Imprese e mercato

Diagnostica per immagini: rottamare il vecchio, reinvestire nell’innovazione

di Marco Campione (presidente Elettromedicali di Assobiomedica)

In Italia ci sono troppe apparecchiature, troppo poco utilizzate e troppo vecchie. Urge un rinnovamento con una seria programmazione dei fabbisogni e un’ottimizzazione dei processi e dei carichi di lavoro. Serve disincentivare l’uso clinico di apparecchiature obsolete e reivestire in innovazione di qualità. I risultati del Rapporto del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini” sono solo la conferma di un annoso problema legato a questioni organizzativo-gestionali che stabiliscono in modo inappropriato i turni delle équipe mediche e di conseguenza l’intensità di utilizzo delle apparecchiature diagnostiche, determinando tempi di attesa più o meno lunghi. Se per esempio una determinata l’apparecchiatura viene sottoutilizzata e le liste di attesa si allungano. Al contrario, un'azienda che utilizza la stessa risonanza magnetica 7 giorni su 7 ridurrà i tempi di attesa e potrà ritornare dell'investimento iniziale in tempi molto più rapidi.

I pazienti italiani penalizzati rispetto a quelli europei
L’altra faccia degli sprechi registrata da Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva, che vede reparti nuovi ma mai aperti o sottoutilizzati, è il sintomo di una mancata riorganizzazione della rete ospedaliera a livello nazionale che genera, nonostante gli investimenti, iniquità di accesso alle cure e all'innovazione tecnologica sul territorio. Molto spesso adottare nuove apparecchiature e utilizzarle in modo appropriato può rappresentare un mezzo primario per la razionalizzazione delle risorse, in alternativa a tagli lineari alla spesa in sanità e a una pessima organizzazione che genera solo sprechi. Far lavorare i macchinari con carichi di lavoro adeguati, significa ridurre i tempi di attesa per analisi e risultati, ma soprattutto aumentare la capacità di diagnosi con notevoli benefici in termini di tempi e costi di ospedalizzazione e di qualità di cura dei pazienti. L’accesso non uniforme alle vere innovazioni tecnologiche penalizza dunque fortemente i pazienti italiani rispetto a quelli degli altri paesi dell'Europa Occidentale così come quelli di alcune regioni rispetto ad altre. Serve un cambio di marcia per riportare il paziente al centro delle politiche sanitarie regionali e nazionali e, secondo il dettato costituzionale, garantire a tutti i cittadini italiani l'accesso a un Servizio Sanitario Nazionale universale e uniforme.

L’impatto della spending review
Purtroppo invece le spending review degli ultimi anni e le politiche di acquisto orientate ai tagli lineari hanno contribuito a una scarsa programmazione sanitaria sul territorio e al mancato ricambio tecnologico in tutto il settore dei dispositivi medici, razionando in particolare gli investimenti in apparecchiature di diagnostica per immagini e di elettromedicina. Nello specifico, l'indagine del Centro studi di Assobiomedica sullo stato del parco apparecchiature diagnostiche in Italia, oltre a confermare il persistere di una grave situazione di invecchiamento dei macchinari installati negli ospedali del nostro Paese, registra un trend di peggioramento rispetto al recente passato riconducibile al mancato rinnovamento indotto dalle spending review. Le politiche di acquisto messe in atto negli ultimi anni, con gare al massimo ribasso, non sono certo la scelta appropriata per un sistema come quello sanitario che ha bisogno di prodotti innovativi e di qualità per curare i pazienti e salvare vite umane, così come avviene in tutti i paesi di riferminento dell'Europa Occidentale. Al contrario di quanto si possa pensare, un processo di sostituzione sistematico e progressivo nel tempo delle tecnologie obsolete porterebbe invece a un'ottimizzazione dei costi in grado di ritornare dall'investimento iniziale già nel breve periodo, grazie anche alla migliore gestione di utilizzo dei carichi, ad una riduzione dei costi di esercizio, nonché all'efficientamento delle prestazioni eseguite in condizioni di urgenza che tecnologie più evolute rendono possibili. La riduzione degli investimenti rappresenta dunque una barriera fortissima nel medio termine alla diffusione della tecnologia di qualità, lasciando inevitabilmente spazio alla diffusione di prodotti di bassa fascia, qualitativamente inferiori con un parco installato a costi di gestione crescenti. In Italia, rispetto ai principali paesi europei, esistono troppe apparecchiature per abitante, troppo vecchie e troppo poco utilizzate. E' urgente investire in innovazione di qualità, anche per mezzo della dismissione di tecnologie obsolete, anche con incisive politiche di incentivazione.


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