Imprese e mercato

Standardizzazione e flessibilità: la sfida dei soggetti aggregatori

di Sandra Zuzzi (presidente FARE)

L'ora sta per scoccare e solo allora, il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, atteso entro la fine dell'anno, renderà note le categorie merceologiche di beni e servizi, a livello di sanità e di spesa comune, che diverranno di esclusiva pertinenza dei soggetti aggregatori. Voci, neanche tanto sussurrate, prevedono che le categorie merceologiche individuate di fatto saranno completamente sottratte alle stazioni appaltanti, con una minima deroga per gli affidamenti di importo inferiore alla soglia comunitaria, ovvero alla soglia limite relativa all'affidamento diretto. Le stesse voci anticipano poi che l'elenco delle categorie merceologiche riservate ai soggetti aggregatori comprenda i servizi principali erogati nelle nostre strutture ospedaliere nonché importanti aggregati di dispositivi medici, in particolare quelli impiantabili.
Se tutto ciò sarà riportato veramente nel testo del Decreto presidenziale verrà automaticamente confermata un'altra voce, quella che afferma, che entrambi gli aggregati, servizi e dispositivi, sono stati scelti per il livello di risorse pubbliche assorbite, a prescindere dalla considerazione di quanto si prestino a un'operazione di standardizzazione a livello regionale o nazionale. Sarà tempo allora di diventare interessati spettatori di un tentativo di gestione di questo tipo, anche se non riusciamo a perdere la speranza che il Governo non possa non avere la coscienza delle difficoltà che potrebbero derivare negli ospedali, a seguito di aggiudicazione di prodotti non idonei o solo in parte idonei, o servizi non completamente aderenti alle necessità specifiche del singolo presidio. Per non parlare poi delle criticità che potrebbero scaturire da aggiudicazioni centralizzate non tempestive, visto che le amministrazioni non potranno in alcun modo provvedere direttamente, se non attivando proroghe di contratti precedenti o frazionando gli acquisti necessari, stante l'obbligo di rispettare i limiti di soglia imposti.

Si spera, a tal riguardo, che ANAC, più volte censore di situazioni di frazionamento delle forniture e dei servizi, sia in grado di distinguere eventuali fattispecie di urgenza nella fornitura di detti beni e servizi. In caso contrario risulterà molto probabile una condizione di proroghe dei contratti vigenti con tutte le conseguenze del caso. Questo scenario risulta, a mio avviso, molto probabile sia per le evidenti difficoltà di scrittura dei capitolati, sia per il prevedibile contenzioso che ne deriverà. Le difficoltà di Consip ed il ritardo nell'aggiudicazione di una serie di convenzioni, dovuti al contenzioso, sono un precedente da tenere ben in evidenza.

Ultima, ma non meno importante considerazione, è quella che riguarda recenti pronunce giurisprudenziali, che hanno interpretato in maniera assolutamente rigida l'applicazione delle convenzioni Consip nelle amministrazioni. In base a questo indirizzo giurisprudenziale le convenzioni Consip non possono essere integrate, nemmeno qualora l'amministrazione interessata necessiti di prestazioni integrative anche minime che, affidate ad un altro fornitore, comporterebbero diseconomie e difficoltà operative. Le circostanze che si prospettano sembrano quindi caratterizzate da una estrema rigidità, sia sul fronte dell'aggiudicazione dei contratti centralizzati sia sul fronte della tutela giurisdizionale amministrativa, in netto contrasto con lo spirito delle direttive europee in materia di appalti. Le modalità per introdurre la flessibilità necessaria sono quindi una sfida importante per i soggetti aggregatori, speriamo che ne siano consci.


© RIPRODUZIONE RISERVATA