Imprese e Mercato

Assemblea Farmindustria: ecco le proposte per il rilancio «a costo zero»

Prima di tutto un Patto di stabilità triennale per garantire stabilità normativa al settore e sul versante dell'innovazione un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini. «Farmaci e vaccini – ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, confermato ieri all'unanimità alla guida dell'associazione per il prossimo triennio (VEDI) – rivestono un'importanza così grande per la qualità della vita delle persone, da far trascurare talvolta il ruolo per la crescita economica delle imprese che li rendono disponibili grazie a investimenti, ingenti e ad alto rischio, e a processi di R&S lunghi e complessi. E questo accade anche in Italia, che – grazie alle molte eccellenze espresse sul territorio nella produzione e nella Ricerca – è seconda in Europa solo alla Germania per numero di imprese e per valore della produzione farmaceutica».

Poi stop alla frammentazione regionale in Sanità riequilibrando i poteri e le competenze fra Stato e Regioni; una "cabina di regia" tra ministeri dello Sviluppo economico, della Salute, dell'Economia, del Lavoro per rendere compatibili politiche sanitarie e crescita industriale del Paese; un ruolo attivo del ministero dello Sviluppo economico all'interno dell'Agenzia Italiana del farmaco.

E ancora niente più tetti per singolo farmaco e per classi terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali; libertà prescrittiva del medico nella scelta terapeutica rispettando l'appropriatezza, ma senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio.

Sono queste le sette proposte di Farmindustria - presentate questa mattina in occasione dell'Assemblea annuale dell'associazione delle imprese del farmaco che si sta svolgendo a Roma - per un rilancio «a costo zero» della farmaceutcia italiana, una leva importante di sviluppo per il Paese come testimoniano i numeri: 174 fabbriche, 63.500 addetti (90% laureati o diplomati), 5.950 alla R&S, 26 miliardi di produzione (67% dovuti all'export), 2,4 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,2 in produzione), +44% la crescita dell'export durante la crisi (2007-2012), contro il + 7% della media manifatturiera.

Per tornare a crescere, secondo Farmindustria, l'Italia deve incrementare la produttività superando i vincoli strutturali del Paese e creando le condizioni perché possa aumentare quella delle singole imprese. È importante quindi misurare i risultati dei vari settori, valorizzando quelli che hanno maggiori possibilità di crescita.

Ma nella ricetta dell'associazione tra gli ingredienti c'è anche la semplificazione burocratica, il rispetto della proprietà intellettuale, la valorizzazione della presenza industriale attraverso il riconoscimento del marchio, allo sviluppo di Fondi sanitari integrativi. E poi una revisione più equa dei ticket , con esenzioni per patologie e/o livello di reddito, e una più efficiente offerta di beni e servizi applicando i costi standard a tutte le voci di spesa sanitaria.

La farmaceutica è ai primi posti nello sviluppo del Paese. Per produttività ha i valori più elevati della media e tra il 2007 e il 2012 è stato il comparto con la crescita più alta tra tutti quelli dell'economia, come ha sottolineato anche la Banca d'Italia. Senza la produzione delle imprese del farmaco, la produttività totale in Italia diminuirebbe del 3 per cento.

A confermarlo ancora una volta i dati recenti di Istat e Banca d'Italia. «Che mostrano – spiega Scaccabarozzi – come le imprese del farmaco figurino al primo posto nel panorama manifatturiero per competitività, produttività, intensità di R&S, esportazioni, qualità delle Risorse Umane. Con la sua capacità di produrre e di innovare, l'industria farmaceutica in Italia è una leva importante di sviluppo, non un costo, e come tale dovrebbe essere considerata».

Ma quella farmaceutica è anche un'industria che attraversa una fase non facile in base ai dati presentati dall'associazione delle imprese: dal 2006 al 2012 sono andati persi 11.500 posti di lavoro, un calo (-15%) molto più grave rispetto a quello degli altri Paesi (-6%). Gli investimenti, malgrado negli ultimi 5 anni siano complessivamente cresciuti, nel 2012 si sono ridotti del 2,5%.

La Banca d'Italia evidenzia inoltre che attività produttiva e grado di utilizzo degli impianti sono scesi a partire dalla seconda metà del 2012. E le previsioni indicano che il calo si protrarrà per tutto il biennio 2013-2014 (-3% complessivamente), aumentando così i rischi di ulteriori riduzioni dell'occupazione.

Inoltre i pagamenti della Pa sono in media di quasi 250 giorni, con punte di oltre 600, per un credito totale vantato dalle imprese di 4 miliardi (circa il 30% del fatturato a ricavo industria derivante della spesa pubblica), di cui 1,7 relativo a contratti firmati da inizio 2013.

L'«Orologio della vita». Nonostante tutto però dal 1951 ricerca, nuovi farmaci, corretti stili di vita e progressi della medicina hanno contribuito ad aumentare l'aspettativa di vita «di 3 mesi ogni anno. Sei ore al giorno, anche oggi. Quindici secondi al minuto», come Farmindustria ha sottolineato nello slogan scelto in occasione dell'Assemblea annuale per presentare quello che hanno definito «L'orologio della vita»

L'industria farmaceutica alimenta quotidianamente l'orologio della vita (oggi possiamo sperare di vivere 82 anni, 10 in più rispetto agli anni '70) e la qualità della salute con terapie innovative e con la prevenzione. Con risultati sperimentali che spesso fanno sperare, grazie a un processo di innovazione continua che procede non solo per grandi salti ma anche in maniera incrementale aggiungendo efficacia e maggiore tollerabilità ai singoli farmaci e vaccini. Anche se vi sono molti pazienti che aspettano risposte per patologie oncologiche, autoimmunitarie e neurodegenerative ancora non curabili o guaribili.

Risposte che le imprese del settore cercano investendo, ormai da anni, risorse ingenti in tutto il mondo. Sostenere la Ricerca significa quindi allungare e migliorare la vita. E più del 90% della R&S farmaceutica in Italia è finanziata proprio dalle imprese che generano innovazione.

Un percorso costellato negli ultimi 70 anni da molti successi. Dal 1940 al 1960 con l'avvio su scala industriale della produzione di antibiotici e con le prime vaccinazioni anti-polio. Proseguendo dal 1960 al 1980 con la scoperta del vaccino contro il morbillo, la riduzione della mortalità da infarto miocardico grazie ai trombolitici, l'introduzione dei primi antipertensivi e la scoperta di farmaci per il trattamento dell'ulcera che in quegli anni hanno limitato il ricorso al bisturi.

E poi negli anni '80 con l'introduzione di nuovi medicinali per l'ipertensione, l'insufficienza cardiaca, la nefropatia diabetica, le ulcere gastroduodenali e l'insulina di origine biotecnologica usata dall'80% dei diabetici.

Infine dal '90 ad oggi con progressi terapeutici in oncologia (con farmaci per la leucemia mieloide cronica, il melanoma e il carcinoma della prostata), in cardiologia, nell'osteoporosi, nell'asma, nelle patologie psichiatriche, nell'epatite C, nel lupus eritematoso sistemico e nella prevenzione dell'ictus. In quegli anni si è ridotta inoltre in modo significativo la mortalità per Aids nei paesi occidentali.
Un contributo importante frutto anche dell'innovazione e della ricerca realizzate dalle imprese del farmaco in Italia e nel mondo.

Sfide che continuano nel tempo e che le imprese del farmaco vogliono ancora affrontare.

Ecco nel dettaglio le proposte e l'analisi del comparto presentata da Farmindustria.

Le proposte di Farmindustria. È importante puntare sul manifatturiero quale motore di crescita e valorizzare la farmaceutica per ripartire.
Farmindustria, proprio per contribuire alla crescita presenta oggi nel corso dell'Assemblea pubblica una serie di proposte a costo zero per lo Stato per confrontarsi con le Istituzioni:

• siglare un Patto di stabilità di 3 anni senza modifiche del quadro normativo. Le imprese del farmaco negli ultimi 11 anni hanno subito 44 manovre e 4 nel 2012;

• assicurare un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini. Non è più tollerabile che medicinali per patologie importanti arrivino in Italia anche con 2 anni di ritardo rispetto ai big Ue e che alcuni farmaci innovativi siano disponibili solo in alcune Regioni;

• superare la frammentazione regionale in Sanità riequilibrando i poteri e le competenze fra Stato e Regioni;

• definire una "cabina di regia" tra ministeri dello Sviluppo economico, della Salute, dell'Economia, del Lavoro per rendere compatibili politiche sanitarie e crescita industriale del Paese, rafforzando il ruolo del Tavolo per il settore farmaceutico istituito presso il ministero dello Sviluppo Economico;

• prevedere un ruolo attivo del ministero dello Sviluppo economico all'interno dell'Agenzia Italiana del farmaco;

• eliminare i tetti per singolo farmaco e per classi terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali;

• assicurare, nel rispetto dell'appropriatezza, la libertà prescrittiva del medico nella scelta terapeutica, senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio.

Misure da accompagnare alla semplificazione burocratica, al rispetto della proprietà intellettuale, alla valorizzazione della presenza industriale attraverso il riconoscimento del marchio, allo sviluppo di Fondi Sanitari integrativi.

Senza dimenticare l'introduzione di meccanismi graduali di compartecipazione equa del cittadino, che prevedano esenzioni per patologie e/o livello di reddito, e una più efficiente offerta di beni e servizi applicando i costi standard a tutte le voci di spesa sanitaria.
Il farmaco è infatti oggi l'unico bene della salute che ha un costo standard, decisamente più basso che nel resto d'Europa.

E, come riportato nelle Relazioni della Banca d'Italia e della Corte dei Conti, la spesa farmaceutica è in calo a differenza di altre voci della sanità.

Industria farmaceutica, valore per il sistema Paese. Ai primi posti per competitività, produttività e intensità di Ricerca e Sviluppo. Durante la crisi (2007-2012) il Pil è sceso del 7%, mentre la produzione farmaceutica è cresciuta del 2%. Gli investimenti totali sono crollati del 15%, mentre quelli del comparto sono aumentati del 4%.

Nello stesso periodo le imprese del farmaco hanno aumentato la loro produttività del 3% annuo, l'incremento più alto tra tutti i settori dell'economia. L'industria farmaceutica in Italia è inoltre il primo settore manifatturiero per intensità di R&S e, tra quelli hi-tech, il principale per presenza industriale. Grazie ai suoi investimenti e alla qualità delle risorse umane è anche primo per produttività e risulta in testa nella recente classifica Istat di competitività.

Produzione ed export. In Europa, l'Italia è seconda solo alla Germania per valore della produzione farmaceutica con 26 miliardi, per il 67% dovuti all'export. Un vero e proprio fiore all'occhiello per il settore, basti pensare che solo negli ultimi 5 anni l'export è cresciuto del 44% rispetto al +7% della media manifatturiera.

Il comparto è inoltre primo tra i Big Ue per produzione procapite e per contributo al PIL. Considerando le imprese del farmaco e il loro indotto, il valore complessivo di investimenti, stipendi e tasse pagate (13,1 miliardi di euro) supera il ricavo dell'industria derivante dalla spesa pubblica per medicinali (11,8 miliardi).

Risorse umane qualificate e occupazione femminile. Il settore, che occupa 63.500 addetti, si caratterizza anche per risorse umane altamente qualificate – il 90% del personale è laureato o diplomato – e per la forte presenza femminile (40% del totale rispetto a 26% dell'industria), con ruoli importanti specie nella R&S (il 53% dei ricercatori è donna).
E per rispondere alle esigenze del mondo femminile, spesso le aziende farmaceutiche mettono in atto misure per favorire il bilanciamento tra carriera, famiglia e vita privata.
Asili nido aziendali, mense con take away per la cena o servizi di lavanderia sono a disposizione delle mamme-dipendenti per offrire il giusto equilibrio tra vita familiare e lavoro.

Relazioni Industriali. La farmaceutica si distingue per un modello di relazioni Industriali innovative, che si concretizza in un rapporto moderno e aperto, tra imprese e Sindacati. Come dimostrano, per fare alcuni esempi, strumenti integrativi sanitari come Faschim, previdenziali come Fonchim, o strumenti innovativi come Welfarma per il ricollocamento dei lavoratori in esubero o come il Progetto ponte, previsto nell'ultimo CCNL, firmato in soli quattro giorni, per favorire l'occupazione giovanile.
Indotto
La farmaceutica può contare su un indotto molto competitivo, con 60.000 addetti, che genera sul territorio 13,6 miliardi di produzione e investimenti nel 2012 di oltre 500 milioni. Aziende che sono spesso leader a livello internazionale e arrivano ad esportare fino al 90% del proprio fatturato. Complessivamente nella filiera del farmaco (produttori, indotto e distribuzione) operano circa 222 mila addetti.

Ricerca e Sviluppo: innovazione continua. L'industria farmaceutica in Italia è la prima per impegno in Ricerca e Sviluppo, con un'intensità più che doppia rispetto ai settori a medio-alta tecnologia e oltre 5 volte la media manifatturiera.
In Italia sono impiegati 5.950 Ricercatori che nel 2012 hanno potuto contare su investimenti pari a 1.230 milioni di euro. Le imprese del farmaco finanziano oltre il 90% della Ricerca farmaceutica svolta in Italia. Nella R&S, l'industria farmaceutica rappresenta l'11% degli investimenti e il 7% degli addetti del totale manifatturiero. Ed è il settore con la più alta quota di imprese che svolgono attività innovativa (81%), dato per il quale l'Italia è seconda in Europa solo alla Germania.

Biotech. Oggi nel mondo sono oltre 350 milioni i pazienti curati con farmaci biotech, che rappresentano: il 20% di quelli in commercio; il 40% di quelli di nuova registrazione; il 50% di quelli in sviluppo. In molti casi i trattamenti di origine biotech sono l'unica possibilità di cura per patologie rilevanti e diffuse; sono poi tra le principali risposte alle malattie rare. Il comparto è composto da PMI dedicate esclusivamente al biotech e da imprese farmaceutiche sempre più orientate verso le biotecnologie. Complessivamente imprese del farmaco e Pmi biotech contano 7 mila addetti alla ricerca, con investimenti in R&S pari a 1,8 miliardi di euro, l'8% del totale in Italia. Numeri che per oltre il 75% dipendono dalle imprese del farmaco.

Malattie rare. I farmaci biotech sono fondamentali per il trattamento delle malattie rare che colpiscono non più di 5 persone su 10 mila. Sono patologie caratterizzate da diagnosi e assistenza difficoltose, carenza di informazioni e conoscenze scientifiche, disuguaglianze nell'accesso al trattamento e alle cure. L'Italia vanta una specializzazione nella Ricerca sulle malattie rare e vede crescere gli studi clinici con farmaci orfani.

La farmaceutica sul territorio. L'industria farmaceutica è una risorsa importante e un valore aggiunto per i territori dove le imprese operano e investono.

• Lombardia: prima regione farmaceutica e biotech in Italia, con metà circa di addetti, produzione, Ricerca e studi clinici rispetto al totale nazionale. Vi hanno sede più di 100 aziende farmaceutiche, oltre 30 centri di Ricerca aziendali e quasi 100 imprese nelle biotecnologie per la Salute. Conta 30 mila addetti diretti, ai quali si aggiungono i 16 mila dell'indotto. La Lombardia rappresenta un modello di integrazione della Ricerca pubblica e privata.

• Lazio: seconda regione farmaceutica per numero di addetti e prima per export, a testimonianza di una forte specializzazione produttiva. Nella farmaceutica laziale lavorano 14 mila addetti, con altri 5 mila nell'indotto. La farmaceutica è il primo settore esportatore, con un peso del 36% sul totale della Regione. Risultati resi possibili dalla presenza di importanti aziende a capitale italiano e a capitale estero, attive nella produzione, nella Ricerca (oltre 1.000 addetti in R&S), nelle biotecnologie, con significative collaborazioni con i molti poli di eccellenza pubblici, a partire dall'Istituto Superiore di Sanità.

• Toscana: terza regione in Italia con più di 7 mila addetti diretti e 4 mila nell'indotto.

• Emilia Romagna: conta 3.300 addetti, con una presenza produttiva e di Ricerca legata a importanti aziende italiane, sempre più internazionalizzate, e a grandi imprese a capitale estero. I lavoratori dell'indotto sono 6.000.

• Veneto: conta circa 2.600 addetti farmaceutici, grazie a gruppi a capitale estero e italiano fortemente internazionalizzati e una forte presenza nella R&S. Agli addetti diretti nel settore, si aggiungono gli oltre 6.500 nell'indotto.

• Tra le Regioni del Nord si segnala il Piemonte, con 1.000 addetti diretti e imprese internazionali molto attive nella Ricerca e nella produzione.

• Insediamenti significativi si trovano anche in Abruzzo, Marche, Sicilia, Puglia e Campania.

Spesa farmaceutica pubblica e prezzi dei medicinali. Lo Stato spende, in tutti i canali di distribuzione, 15,8 miliardi di euro l'anno, 70 centesimi procapite al giorno, pari al 14% della spesa sanitaria effettiva nel 2012. Considerando sia quella territoriale sia quella ospedaliera, la spesa pubblica per medicinali in Italia è:

• più bassa che nella media dei grandi Paesi Ue di oltre il 25% (260 euro pro capite rispetto ai 366 degli altri);

• diminuita dal 2006 al 2012 del 3%, mentre il totale della spesa sanitaria è aumentato del 9%, con punte di oltre +25% per altri beni e servizi acquistati dal Ssn;

• diminuita in percentuale sul PIL, in controtendenza rispetto alle altre voci di spesa sanitaria, che in ogni caso sono cresciute meno delle altre voci di spesa pubblica.

In particolare per i nuovi farmaci, ovvero quelli con brevetto introdotti negli ultimi 5 anni, la spesa procapite in Italia è inferiore del 24% rispetto ai Big Ue e i consumi, per quelli che hanno tetti di prodotto, più bassi del 40% in media, con punte superiori al 65% per alcune categorie terapeutiche.
I nuovi farmaci, che in media vengono resi disponibili dopo circa 2 anni dall'autorizzazione a livello europeo (1 anno per l'autorizzazione nazionale e in media altrettanto per l'immissione a livello regionale) hanno prezzi più bassi rispetto agli altri Paesi del 20% secondo una recente analisi Bcg.

Scadenze brevettuali e misure di contenimento della spesa hanno fatto sì che il 2012 sia stato il dodicesimo anno consecutivo di calo dei prezzi dei medicinali. Dal 2001 sono scesi del 30% (-42% per i medicinali rimborsabili), rispetto a un'inflazione del 28%. Il calo dei prezzi rappresenta un fenomeno comune anche agli Paesi europei, ma che in Italia è decisamente più intenso.

Farmaci e vaccini per la sostenibilità del Ssn. L'uso corretto dei farmaci e dei vaccini genera significativi risparmi:

• con la prevenzione ( 1 euro speso per la vaccinazione può equivalere a 24 euro per curare chi si ammala);

• rendendo non necessari interventi chirurgici;

• accorciando i tempi di ospedalizzazione o evitando il ricovero ospedaliero (un giorno in ospedale costa oltre 1.000 euro, pari a 4 anni di assistenza farmaceutica procapite);

• rallentando la degenerazione o attenuando la sintomatologia di alcune malattie tipiche dell'invecchiamento o riducendo il rischio di malattie invalidanti.

Un più intenso ricorso alla vaccinazione potrebbe determinare risparmi importanti. Si stima per esempio che vaccinando tutti i cittadini tra i 50 e i 64 anni contro l'influenza, con un investimento massimo di 76 milioni di euro, si otterrebbe un risparmio per il SSN pari a 746 milioni di euro, con un rapporto costo/beneficio di 1 a 10.

I vaccini, oltre che per i risvolti per la Salute, rivestono grande importanza anche dal punto di vista industriale. Quasi un terzo dei prodotti biologici in sviluppo negli Usa sono vaccini e in Italia, dei 109 farmaci biotecnologici disponibili, 34 sono vaccini.

L'Italia ha visto una crescita importante dell'export di vaccini, grazie alla presenza di centri di eccellenza internazionale che producono ed esportano in tutto il mondo.