Imprese e mercato

Farmaci biotech, fatturato in crescita dell’8% e investimenti a +11%. Il Report 2016 di Farmindustria

di Rosanna Magnano

Una giovane donna affetta da sclerosi multipla che può andare a ballare e «mettere i tacchi», un anziano colpito da artrite che migliora e torna alle sue passioni e ai suoi nipotini, una donna affetta da sindrome di Pompe, cui avevano sconsigliato di avere dei figli, che ora lavora con successo, ha due bambini e una buona qualità di vita. Sono tre esempi delle nuove possibilità di cura offerte dai farmaci biotecnologici. Un’eccellenza nell’eccellenza della farmaceutica made in Italy che fa passi da gigante malgrado la zavorra della burocrazia e le incertezze normative. Prodotti ad alto tasso di innovazione che hanno permesso a oltre 350 milioni di pazienti di condurre una vita migliore e hanno ridotto del 20% dagli anni ’80 a oggi il tasso di mortalità per patologie oncologiche. Reumatologia, oncologia, malattie rare, infettivologia sono gli ambiti maggiormente coinvolti dalla rivoluzione biotech. Il punto oggi a Roma nel corso del convegno su «Il farmaco biotech nel rinascimento della ricerca», con la presentazione del «Rapporto sulle biotecnologie nel settore farmaceutico in Italia 2016», realizzato da Farmindustria in collaborazione con Ernst & Young.

Performance in crescita: +8% sul fatturato e +11% sugli investimenti
Le biotech sono in crescita su tutti i fronti, con un fatturato che in Italia vale 7,9 miliardi (in salita dell’8%), export compreso. Con 211 aziende che danno lavoro a 3.816 addetti e che nell’ultimo anno hanno investito 623 milioni di euro in ricerca (+11% circa).

Prosegue quindi un trend in salita, che in 5 anni ha visto aumentare il peso degli investimenti in ricerca e produzione delle imprese del farmaco biotech sul totale dell'industria farmaceutica di 10 punti percentuali (dal 61% al 71%) con un aumento del 29%, in netta controtendenza rispetto ad altri settori dell’economia, che nello stesso periodo hanno ridotto gli investimenti in innovazione del 15 per cento.

L’industria farmaceutica in generale nel nostro Paese dimostra una grande vitalità. Gli investimenti in R&S sono aumentati del 15% dal 2013, toccando quota 1,4 miliardi. Le domande di brevetto sono cresciute del 54% nel 2015 e sono 324 i prodotti biotech in sviluppo, il 60% in fase avanzata e quindi vicini all’ingresso sul mercato.

Gli addetti hanno raggiunto quota 6.100. La produzione è aumentata negli ultimi cinque anni molto più che in altri settori, posizionando l'Italia al secondo posto in Europa, dopo la Germania. Tutto questo grazie anche alla crescita dell'export della farmaceutica, pari al 57% rispetto al 23% della media dell'industria.

«L'Italia è in prima linea nella ricerca farmaceutica - spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - con il 24% degli studi clinici sulle malattie rare e il 30% con farmaci biotech. E il 2016 si conferma annus mirabilis nel campo dei progressi farmacologici, alla luce dell'introduzione in terapia di medicinali innovativi per il trattamento di malattie ad elevato unmet medical need».

Sono 12 le aree terapeutiche in cui è attualmente presente almeno un progetto e che offrono aspettative di una positiva evoluzione delle prospettive di cura per i pazienti. In prima fila l’ ambito oculistico (con il 67% circa dei progetti nella fase più avanzata), le malattie respiratorie (57%) , il cardiovascolare e l’ematologia (50%). A questi vanno aggiunti ben 126 linee di ricerca sull’oncologia: quasi il 40% degli sforzi di ricercatori e imprese mirano
ad ottenere la remissione di diversi tipi di tumore o ad allungare il più possibile la vita dei pazienti. Un’attività di ricerca che dà i suoi frutti. Basti pensare che su 6 terapie avanzate autorizzate in Europa tre sono state condotte dalla ricerca italiana.

«Oggi assistiamo – continua Scaccabarozzi - a un'entusiasmante ondata di scoperte che fa convergere saperi diversissimi, dalla chimica alla tecnologia dei materiali, dalla biologia all'Information Technology e le preziose informazioni contenute nei Big Data.
Si intravedono nuovi orizzonti per curare patologie grazie alle scoperte sul genoma e alle strategie messe in campo per combattere il fenomeno dell'antibiotico-resistenza».

Anche i vaccini sono un importante campo di applicazione del biotech. La ricerca biotecnologica ha dato impulso allo sviluppo di questi strumenti di prevenzione delle malattie infettive: 71 dei prodotti biotech ad oggi in commercio sono vaccini che, insieme alle proteine ricombinanti, rappresentano circa il 57% di tutti i prodotti biotech disponibili.

Ma le ombre non mancano e la ricerca made in Italy chiede a gran voce di alleggerire i fardelli della burocrazia, per attrarre sempre maggiori investimenti e aiutare le giovani startup, stabilizzando gli incentivi fiscali e mirandoli adeguatamente sul settore. E sul fronte della sostenibilità della spesa farmaceutica nazionale rispetto ai costi in crescita legati all’innovazione, Scaccabarozzi ribadisce che non si esce dall’impasse senza abbandonare la prevalente visione «a silos»: «È necessaria però una nuova governance - spiega - che valorizzi l'innovazione farmaceutica misurando le terapie in funzione dei risultati in termini di risparmi e spesa evitata. Quindi quantificando il costo complessivo della cura, non solo quello delle singole prestazioni».

Con un «ecosistema» più favorevole, insomma, il nostro Paese potrebbe realizzare l’ambizioso obiettivo di diventare l'hub europeo della produzione biotech. «Abbiamo tutte le leve necessarie - spiega Eugenio Aringhieri, presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria - per raggiungere l'obiettivo: competenze, eccellenze universitarie,
industriali, di ricerca. Ma ci sono ancora tre ambiti su cui l’Italia deve lavorare : una nuova governance e un piano strategico per le biotecnologie condiviso con le imprese, un percorso più agevole per il trasferimento tecnologico e una maggior capacità di attrarre gli investimenti».

Le imprese del biotech made in Italy : Lombardia, Lazio e Toscana sul podio
La presenza delle imprese biotech sul territorio italiano è capillare con 276 tra impianti di produzione, centri di ricerca, sedi legali e amministrative distribuiti in 18 differenti Regioni: «una presenza diffusa - sottolinea il Report di Farmindustria - che dimostra come le biotecnologie del settore farmaceutico siano già oggi una concreta realtà per l'economia del nostro Paese».

Anche quest'anno la Lombardia si conferma il principale polo italiano del settore del Farmaco biotech con 10 centri di ricerca, 17 impianti di produzione e 68 tra sedi legali
e amministrative. Lazio e Toscana rappresentano, subito dopo la Lombardia, le principali sedi rispettivamente della produzione (12 impianti) e della ricerca (8 centri).

Molto elevata è la qualificazione degli addetti, ad alto tasso di presenza femminile. Nelle imprese del farmaco biotech il 92% degli addetti in R&S ha un titolo di studio che a partire dalla laurea arriva fino al dottorato di ricerca/PhD o all'Mba.


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