Imprese e mercato

Biomedicali: tempi di pagamenti al minimo storico di 155 giorni

di Ernesto Diffidenti

I tempi di pagamento delle Asl per le forniture di biomedicali toccano il minimo storico di 155 giorni. E’ il dato fotografato da Assobiomedica e riferito a giugno 2016, in calo rispetto ai 168 giorni necessari un anno fa per saldare le fatture. Si tratta di una buona notizia per l’industria che, tuttavia, è costretta ad attendere ben oltre i due mesi fissati dall’Unione europea e a fare i conti con uno «scoperto» che rimane elevato: 2,755 miliardi comunque in calo rispetto ai 2,8 registrati ancora alla fine del 2015 (erano addirittura di 4,907 nel 2012).
Nonostante il permanere di limiti e criticità, i fondi stanziati negli ultimi anni hanno avuto un impatto sensibile sui tempi di pagamento, soprattutto nel settore dei dispositivi medici. Ed è stato proprio con i decreti “sblocca debiti” con cui lo Stato è intervenuto – mettendo a disposizione oltre 56 miliardi di euro dei quali 14,5 destinati al saldo dei debiti in ambito sanitario – nonché con l’obbligo di fatturazione elettronica e il nuovo regime di versamento dell’Iva (split payment) che regioni e singoli enti sono riusciti quasi a dimezzare i ritardi. Considerando il biennio 2012-2014, a livello nazionale i tempi medi di pagamento e lo scoperto complessivo sono diminuiti rispettivamente di 110 giorni e 2,9 miliardi di euro circa. Senza considerare che nel periodo 2001-2007 occorrevano più di dieci mesi (con punte superiori all’anno) per il saldo definitivo degli acquisti.

Le aziende più virtuose
Tra le aziende più virtuose vince la medaglia d’oro l’Istituto Oncologico Veneto di Padova con 46 giorni, mentre la madaglia d’argento va all’Asl di Ferrara con 55 giorni: entrambe onorano gli impegni prima dei limiti fissati da Bruxelles. Medaglia di bronzo all’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Trieste che riesce a rispettare il tetto dei 60 giorni; ottimi i piazzamenti dell’AAS n.5 Friuli Occidentale di Pordenone con 61 giorni e dell’AAS n.3 Alto Friuli Collinare con 63 giorni.

La top five dei cattivi pagatori
La classifica di Assobiomedica dei cattivi pagatori, al contrario, vede in testa l’Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro che ha accumulato oltre mille giorni di ritardo (1.117 per l’esattezza) comunque in discesa rispetto ai 1.522 giorni dello scorso anno. A seguire l’Azienda sanitaria regionale di Campobasso che accumula nuovi ritardi con 619 giorni di ritardo (erano 526 lo scorso anno), l’Asl Napoli 1 Centro con 554 giorni, l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza con 521 e l’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro scesa a 484 giorni (erano 519 nel 2015).

La spesa regionale
Tra le big della spesa regionale la Lombardia onora gli impegni in 89 giorni (cinque in più rispetto allo scorso anno), il Veneto in 100 (erano 104), il Lazio in 174 (177 ) e la Campania in 263 (284). Per quanto riguarda i debiti la quota più alta è detenuta dalla Campania che con 352.204 milioni arriva al 12,8% del totale (387 milioni, 13,5% del totale nel 2015). Somme importanti anche per la Calabria che continua a tagliare il debito sceso a 192,5 milioni (237 milioni nel 2015) e il Piemonte con uno scoperto ridotto di poco meno di 30 milioni a quota 243 milioni (l’8,8% del totale). Debiti superiori ai 200 milioni anche per Lazio (281, il 10,2% del totale), Lombardia (221, 8%), Toscana (236, 8,6%), Sicilia (222, 8,1%).

Il caso della Lombardia
Insomma, una mappa a macchia di leopardo che evidenzia una generalizzata diminuzione del debito a carico delle Asl per gli strumenti biomedicali con le aziende del Sud che tentano di accelerare i tempi e recuperare i ritardi. Per Assobiomedica il problema, analizzato su base regionale, mostra due facce: quella delle regioni i cui servizi sanitari – pur in miglioramento – continuano ad avere un importante disavanzo (Calabria, Molise, Campania, Piemonte, Sicilia) e quella delle regioni da cui sarebbe legittimo aspettarsi performance migliori (Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Puglia).
Come termine di paragone per queste ultime, è possibile richiamare il caso della Lombardia
che nel giro di tre anni, dal 2008 al 2010, è riuscita ad abbattere i tempi di pagamento - arrivati anche quota 373 giorni negli anni precedenti – stabilizzandolo intorno ai 90 giorni senza far ricorso a prestiti statali. In questo caso l’istituzione di una tesoreria centralizzata è stato molto probabilmente l’elemento chiave.


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