Imprese e mercato

L’Ocse: + 30% la spesa farmaceutica globale nel 2018. Pesano le nuove molecole: politiche dei prezzi da rivedere

di Aifa

La spesa farmaceutica è una componente significativa dei costi globali di assistenza sanitaria, che determina in maniera considerevole gli andamenti della spesa sanitaria nel suo complesso. In particolare, nell'area dei Paesi Ocse 1 dollaro su 5 spesi per la salute è relativo all'acquisto di farmaci.
Partendo da questo presupposto, nell’ambito della 17a sessione dell'Health Committee dell’Ocse (25-26 giugno 2015, Parigi) sono stati esaminati i trend della spesa farmaceutica degli ultimi anni e le sfide del futuro che i sistemi sanitari dovranno affrontare, al fine di giungere a un paper che sarà poi pubblicato come capitolo analitico nel prossimo Health at a Glance , report che fornisce dati comparativi sulla salute e sui sistemi sanitari in Europa. L'impegno dell'Ocse nel campo della sanità è, infatti, quello di favorire la costruzione di sistemi sanitari sostenibili e di strategie che privilegino la prevenzione e conducano ad un uso ottimale delle risorse, puntando a sviluppare nuovi indicatori relativi alla salute, rafforzare le cure primarie e quelle per le malattie croniche (come il cancro e le malattie cardiovascolari), migliorare la qualità dei servizi ospedalieri, ridurre gli sprechi, integrare le nuove tecnologie all'interno dei sistemi sanitari, adattandoli in modo tale da poter affrontare le complesse esigenze delle persone anziane e fragili.

Su richiesta dell'Health Committee, il paper analizza le tendenze e le determinanti della crescita della spesa farmaceutica negli ultimi anni, nonché le sfide future legate ai cosiddetti “farmaci ad alto costo” e le prospettive di medio termine per le politiche sanitarie dei Paesi Ocse.
A partire dalla crisi economica mondiale del 2008, la spesa sanitaria dei Paesi Ocse è cresciuta a ritmi meno elevati rispetto agli anni precedenti, grazie soprattutto ai risultati ottenuti sul fronte della spesa farmaceutica, che dal 2010 ha visto una forte riduzione a seguito dell'introduzione di politiche di contenimento dei costi e alla concomitante scadenza dei brevetti di alcuni tra i farmaci più venduti. I trend della spesa farmaceutica sono il risultato dell'interazione di numerosi fattori (cambiamenti nei prezzi dei farmaci esistenti, nel volume dei consumi e nel mix terapeutico di medicinali utilizzati), che sono difficili da isolare e variabili per incidenza nei diversi Paesi.
Le analisi hanno dimostrato che, a partire dal 2000, la crescita della spesa farmaceutica territoriale è stata più lenta rispetto agli altri settori della spesa sanitaria, come ad esempio quella relativa all'ambito ospedaliero. La spesa farmaceutica territoriale italiana, che comprende anche i farmaci di classe A erogati tramite la distribuzione diretta e per conto, ha mostrato negli ultimi tre anni un trend in riduzione con una variazione nel 2014 rispetto al 2013 del -0,2% (Rapporto Osmed 2014).
Parallelamente nella maggior parte dei Paesi Ocse è stato registrato un aumento della spesa farmaceutica privata negli ultimi dieci anni, dovuto all'aumento della compartecipazione alla spesa del cittadino e al maggior utilizzo dei farmaci da banco. Anche in Italia ormai quasi tutte le Regioni applicano degli strumenti di compartecipazione, quale il ticket per ricetta e/o confezione, in aggiunta alla differenza a carico del cittadino tra il prezzo di riferimento dei medicinali a brevetto scaduto e quello del farmaco acquistato.

Mentre la spesa farmaceutica territoriale è diminuita in seguito alle politiche di contenimento dei costi e alla crescita dei farmaci generici, la spesa farmaceutica ospedaliera è aumentata in molti Paesi (Spagna, Portogallo, Germania, Repubblica Ceca, Corea, Germania, Canada). Ciò si spiega anche con la proliferazione di numerose specialità medicinali fornite in ambito ospedaliero piuttosto che tramite le farmacie. Analogamente, in Italia la spesa farmaceutica ospedaliera ha registrato un trend in aumento e i farmaci appartenenti alla categoria degli antineoplastici ed immunomodulatori, per la maggior parte destinati al consumo ospedaliero, hanno rappresentato nel 2014 la prima categoria per spesa pubblica, pari a 3,9 miliardi di Euro, con un incremento del 9,6% rispetto al 2013 (Rapporto Osmed 2014).

Una crescita sensibile negli ultimi anni è stata registrata poi nel consumo di farmaci, a causa dell'invecchiamento della popolazione, della diffusione crescente di malattie croniche (cancro, diabete, depressione), della disponibilità di nuovi farmaci per bisogni di salute prima non conosciuti e dei cambiamenti nelle pratiche prescrittive dei medici. Ad esempio, tra il 2000 e il 2011, in 22 Paesi Ocse, l'uso di farmaci antipertensivi, antidiabetici e antidepressivi è quasi raddoppiato, mentre il consumo di ipocolesterolemizzanti è triplicato. Per quanto concerne l'Italia, il consumo di farmaci in regime di assistenza convenzionata è passato dalle 764 DDD/1000 ab die del 2004 alle 1.039 del 2014, con un incremento del 36% (Rapporto Osmed 2014). Per contrastare la crescita della spesa, la maggior parte dei Paesi OCSE è intervenuta con misure di contenimento, tra cui l'imposizione di tagli sui prezzi ex-factory e di sconti obbligatori a produttori e distributori, misure di cost-sharing con cittadini e assicurazioni private e altre politiche, come quelle volte ad incrementare l'uso dei farmaci generici. Inoltre, tra le misure finalizzate a promuovere l'efficienza dei sistemi con un impatto di lungo periodo, hanno assunto un ruolo sempre più importante, in alcuni Paesi, le valutazioni di Health Technology Assessment nei processi di prezzo e rimborso e il ricorso ai Managed Entry Agreements, che in Italia ha avuto negli ultimi anni un'estesa applicazione, con un incremento degli accordi basati sulla performance rispetto a quelli di natura finanziaria, grazie anche all'ulteriore sviluppo dei registri di monitoraggio.

Nonostante gli sforzi di tutti i Paesi abbiano prodotto risultati apprezzabili, le proiezioni effettuate dall'Ocse suggeriscono che la spesa farmaceutica potrebbe ricominciare presto la sua ascesa, trainata proprio dai nuovi medicinali in arrivo, che si stima peseranno dal 50 al 100% sulla crescita della spesa farmaceutica nel prossimo futuro. Nel 2018 si stima che l'incremento della spesa farmaceutica lorda globale sarà del 30% rispetto ai livelli del 2013.
Come rimarcato dall'OCSE, l'incremento di spesa non è da considerarsi “nocivo” di per sé: in un'ottica di investimento nella salute della popolazione, una maggiore spesa dovrebbe essere legata a un miglioramento della gestione delle malattie croniche, alla prevenzione delle complicanze e alla riduzione del relativo uso di risorse sanitarie.
Il problema è che la disponibilità di nuove terapie ad “alto costo” (es. farmaci oncologici, per l'epatite C, l'ipertensione polmonare e la sclerosi multipla), commercializzate spesso a prezzi elevati per i sistemi sanitari, ha posto delle sfide importanti per garantirne l'accesso e la sostenibilità finanziaria. In molti casi, i nuovi farmaci non sono costo-efficaci, quindi si spende molto per ottenere dei benefici aggiuntivi talvolta modesti e per un ristretto sottogruppo di pazienti. Se gli investimenti in Ricerca e Sviluppo e in innovazione non sono seguiti da un'alta produttività in termini di outcome sanitari per la popolazione, il rischio è di mettere a repentaglio l'efficienza statica e dinamica dell'intero sistema, ossia la capacità di ottenere il massimo valore dalle risorse disponibili, mantenendo appropriati incentivi per lo sviluppo del settore e l'innovazione futura. Emerge, quindi, sempre più la necessità di una rivalutazione radicale delle politiche dei prezzi dei nuovi farmaci in tutti i Paesi Ocse che, insieme ad adeguati meccanismi di governo della spesa, prevedano anche dei sistemi di remunerazione dei medicinali innovativi, salvaguardando la sostenibilità dei sistemi sanitari.


© RIPRODUZIONE RISERVATA