Imprese e mercato

Farmindustria rafforza il progetto di alternanza Scuola-lavoro

di Rosanna Magnano

L’industria farmaceutica diventa sempre più un «luogo di formazione», anche per i più giovani. Farmindustria estende infatti a tutte le regioni interessate dalla presenza di poli produttivi il «Progetto pilota alternanza scuola-lavoro in filiera», articolato su tre anni, che ha coinvolto già da quest’anno scolastico, i cluster di Bologna/Parma e Latina/Pomezia.

Con l’obiettivo di far conoscere l’iniziativa ed estenderla agli istituti interessati, questa mattina Farmindustria e Ufficio scolastico regionale Usr Lazio hanno illustrato tutte le oppportunità del progetto, che al momento coinvolge una quindicina di industrie farmaceutiche e dell’indotto (in particolare quelle che producono macchine e tecnologie per la produzione e il confezionamento dei medicinali).

«Il progetto è potenzialmente aperto a tutte le scuole del Lazio ed è stato esteso a tutte le regioni con una forte presenza di industrie farmaceutiche, quindi Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna. Tutte le scuole che vorranno aderire al protocollo sono le benvenute - spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - con l'obiettivo di orientare al lavoro e avvicinare i giovani all'impresa farmaceutica, settore dove le nuove tecnologie si accompagneranno di più ad aumenti di produttività e creazione di nuove figure professionali piuttosto che a sostituzione di quelle vecchie (il rapporto è quasi 25 a 1), con la necessità di avere tecnici sempre più qualificati».

Oltre 100 le professioni del futuro
Operatori di camera sterile, digital manager, esperti in big data e genomica. Sono oltre un centinaio le figure professionali che l’industria farmaceutica cercherà nell’immediato futuro. «Pensiamo alla digitalizzazione, la cosiddetta Industria 4.0 - continua Sacccabarozzi - e ai cambiamenti sul mondo del lavoro. Siamo tutti abituati a sentire che le nuove tecnologie metteranno a rischio l'occupazione. Non sono d'accordo (almeno non in assoluto): se sapremo adattarci ed essere competitivi le nuove tecnologie faranno crescere l'occupazione».

E l’orientamento precoce dei lavoratori del futuro è la chiave di volta. «Noi vediamo nell'alternanza scuola-lavoro - sottolinea Antonio Messina, vicepresidente di Farmindustria - un elemento di qualificazione della didattica e del percorso formativo dei ragazzi: l'azienda va quindi intesa come un luogo di formazione. Fare alternanza significa interagire insieme alle scuole sulle competenze dei ragazzi per formare il capitale umano del futuro e favorire l'orientamento dei giovani».

Il Lazio ha fatto da apriprista, come prima regione per export farmaceutico e seconda per produzione, con oltre 60 aziende sul territorio. Tra le imprese che fanno parte del progetto pilota ci sono Abbvie, BSP Pharmaceuticals, IBI Lorenzini, Janssen, Gruppo Menarini e una quindicina di scuole, tra istituti tecnici e licei.

«Potenzialmente sono interessate tutte le 550 scuole regionali, di cui 330 statali e 120 paritarie - specifica Gildo De Angelis, direttore generale dell Usr Lazio - in un progetto finalizzato a orientare i ragazzi e a renderli più consapevoli delle possibilità che offre il mondo del lavoro».

Le industrie hanno da subito risposto all’appello. «L’auspicio è di trovare tra questi ragazzi - spiega Francesca Rubino, di Ibi Giovanni Lorenzini - le figure professionali che abbiamo difficoltà a reperire, come gli operatori di camera sterile già formati, piuttosto che i tecnici di laboratorio. Senza togliere spazio a figure anche più qualificate, che richiedono la laurea in biotecnologia o in chimica, che continueranno a servire. Finora scuola e università non sempre formano figure pronte per il lavoro. Ci aspettiamo che con questa iniziativa ci sia una maggiore continguità e si arrivi a una svolta ».

«Ma questi progetti - spiega Massimo Galeazzi, di Menarini - non sono solo finalizzati a cercare le figure professionali che ci servono. L’obiettivo è di integrare l’attività didattica dei ragazzi con dei momenti concreti di esperienza nell’azienda. Perché ai ragazzi manca la consapevolezza del percorso che li porterà dal loro corso di studi al lavoro vero e proprio. E’ vero che tendenzialmente si cerca personale laureato. Ma il Paese attraverso questa forma di responsabilità sociale dell’impresa aiuta i ragazzi a orientarsi».

«L’obiettivo di tutti noi che abbiamo iniziato la collaborazione con Farmindustria - spiega Manuela Vacca Maggiolini, di AbbVie - è di aiutare i ragazzi in un contesto che è molto difficile. Una responsabilità sociale che coinvolge impresa, scuola e poi università. L’obiettivo è passare più informazioni possibile ai ragazzi».

«Noi approcciamo il progetto scuola-lavoro - Giorgio Ciacciarelli, di Bsp Pharmaceuticals - come una modalità didattica. Le esperienze che offriamo sono una continuazione della didattica. Diamo un’apertura su un mondo complesso e altamente competitivo, in una fase come quella che i ragazzi attraversano tra i 16 e i 19 anni che può essere molto confusa».

«Si tratta insomma di dare ai giovani studenti - conclude Antimo Ricciardi, Jannssen Cilag - anche un po’ di cultura di impresa. Perché noi operiamo in un mondo complesso che ha regole culturali che sono anche un po’ diverse dal mondo che i ragazzi vivono. Questo progetto consnete ai ragazzi di iniziare a parlare lo stesso linguaggio delle imprese».

I sindacati chiedono un protocollo nazionale
E i sindacati nazionali di settore (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil) vedono l’iniziativa con favore e «auspicano la definizione a breve di un protocollo di intesa nazionale, dopo le due esperienze pilota in Lazio ed Emilia Romagna, con un maggiore coinvolgimento dei docenti in una formazione più mirata e facendo attenzione a non sprecare l’occasione così importante di accrescere il percorso formativo e di superare così il mismatching tra domanda e offerta di lavoro che crea in Italia grosse difficoltà».


© RIPRODUZIONE RISERVATA