Imprese e Mercato

Assemblea Aiop: «Restauriamo la riforma del Ssn»

di Barbara Gobbi, Sara Todaro

Non saranno la «spending review» e neanche qualche sua parente a salvare il soldato Ssn.
Per mantenere in vita il Servizio sanitario universale, solidaristico e pluralistico è necessario tornare all'imprinting british style della Riforma Amato-De Lorenzo, valorizzando il fattore cruciale del progetto varato negli anni '90: la piena concorrenzialità a parità di regole tra erogatori pubblici e privati. Uscendo dal circolo vizioso (e perverso) della reiterata sottostima del fabbisogno e dei conseguenti ripiani a piè di lista.

A individuare nel recupero dello spirito della legge delega 421/92 e nella sua piena attuazione l'ultima spiaggia per il mantenimento del servizio sanitario e dei Lea è il volume «La spesa sanitaria italiana - Quel che si vede, quel che non si vede» di Lucia Quaglino e Alberto Mingardi (Istituto Bruno Leoni) e di Gabriele Pelissero, presidente nazionale Aiop, presentato oggi in occasione della 49a assemblea annuale dell'associazione che rappresenta circa 500 ospedali privati, titolari del 25% delle prestazioni sanitarie totali e del 15% della spesa.

L'appello contenuto nel volume è stringente: si tratta di dare la prima vera chance a un modello mai veramente applicato «avviato stentatamente, tra incomprensioni e inadempienze legate alle rigidità conservative della rete di erogatori di diritto pubblico».

I 14 miliardi di tagli previsti alla spesa sanitaria per il triennio 2012-2014 («prevalentemente a carico del privato accreditato») - spiega l'analisi - aggrediscono un capitolo di spesa che risulta di fatto moderata, come emerge dal confronto in ambito Ocse sui trend dell'ultimo decennio. Tuttavia è plausibile per i prossimi venti anni (2011-2030) un aumento del fabbisogno finanziario tra il 47% e il 75% con ipotesi di incidenza sul Pil in crescita dal 7,7% al 9,2%.

In questo scenario, le derive finanziarie già in pista con la spending review rischiano solo di «deprimere un settore trainante per l'economia del Paese, fatto di capitale umano di qualità, di imprese operanti nell'hi-tech (farmaceutica, biotech) e nel medium hi-tech (diagnostica) a stretto contatto con università e centri di ricerca».

Per non ricadere nell'abbaglio indotto dal Rapporto Giarda 2012 - che aveva definito «aggredibile» il 33,1% della spesa sanitaria e aperto di fatto la strada ai tagli lineari marca Tremonti (e Monti) - dal volume presentato dall'Aiop arriva l'invito a una autentica alleanza tra pubblico e privato per l'apertura di un cantiere che ristrutturi dalle fondamenta il Ssn.
Tre gli interventi fondamentali: l'istituzione del pagamento a prestazione per tutti e non solo per i privati; il finanziamento razionale, ovvero il pagamento di tutte le prestazioni appropriate attraverso un tariffario che corrisponda realmente ai costi razionalmente rilevati; la ristrutturazione radicale della rete ospedaliera; l'istituzione di un organo di vigilanza e controllo autenticamente terzo rispetto a tutti gli erogatori.
L'alternativa è l'asfissia finanziaria che già travaglia l'intero sistema produttivo e il collasso del servizio pubblico, che «ribalterebbe sulle aziende italiane il costo insostenibile dell'assistenza sanitaria ai lavoratori».

«Se venisse meno la copertura pubblica - avvertono ancora Quaglino, Mingardi e Pelissero - finiremmo come gli Usa, dove le aziende devono sobbarcarsi anche il costo delle assicurazioni sanitarie dei propri dipendenti e delle loro famiglie». La posta in gioco, anche per i cittadini, è alta: la riduzione dell'ambito di copertura oggi offerto dal servizio sanitario pubblico, «vuoi come ridefinizione dei Lea vuoi come espulsione dal Ssn di fasce di popolazione oltre un dato livello di reddito».

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