Imprese e mercato

Slow medicine, così innovazione e appropriatezza

di Consiglio direttivo di Slow Medicine

L'intervento di Massimiliano Boggetti, “Basta polveroni sull'appropriatezza”, non ci sorprende per nulla. Boggetti, da buon presidente di Assobiomedica deve proteggere il mercato e le sue leggi, in modo da espandere i consumi e aumentare i profitti. Nessun accenno al fatto che, trattandosi di tecnologie sanitarie, la loro diffusione debba essere valutata, non solo in termini commerciali, ma soprattutto rispetto ai benefici e ai rischi ad esse associati.

Dal suo punto di vista, quindi, sembra tutto normale, anche se la posizione associativa “ufficiale” (reperibile sul sito) in tema di Health technology assessment (Hta) è, almeno nei principi, molto distante da quanto riporta il suo Presidente. Infatti, secondo tale documento, l'Hta deve realizzarsi in modo trasparente, con rigore metodologico, attraverso il fattivo coinvolgimento dei soggetti interessati e la valutazione, non dogmatica, delle evidenze cliniche. Sarebbe davvero bello se, oltre a difendere i legittimi interessi economici dell'industria, il presidente si attenesse a tali principi, tenuto conto che non si sta occupando di merci qualsiasi ma di prodotti che hanno rilevanti ricadute sulla salute delle persone.

Quello che invece davvero ci sorprende è il fatto che a sostegno di una posizione così radicale e a senso unico riporti il pensiero (non sappiamo se condiviso) di un medico, presidente della FismeLab (Federazione italiana delle società scientifiche di medicina di laboratorio), a cui, invece, dovrebbe stare a cuore soprattutto la salute delle persone e a cui dovrebbero essere ben noti non solo i benefici del ricorso alle tecnologie sanitarie ma anche gli effetti dannosi di un loro uso inappropriato.

La letteratura scientifica internazionale è stracolma di articoli sugli effetti dannosi (decessi, complicanze, disabilità, sofferenze) relativi all'uso improprio delle tecnologie (gli esempi sono moltissimi e in ogni ambito della medicina) e le più importanti riviste mediche hanno preso ripetutamente posizione sul rischio di diventare dei “titani tecnologici e dei lillipuziani etici”, e sulla necessità di riportare il paziente e la sua salute al centro dell'interesse di tutti i professionisti della salute. Nino Cartabellotta nelle sue riflessioni è sempre molto prodigo di autorevoli citazioni a dimostrazione del fatto che paradossalmente l'innovazione tecnologica sia diventata uno dei più importanti fattori di rischio in ambito sanitario.

A questo riguardo ricordiamo la Campagna Internazionale “Choosing Wisely”, a cui hanno aderito centinaia di Società scientifiche che si sono impegnate a individuare alcune procedure ad alto rischio di inappropriatezza allo scopo di discutere con i pazienti benefici e rischi associati a tali pratiche e aiutarli a decidere nel modo migliore. In Italia tale campagna, a cui hanno già aderito 34 società scientifiche nazionali, prende il nome “Fare di più non significa fare meglio”, ed è portata avanti da Slow Medicine, con l'adesione di FnomCeo, Ipasvi, Partecipasalute, Altroconsumo e molte altre Associazioni di pazienti.

È inutile dire che Slow Medicine non è contro l'innovazione, né vuole contrastare o ritardare il progresso tecnologico. Tutt'altro. Siamo tutti ben consapevoli dei successi che hanno contraddistinto il cammino della medicina e dell'assoluta importanza della ricerca e dell'innovazione. Abbiamo, però, ben presenti anche gli insuccessi, i danni e le insidie che si celano dietro all'idea di una diffusione incontrollata delle tecnologie sanitarie affidata unicamente all'interesse dei produttori.

In altre parole riteniamo che su temi così delicati e complessi e con un impatto così rilevante sulla salute sia auspicabile da parte dei professionisti e degli imprenditori un atteggiamento più prudente e consapevole, affinché le decisioni tengano conto delle ricadute sulla salute e dei diversi aspetti, anche di natura etica, implicati nelle decisioni. È con questo spirito e con questi intenti che Slow Medicine richiama tutti a una medicina più sobria, rispettosa e giusta.


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