Imprese e mercato

Fondi integrativi e universalismo selettivo: la ricetta di Confindustria. Ecco il documento

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

Basta con l'inganno di un universalismo di facciata e di equità solo formale. In sanità si deve ripartire da un universalismo selettivo e «realmente esigibile». Dove i più poveri e i malati abbiano tutto gratis. E chi non lo è, in “forme e quantità” che spetta allo Stato definire a seconda delle condizioni economiche, dovrà partecipare alle spese sanitarie per tutte le prestazioni. Ma col paracadute dei Fondi sanitari integrativi frutto della contrattazione collettiva, in grado di intercettare una massa consistente di quei 30 mld l'anno di spesa privata per la salute pagata di tasca propria dagli italiani. Con incentivi fiscali capaci di «rendere neutro l'onere per cittadini e imprese».
Confindustria rilancia e ridefinisce la sua ricetta per garantire la sostenibilità del Ssn. La nuova proposta è contenuta in un documento elaborato dal “gruppo tematico Sanità” coordinato da Federico Nazzari, già presidente di Farmindustria, sotto la guida diretta del presidente di viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi. Un documento denso di contenuti che lancia proposte sulla governance della sanità, la trasparenza e la produttività del Ssn, la par condicio pubblico-privato nel settore. E che indica la strada della «gestione privatistica delle aziende sanitarie», da sottoporre alla disciplina giuridica del Codice civile, con una «gestione flessibile ed efficiente» del personale, prevedendo in caso di dissesto dell'azienda il suo fallimento e la messa in liquidazione.
Spiega Nazzari: «Occorre uscire dall'attuale caotica, iniqua e gravemente diversa situazione tra le regioni su ticket ed esenzioni e spesa privata. Serve un modello equo ed efficiente di accesso alle prestazioni e di utilizzo anche della spesa privata. Il secondo pilastro, la sanità integrativa, va incentivato. Ai troppo poveri e ai troppo malati va assicurato tutto gratis. Gli altri italiani, in forme e quantità da stabilire, dovranno pagare su tutto. I Fondi integrativi contrattuali sono lì che aspettano. Per garantire qualità delle prestazioni, servizi trasparenti e puntuali, un universalismo reale ed equo senza spezzare il Paese in 21 staterelli».
Il documento di Confindustria mette in evidenza anzitutto il peso e il valore, l'11% del pil, della filiera della salute, che è tra i settori più dinamici e innovativi dell'economia italiana. Settore, quello industriale, di assoluta avanguardia nella ricerca, con le scienze della vita in prima fila come in tutto il mondo. E che pertanto richiedono azioni congiunte e sicure con le istituzioni. Un'industria forte e indispensabile per la salute pubblica, ma un Ssn che inevitabilmente deve fare i conti con la sua sostenibilità, tra invecchiamento della popolazione e innovazione tecnologica sempre più avanzata e che dunque costa sempre di più
E proprio per questo star fermi non è più possibile.Tra i tagli lineari di questi anni, i superprelievi Irpef e Irap nelle regioni sotto schiaffo, il finanziamento attuale del sistema non basterà più. Mentre una “buona spesa” può favorire occupazione, sviluppo, tenuta sociale. Significherà investire sul futuro.
E proprio la sostenibilità del Ssn minaccia sempre di più un universalismo sanitario ormai solo «nominale» e «esigibile solo sulla carta», si afferma nel documento di Confindustria, tra liste d'attesa, disparità regionali, una giungla di ticket e compartecipazioni, intramoenia a pagamento dei medici . Si deve allora ripartire dall'art. 32 della Carta, è la proposta, senza più rinvii, con una «una nuova definizione del principio di universalismo»: nessuno va escluso dal Ssn, ma «l'accesso va regolato» tenendo conto delle condizioni economiche dei cittadini-pazienti, salvando la gratuità assoluta «per quelle tipologie di cure di particolare gravità e complicazione oltre che naturalmente per gli indigenti». Non significherebbe abbandonare i Lea, si spiega, ma ridefinire e razionalizzare la selva di ticket e di spesa privata. Garantire vera equità. E per compensare la «compartecipazione strutturale» degli altri cittadini non esenti del tutto al costo delle prestazioni sanitarie, ecco appunto la carta dei Fondi integrativi derivanti dalla contrattazione collettiva. Il «secondo pilastro» della sanità, da incentivare fiscalmente, in modo da «compensare gli oneri» per cittadini e imprese. La spesa privata sarebbe incanalata con equità e trasparenza, facendo emergere il sommerso e negoziando prezzi e servizi sempre migliori.
Va da sé che va ridisegnata la governance del Ssn, sottolinea il documento confindustriale, anche rafforzando il ruolo dello Stato, con la misurazione dell'efficienza e della qualità dei servizi, con standard civilistici per le aziende sanitarie e la loro gestione privatistica, cambiandone la natura giuridica entro le mura del Codice civile.


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