggerite da Nomisma «per la rimozione dei principali ostacoli alla crescita nel rispetto dei processi di razionalizzazione della spesa pubblica» ci sono la revisione del meccanismo del payback attraverso «un correttivo basato sulle quote di mercato» e un intervento sul patent linkage, che resiste nell'ordinamento italiano.

Ma tra gli ostacoli che frenano il settore, sottolinea il Report, c’è anche un «vuoto informativo» tra medico e produttori di farmaci generici, che determina, soprattutto in relazione alle patologie più gravi, un ricorso ai farmaci “tradizionali”. A lasciare dubbiosi i camici bianchi sarebbe «l'elevato numero di Aic (Autorizzazioni all'immissione in commercio)» che « induce molti medici a seguire pattern prescrittivi consuetudinari».

L’anello debole non sarebbero più i pazienti, che invece conoscono i farmaci generici (90%) e ne hanno fatto uso negli ultimi dodici mesi (72%).

«Mi sembra evidente dalle conclusioni dello studio che se il farmaco generico ha rappresentato per la sanità italiana un'ancora di salvezza - sottolinea il presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann - lo ha fatto pur non esprimendo appieno tutto il suo potenziale. Di questo dovrebbe tenere conto il decisore politico alla ricerca di ulteriori risparmi, anziché ipotizzare soluzioni draconiane di breve incidenza sui bilanci ma molto rischiose per il comparto farmaceutico».

«Ma al di là dell'aspetto direttamente sanitario - continua Häusermann - rimuovere gli ostacoli che ancora oggi incontrano le industrie europee del generico, per esempio permettendo la produzione per l'esportazione anche nel periodo di vigenza del brevetto verso Paesi dove il brevetto è già scaduto, potrebbe favorire lo sviluppo dell'apparato produttivo nazionale, l'aumento dell'occupazione, come dimostrato dallo studio di Nomisma, e anche migliorare la performance dell'economia nazionale. Non si tratta di andare a discapito degli altri attori dell'industria farmaceutica, anzi, ma di dare una nuova chance di sviluppo industriale a tutto il settore manifatturiero farmaceutico del nostro Paese».


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