Imprese e mercato
Iqvia: «La farmacia del futuro sarà sempre più aggregata, vince chi offre servizi innovativi al paziente»
di Rosanna Magnano
24 Esclusivo per Sanità24
La farmacia del futuro sarà sempre più aggregata, con il 25% sotto marchi ombrello o catene virtuali entro il 2019 e vincerà la sfida del mercato chi saprà innovarsi e offrire servizi a valore aggiunto al paziente, radicandosi sempre più sul territorio e diversificando l'offerta. È questa l'analisi di Iqvia, il provider globale di informazioni, consulenza e tecnologia nel settore farmaceutico, a un anno circa dall’approvazione della legge sulla concorrenza, che ha aperto la titolarità delle farmacie alle società di capitali.
«Il mercato dei prodotti venduti in farmacia - spiega Sergio Liberatore, Ad Iqvia Italia - è cambiato molto negli ultimi dieci anni. Oggi la dispensazione del 90% dei farmaci più innovativi - e pertanto più costosi - avviene attraverso l’ospedale o l’Asl con l’obiettivo di ridurre i costi attraverso l’acquisto diretto di medicinali dall’industria farmaceutica. Ma questo ha influito sulla redditività della farmacia. Inoltre hanno un peso sempre più significativo i prodotti equivalenti o generici, che vengono venduti a un prezzo più basso del prodotto originale. Ma il fatturato del settore ha tenuto, compensando la stretta sulla spesa pubblica convenzionata - sono andati in fumo ricavi per due miliardi di euro dal 2007 - con la vendita di altri prodotti, dagli integratori ai farmaci da banco, dalle creme ai cosmetici». Prodotti che hanno margini anche più elevati, e questo malgrado la concorrenza delle parafarmacie e della grande distribuzione organizzata. E secondo le rilevazioni Iqvia, il fatturato del mercato della farmacia si è comunque mantenuto sostanzialmente stabile a 25 miliardi annui negli ultimi dieci anni, perché i farmacisti hanno saputo rinnovarsi.
Concorrenza, obiettivo centrato a metà
«L’obiettivo del legislatore di modernizzare il settore e di aprire alle catene di distribuzione al dettaglio è riuscito a metà, ma il settore sta vivendo grandi trasformazioni - spiega Liberatore - e si sta preparando all’entrata dei grandi gruppi internazionali. Anche se dalle nostre stime iniziali, pensavamo che il consolidamento in catene sarebbe stato più rapido e che sarebbero entrati velocemente i grandi player come il colosso dell’imprenditore italiano Stefano Pessina, Alliance Boots Walgreens. Pessina aveva dichiarato (Il Sole 24 Ore: 8 febbraio 2018) di essere interessato a investire in mille-duemila farmacie in Italia. In quell’intervista dichiarò, tuttavia, che in Italia è la burocrazia che complica le cose».
Se le grandi catene per ora stanno alla finestra, il vento dell’aggregazione si è ormai alzato e soffia sul settore. «Pensiamo comunque – stima Iqvia - che per la fine del 2019, circa il 25% delle farmacie si saranno aggregate in qualche forma. Negli ultimi tempi, notiamo anche l’interesse da parte di imprenditori locali che stanno acquistando qualche farmacia sul territorio, e l'attenzione da parte dei fondi d’investimento». Molte farmacie si sono già affiliate alle catene virtuali, cioè i raggruppamenti di farmacie indipendenti che si associano in una rete che permette di beneficiare di maggiori sconti e di ingegnerizzare i processi.
La crescita delle private label
La maggior parte delle catene virtuali fa capo a un distributore intermedio che impone una riconoscibilità alla farmacia, per esempio negli arredi, e offre una proposta integrata di servizi. «Per esempio, c’è un incremento di prodotti a private label – sottolinea Liberatore - ad alta marginalità, e si nota la diffusione dei programmi di fidelizzazione in farmacia con le relative promozioni». E il fenomeno dell’aggregazione coinvolge anche la distribuzione intermedia, dove continuerà il processo di concentrazione e si prevede che resteranno poche realtà ma molto ben organizzate. Secondo Iqvia, la quota di mercato dei primi dieci grossisti in Italia è passata dal 57% nel 2007, al 78% nel 2017.
Apertura di nuove farmacie
Tra i cambiamenti in corso Iqvia registra nel 2017, grazie al decreto Cresci Italia (2012), l'apertura di più di 300 nuove farmacie sul territorio nazionale, e anche quest’anno si osserva l’apertura di circa una nuova farmacia al giorno. «Questo è molto positivo per il paziente - commenta Liberatore - ma rischia di avere un effetto sui ricavi della singola farmacia. Attualmente, secondo le nostre stime, il fatturato medio per punto vendita è di 1,4 milioni di euro e ogni farmacia può contare su una media di circa 3300 abitanti».
La minaccia dell’online
La filiera della farmacia, a differenza di molti altri settori del retail, è ancora basata sulla fiducia e quindi sul rapporto col farmacista. Ogni giorno in Italia entrano in farmacia circa quattro milioni di persone. Tuttavia, anche se i numeri sono ancora piccoli, si nota l’affermazione di nuovi modelli di vendita. «Per esempio, la vendita online di prodotti senza obbligo di prescrizione - sottolinea l'ad Iqvia - è aumentata del 17% in Italia nel 2017. E vediamo che, negli Stati Uniti, Amazon si sta muovendo velocemente per conquistare market share in questo mercato».
Vince chi innova
La chiave è innovarsi e offrire servizi a valore aggiunto al paziente. Ma per fare questo ci vuole massa critica e questa si può raggiungere soltanto attraverso l’aggregazione. «Questa aggregazione - conlude Liberatore - imporrà un radicale cambiamento nei sistemi di approvvigionamento delle farmacie che si dovranno adattare alle nuove realtà aggregate e in parte autosufficienti. Le industrie farmaceutiche dovranno rivedere le loro strategie e adattare, di conseguenza, le loro organizzazioni commerciali. Insomma, una rivoluzione».
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