Imprese e mercato

Intesa Sanpaolo-Assobiotec: la bioeconomia cresce del 10,6% a 364,3 miliardi

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In Italia nel 2021 la Bioeconomia ha registrato un rimbalzo della produzione pari al 10,6%, diffuso a tutti i settori, recuperando pienamente il terreno perso e raggiungendo 364,3 miliardi di euro, circa 26 miliardi di euro più del 2019. Stabile l’occupazione a 2 milioni di persone. Il sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, per la produzione di beni ed energia, ha confermato la sua rilevanza anche in Europa, generando in Francia, Germania, Spagna e Italia un output pari a circa 1.500 miliardi di euro, occupando oltre 7 milioni di persone. Sono i dati del Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, giunto alla sua ottava edizione, redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec-Federchimica.

“In un contesto reso ancora più complesso dalla guerra in Ucraina, occorre accelerare sul piano della sostenibilità ambientale - ha commentato Gregorio De Felice di Intesa Sanpaolo - . La Bioeconomia può rappresentare una risposta importante in questa direzione, in particolare per le regioni del Mezzogiorno, che possono contare su una buona specializzazione in questi settori e su un elevato potenziale innovativo. Sono numerose le start-up della Bioeconomia nelle regioni meridionali, a cui si è recentemente affiancato l'acceleratore Terra Next a Napoli. La natura metasettoriale che caratterizza la Bioeconomia richiede il coinvolgimento di attori diversi: proprio per questo, la Direzione Studi e Ricerche ha voluto formalizzare la collaborazione con il cluster SPRING per proseguire e sviluppare ulteriormente il percorso di analisi e approfondimento sul comparto”.

La Bioeconomia conferma una elevata resilienza avendo subito il contraccolpo della pandemia meno del complesso dell’economia. Dopo un primo trimestre 2022 ancora caratterizzato da una buona evoluzione, lo scoppio della guerra in Ucraina ha reso lo scenario in cui si muovono le imprese ben più complesso. "I rincari dei costi e le difficoltà di approvvigionamento degli input energetici ed agricoli - avverte il report - avranno un impatto significativo per alcuni comparti della Bioeconomia (agricoltura, pesca, carta e prodotti in carta in particolare).

Occorre accelerare, dunque, " verso l’adozione di processi produttivi più efficienti sul piano energetico, la produzione diffusa di energia elettrica da fonti rinnovabili ma anche e soprattutto sul riutilizzo delle materie prime seconde, in un’ottica circolare e locale".

“La bioeconomia circolare è oggi un paradigma imprescindibile per evitare sprechi e valorizzare gli scarti - ha aggiunto dal canto suo Elena Sgaravatti vice presidente Assobiotec-Federchimica - . Dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità, le crisi che stiamo affrontando sono le conseguenze dirette di un modello economico che è rimasto lo stesso dagli albori della rivoluzione industriale. Occorre ripensare profondamente il modo in cui si crea valore, allontanandosi dall'economia lineare, sostanzialmente estrattiva. E' necessario un profondo cambiamento trasformativo: abbiamo bisogno di un'economia circolare e rigenerativa su larga scala in piena coerenza con l’approccio “One Health” che oggi ormai tutti riconosciamo come indirizzo strategico per una crescita sostenibile. All’interno di questo meta settore, le biotecnologie hanno certamente un ruolo straordinario e sono lo strumento per lo sviluppo di un’economia prospera, sostenibile e rispettosa dell’ambiente, per produrre di più con meno. Mai come in questo momento è dunque necessario e urgente riportare all’attenzione dei decisori questo nuovo paradigma, promuovendo la definizione di piani d’azione che possano tradurre l’enorme potenziale presente da Nord a Sud dell’Italia in applicazioni innovative e sostenibili nell’industria così come nell’agricoltura”.

“In questo contesto di estrema vulnerabilità in cui la crisi del cambiamento climatico rischia di continuare ad alimentare la crisi energetica e delle materie prime - ha concluso Catia Bastioli, AD Novamont e Presidente Cluster SPRING, ha commentato - dobbiamo togliere ogni alibi e far scattare un’accelerazione senza precedenti verso una vera transizione ecologica. Si tratta di riconoscere il valore sistemico della bioeconomia circolare, il suo potenziale rigenerativo, i suoi bioprodotti come catalizzatori del cambiamento, le sue bioraffinerie in grado di sfruttare residui e by-products e di produrre bioenergia, nonché la sua capacità di diminuire l’utilizzo di risorse non rinnovabili, massimizzando l’efficienza e la sostenibilità delle risorse rinnovabili. Dobbiamo giocare adeguatamente la partita europea per valorizzare e non sprecare quanto costruito fino ad oggi dal nostro Paese, consapevoli che ogni soluzione non può che passare attraverso il lavorare insieme, costruendo ponti e non muri tra settori ed anime diverse e imparando a fare di più con meno".



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