Imprese e mercato

Nuova convenzione farmaceutica, ecco le proposte di Federfarma alle Regioni. Racca: «Priorità farmaci innovativi»

di Rosanna Magnano

Rivedere il sistema dell’erogazione da parte del Ssn dei farmaci di nuova registrazione, ora in larga misura dispensati direttamente dalle Asl o affidati alle farmacie in «Distribuzione per conto», coinvolgendo maggiormente le farmacie; spazio ai nuovi servizi (assistenza domiciliare, farmacovigilanza, prestazioni analitiche di autocontrollo, prenotazioni e consegna dei referti) individuando una griglia di quelli più utili per le Regioni e disciplinando la partecipazione e la remunerazione delle farmacie; favorire la prevenzione e individuare le possibili sinergie con le forme di aggregazione dei medici di medicina generale per garantire la continuità assistenziale, attenuare l’impatto della cronicità e sviluppare la medicina di iniziativa. È questa la rosa di proposte che Federfarma ha consegnato ad Antonio Saitta, presidente della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e a Massimo Garavaglia, presidente del Comitato di settore Sanità in vista della ripresa delle trattative sulla nuova Convenzione farmaceutica nazionale, ferma al Dpr 371/98.

Sull’onda della convenzione della Medicina generale, ormai alle battute finali, si scaldano infatti i motori anche per le farmacie. «La Convenzione farmaceutica nazionale è ormai scaduta da anni - spiega la presidente di Federfarma Annarosa Racca - e i confronti veri e propri devono ancora avviarsi. Ma parlando con gli assessori Saitta e Garavaglia è emersa la chiara volontà di stringere i tempi, quasi in parallelo con la convenzione dei Mmg».

Il settore è infatti cristallizzato nella cornice ormai superata del Dpr 371/98, un provvedimento nato in un quadro normativo completamente diverso da quello attuale: quando la tutela della salute non era ancora materia concorrente tra Stato e Regioni, quando le farmacie erano di meno e non esisteva la distribuzione diretta dei farmaci, quando le medicine con e senza ricetta si vendevano solo in farmacia e quando ancora non si era ridisegnato il nuovo ruolo della farmacia dei servizi sul territorio. Insomma un’altra era.

«Noi abbiamo portato i motivi per cui questa convenzione va rinnovata, ovviamente nel rispetto delle risorse disponibili - continua Racca - e ora deve seguire il percorso con la Conferenza delle Regioni. Vanno concordate le tematiche da affrontare, la prima è quella dei farmaci. E vorremmo raccordarci con i medici, in un momento in cui la priorità è quella di potenziare l’assistenza sul territorio e la deospedalizzazione».

Atto di indirizzo: rispettare le norme Ue sui ritardi di pagamento
Sul tavolo per ora c’è l’Atto di indirizzo emanato dal Comitato di settore il 19 febbraio 2015, un atto che ribadisce come la farmacia debba rappresentare la prima interfaccia del cittadino con il Ssn erogando, oltre al farmaco, ulteriori servizi per conto del Ssn. Sui tempi di pagamento, Federfarma invita le Regioni a tener conto della normativa Ue in materia di lotta ai ritardi e non ritiene sostenibile «la posticipazione del termine di pagamento delle ricette, né l'abolizione dell'acconto annuale, né il superamento della possibilità di consegnare le ricette nell'anno solare». Su sanità digitale e modalità di verifica delle ricette, i farmacisti chiedono di «garantire una rapida attivazione del dossier farmaceutico, al fine di mettere le farmacie in grado di contribuire al monitoraggio delle terapie croniche e alla verifica della compliance». E sull’indennità di residenza, legata alla ridefinizione del concetto di ruralità, le farmacie chiedono di arrivare a criteri uniformi tra le Regioni.

Priorità farmaci: perché riportare gli innovativi in farmacia
Sui farmaci, da quando è stata firmata l’ultima convenzione sono cambiate tante cose: «Innanzitutto c’è stata la legge 405/2001 - spiega la presidente di Federfarma - che ha portato anche la distribuzione diretta. Secondo noi va fatta una riflessione, perché questa modalità porta comunque a spese, costringe i pazienti a ritirare i farmaci lontano da casa, mentre la farmacia ha una territorialità importante, può fare aderenza terapeutica, fa già farmacovigilanza e ha tutte le piattaforme informatiche per fornire tutti i report al Mef».

D’altro canto con la distribuzione diretta, spiega Federfarma, anche le farmacie «subiscono una perdita professionale, di ruolo ed economica che ne sta mettendo a rischio l'efficienza e la capacità di rispondere alle esigenze della popolazione, in particolare in ambito rurale. Il crescente ricorso alla distribuzione diretta da parte delle Asl in aggiunta ai tagli che in questi anni hanno colpito la spesa farmaceutica convenzionata e i margini delle farmacie sta, infatti, creando gravi difficoltà economiche a molte farmacie, come emerge dai dati dei distributori intermedi e dei commercialisti di settore, in base ai quali sono varie migliaia le farmacie in crisi». E la situazione rischia di aggravarsi con le nuove aperture di farmacie a seguito di quanto previsto dal decreto Cresci-Italia (concorso straordinario, apertura in deroga al criterio demografico).

Le farmacie, da parte loro, sono pronte a mettere a disposizione della parte pubblica, per le attività di controllo e monitoraggio, le proprie piattaforme informatiche (WebDPC; dossier farmaceutico) e ad adeguare il proprio aggiornamento professionale «in modo da garantire una corretta dispensazione in farmacia anche dei medicinali innovativi che oggi arrivano al paziente tramite altri canali».

Servizi integrativi da uniformare sul territorio nazionale
Poi ci sono i servizi integrativi, per la consegna di prodotti dell'assistenza integrativa e protesica. A questo proposito Federfarma ricorda la sentenza del Consiglio di Stato n. 5174 del 28 ottobre 2013: «Il Consiglio di Stato - spiega l’associazione - ha sottolineato la piena legittimità dell'affidamento alle farmacie del servizio di erogazione di presidi per diabetici anche senza ricorrere a una gara pubblica, in quanto le farmacie, ben distribuite sul territorio, sono parte costitutiva del Ssn. Inoltre, il Consiglio di Stato ha sottolineato come tale assegnazione rappresenti concretamente l'ottimale espletamento del servizio sotto il profilo sia socio-sanitario che economico. Dal punto di vista economico, in particolare, l'erogazione tramite le farmacie consente di calibrare la consegna di prodotti in base alle specifiche esigenze del paziente, evitando gli sprechi». Un possibile risparmio dimostrato dalla differenza media del 16% tra quantitativi autorizzati dalle Asl e i prodotti effettivamente consegnati dalle farmacie. «L’assistenza integrativa - spiega Racca - va soprattutto uniformata, perché ci sono differenze pazzesche tra le Regioni».

Tutti i risparmi della Farmacia dei servizi
Tutto da definire, nell’ambito della nuova convenzione, anche il capitolo della farmacia dei servizi, nata nel 2009: «Prevede tante cose», continua Racca. «C’è il Cup in tutta Italia, anche se a macchia di leopardo, con la possibilità di prenotare analisi e visite. E ci sono grossi risparmi sul fronte della spesa sanitaria e dei costi sociali: qui in Lombardia spendono la metà della metà della metà rispetto alla creazione di call center dedicati, la farmacia è già lì e poi il cittadino perde meno tempo e non deve prendere quattro ore di permesso. Basta vedere anche lo straordinario cambiamento portato dalla ricetta elettronica valida su tutto il territorio nazionale. C’è poi la possibilità di fare autoanalisi e autocontrollo. E poi parliamo di campagne di prevenzione, ne facciamo tante, anche su grandi malattie, come i tumori del colon retto, o sull’uso corretto dei farmaci, o sul capitolo fondamentale delle campagne vaccinali. Le sperimentazioni ci sono, vanno fatte delle valutazioni e poi serve una griglia nazionale e un tariffario unico, per rendere uniformi i servizi su tutto il territorio nazionale».

L’integrazione con i medici di medicina generale
Ma serve anche una maggiore integrazione con i medici di famiglia. «Le farmacie possono svolgere un ruolo importante - sottolinea Federfarma - grazie alla loro presenza capillare sul territorio sia in ambito urbano che ancor più rurale, alla presenza di personale laureato e qualificato, agli elevatissimi livelli di informatizzazione, al sistema dei turni che già oggi garantisce l'accesso al servizio 24 ore su 24, 365 giorni l'anno». E anche nei centri urbani più popolati, dove verranno istituite le Uccp, «le farmacie potranno svolgere una funzione di filtro di primo livello e svolgere, oltre alla dispensazione professionale dei farmaci, le prestazioni individuate dalla normativa sui nuovi servizi che possono contribuire ad alleggerire l'attività delle Uccp stesse e ridurre il ricorso alle strutture ospedaliere».


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