Imprese e Mercato

Farmindustria: «Con queste regole costretti a lasciare l'Italia»

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)


Addio Italia ingrata. Altro che rilancio dell'economia e dell'occupazione e caccia agli investimenti: «Così ci costringono a disinvestire e a spostare altrove le produzioni. Con tanti saluti per l'export. E per l'occupazione. Mi domando: chi fa le leggi, ha colto gli effetti delle manovre che colpiscono la farmaceutica un giorno sì e l'altro pure?».

Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, manager italiano di una multinazionale del farmaco made in Usa, non usa giri di parole. Col decretone sanitario s'è raschiato ben più che il fondo del barile. I tagli al settore, dopo la spending review estiva, hanno toccato ormai i 15 miliardi in 8 anni. «Insopportabile», chiosa.

La terza manovra in sei mesi, altri 4 miliardi nei prossimi tre anni dopo gli 11 dei cinque precedenti. Presidente, cambiano i Governi, ma la musica non cambia per l'industria farmaceutica. Anche col Governo dei professori...
Sembra che la soluzione di tutti mali italiani possa venire dai tagli alla farmaceutica. Anziché considerarla un fattore trainante di sviluppo e di crescita. Quest'ultima manovra potevano sicuramente risparmiarsela. Farla per decreto, poi, neppure un mese dopo la spending review. Sicuramente ci sono aspetti qualitativi che apprezziamo: le sperimentazioni cliniche, il rispetto della proprietà intellettuale, forse l'innovazione, che stiamo valutando. Ma colpisce il resto.

Cioè i nuovi tagli.
Certo. La revisione del Prontuario seguirà anche criteri di economicità, col taglio dei prezzi per non uscire dalla rimborsabilità. L'estensione della prescrizione off label penalizza gravemente la ricerca: perché un'azienda deve investire per sviluppare un prodotto, poi arriva qualcuno che non ha investito e gli è consentito l'uso off label? Una norma in contrasto con la direttiva europea e pericolosa per i pazienti. Così si spingono le industrie che investono in R&S e sperimentazione clinica in Italia, a rivolgersi altrove. E guardi che la tendenza è già in atto.

Da un mese attaccate la prescrizione per principio attivo, ma sembra una battaglia contro i mulini a vento.
È una misura che non porta un centesimo di risparmio allo Stato. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo grandissimi sacrifici. Con la prescrizione per principio attivo dobbiamo farne per favorire i genericisti e sostenere il loro fatturato. Mi domando: perché?

I cittadini risparmiano...
Il cittadino sceglie se risparmiare o meno. Lo Stato gli mette a disposizione il generico, il medico gli dice che c'è e così fa il farmacista. Poi il cittadino sceglie. Si vuole far risparmiare il cittadino? Ma allora, non è una contraddizione che con la revisione del Prontuario non saranno più rimborsabili dal Ssn farmaci che a quel punto la gente dovrà pagare da sé?

I farmaci blockbuster non si scoprono più, i brevetti scadono e irrompono i generici meno costosi, tutti gli Stati tirano la cinghia, il vecchio Welfare scompare e i tagli alla farmaceutica sono all'ordine del giorno in tutto il mondo. Insomma, è finita l'età dell'oro per il settore.
Il settore si sta ridimensionando, ma oggi ci sono Paesi emergenti in cui conviene andare a fare business. Se continua così, è inevitabile che si scelgano quei Paesi. E col suo approccio l'Italia sarà esclusa dai progetti di investimento.

Mercoledì s'è insediato allo Sviluppo il tavolo sulla farmaceutica. Passera dice che siete strategici.
Vorremmo vederlo con i fatti. Perché intanto, invece, ci bastonano. Però voglio essere fiducioso: vedremo. Ma bisogna fare presto, già entro un mese, cambiando subito la norma sulla prescrizione. Chiediamo un piano di stabilità e di sostenibilità di almeno tre anni. E siamo disposti a fare la nostra parte. Ma senza perdere tempo.

La settimana prossima riparte la trattativa sul contratto dei chimici. Cosa proponete alla luce di questa crisi.
Ho apprezzato moltissimo, anche al tavolo allo Sviluppo, la posizione di tutti i sindacati che ben conoscono le difficoltà del settore e sono al fianco dell'industria. Io penso che sarà un confronto interessante tra due parti che hanno dimostrato di avere un grande dialogo e grande preoccupazione per gli investimenti in Italia.