Imprese e mercato

Farmacie, lo spreco delle nuove mancate aperture

di Loredano Giorni (responsabile Assistenza farmaceutica, integrativa e protesica della Regione Piemonte)

Con il decreto legge 1/2012 (Cresci Italia) sono state introdotte disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività. Il decreto voluto dall'allora presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti si proponeva di rilanciare la politica di liberalizzazione delle attività economiche in un momento in cui la crisi sembrava alimentare spinte alla conservazione.

In particolare, l'articolo 11 prevedeva il potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica attraverso l'apertura di nuove farmacie (circa 3.000), consentendo altresì l'accesso alla professione di farmacista a circa 5.000 nuovi titolari.

L'apertura di nuove farmacie era un'occasione per il rilancio dell'economia (l'apertura di una farmacia mediamente comporta investimenti non inferiori a 3-400.000 euro), per rendere più capillare l'erogazione delle prestazioni farmaceutiche, nonché per offrire uno sbocco occupazionale in un settore che negli ultimi anni ha fatto registrare incrementi nei tassi di disoccupazione.

Dopo oltre quattro anni dall'adozione del provvedimento, però le farmacie aperte in Italia per effetto dello stesso sono poco più di cento. La complessità delle norme e i continui ricorsi presentati, spesso pretestuosi (visto che moltissimi ricorsi sono stati rigettati dai giudici amministrativi) hanno ritardato le procedure di assegnazione e la conseguente apertura delle nuove farmacie.

Dal momento che la norma prevede che le graduatorie regionali per l'assegnazione delle farmacie restino valide per due anni dalla loro adozione, le regioni, al fine di tutelare le legittime aspettative degli oltre 40.000 partecipanti al concorso, non gettare al vento le risorse economiche e umane impegnate per la attuazione delle procedure concorsuali, nonché per dare una risposta all'utente e stimolare la ripresa economica, si sono attivate per richiedere al Governo una proroga della validità della graduatoria stessa.

Purtroppo, ad oggi, a nulla sono valse le formali reiterate istanze in tal senso, pur non essendo mancata l'occasione per il legislatore di introdurre in un provvedimento di legge la modifica auspicata.

Neanche è sostenibile che nel periodo non vi fossero stati provvedimenti utili a recepire la richiesta delle regioni: infatti, per esempio, nel decreto milleproroghe dell'anno 2015, ripetuto anche per l'anno 2016, è stato recepito un emendamento che sospende, a modifica del decreto Cresci Italia, temporaneamente il requisito dell'idoneità per la titolarità di una farmacia .

Se non cambieranno le cose oltre 100 professionisti, quanti sono stati i componenti delle commissioni per il concorso per sedi farmaceutiche, avranno lavorato per mesi invano. Allo stesso modo oneri per oltre 200 mila euro, investiti dal Ministero della Salute per la realizzazione della piattaforma per la gestione informatizzata del concorso, saranno serviti per aprire solo 100 farmacie. Ma, soprattutto, saranno state brutalmente spazzate via le giuste aspirazioni degli oltre 40 mila giovani concorrenti e l'economia del paese dovrà fare a meno di oltre 1 miliardo di euro di investimenti che l'apertura delle 3.000 farmacie avrebbe potuto garantire.

In conclusione, un provvedimento che si prefiggeva già nel titolo la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività si è trasformato, di fatto, in uno strumento che ha negato l'ingresso nel sistema a soggetti diversi da quelli che, da sempre, detengono la concessione per la distribuzione finale del farmaco.


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