Imprese e Mercato

Assobiomedica: Lombardia leader nei dispositivi medici con metà del fatturato nazionale

Con oltre 800 imprese, 30 mila dipendenti e il 49% del fatturato nazionale, la Lombardia è la Regione principale per il settore dei dispositivi medici italiano. La provincia di Milano è l'area a maggiore concentrazione: qui infatti si raccolgono oltre il 61% delle imprese lombarde e quasi l'80% del fatturato prodotto nella Regione. Seguono le provincie di Monza e Brianza, Brescia, Bergamo e Varese che accolgono rispettivamente l'8.6%, il 6.4%, il 6.1% e il 4.8% delle imprese. Se per numero di imprese queste provincie sono sostanzialmente in pari tra loro, è da notare invece il peso della provincia Monza e Brianza per fatturato prodotto: il 9.4% del totale regionale contro poco più del 2% in media di Brescia, Bergamo e Varese.

E' questo lo spaccato della produzione e ricerca dei dispositivi medici in Lombardia che nasce dal focus di Assobiomedica realizzato dall'Osservatorio produzione, ricerca e innovazione dell'associazione.

«Raccogliendo la maggior parte di imprese e fatturato - ha spiegato Luigi Boggio, vicepresidente di Assobiomedica - la Regione Lombardia e per lo stesso motivo la provincia di Milano al suo interno, nella sua composizione non contraddice mai quanto emerge a livello nazionale, semmai le linee di tendenza risultano più nette e marcate. Infatti, tanto a livello nazionale, quanto a livello regionale e provinciale la maggioranza delle imprese ha micro o piccole dimensioni. Tuttavia – nonostante rappresentino la minoranza – la Regione Lomba rdia e ancor più la provincia di Milano contano imprese medio-grandi in proporzione superiore alla media nazionale».

Meno netta sembra la caratterizzazione del settore in Lombardia sotto il profilo delle attività di impresa: il 57% delle imprese si occupa di distribuzione, il 39% di produzione e il 3% di servizi. Mentre a livello regionale si osserva – in proporzione – una presenza di imprese di produzione superiore a quella complessiva sul territorio italiano, nella provincia di Milano questa risulta invece inferiore a favore di una maggiore quota di aziende commerciali. «Evidentemente - aggiunge Boggio - mentre la provincia capoluogo lombardo, particolarmente urbanizzata e polarizzata dalla capitale economica italiana, aggrega in particolare imprese di natura commerciale, le imprese di produzione tendono di più a disporsi nelle provincie limitrofe circostanti. In ogni caso, la provincia di Milano concentra la maggior parte dei produttori della Regione (52.2%) e del loro fatturato (63.9%); sebbene la distanza delle altre provincie sia sempre rilevante, essa risulta inferiore a quella osservata in considerazione dell'intera popolazione di imprese».

In Lombardia poi si evidenzia anche una notevole presenza di imprese multinazionali, in considerazione sia delle imprese di produzione, delle quali rappresentano il 28%, sia delle imprese commerciali, delle quali rappresentano il 34%. In entrambi i casi si tratta di quote significativamente superiori a quelle registrate a livello nazionale e anche più accentuate quando si guarda alla sola provincia di Milano. Lo stesso discorso vale nell'analisi della proprietà delle multinazionali di produzione: risulta controllato da capitali esteri il 40% delle multinazionali di produzione in Lombardia e il 51% nella provincia di Milano, contro il 31% a livello nazionale. Meno marcate invece le differenze tra i tre livelli se si guarda alla proprietà delle multinazionali commerciali: esse risultano controllate da capitali esteri per il 71% a livello nazionale, per il 76% in Lombardia e per il 79% nella provincia di Milano.

Anche in termini di tecnologie prodotte la composizione del settore che emerge dal panorama nazionale si riproduce abbastanza fedelmente in Lombardia e nella provincia di Milano: i comparti maggiori per numero di imprese produttrici sono il biomedicale e il biomedicale strumentale. «Tuttavia - dice ancora Boggio - a livello sia regionale sia provinciale, risulta superiore alla media la presenza di imprese produttrici di dispostivi medici a base di sostanze farmaceutiche, cosmetiche, alimentari (borderline) ed elettromedicali diagnostici. Mentre i produttori di attrezzature tecniche hanno un peso maggiore a livello regionale e minore a livello provinciale; i produttori di diagnostici in vitro registrano, rispetto alla media, una presenza inferiore a livello regionale e superiore a livello provinciale. Questo aspetto è interessante, in particolare per la complementarietà che in parte caratterizza i due comparti5 e per il fatto che quello dei reagenti risulta tra i mercati principali sia nella Regione Lombardia nel complesso, sia nella provincia di Milano. Ad arricchire il tessuto produttivo della regione Lombardia contribuisce anche la rilevante componente di imprese di produzione per conto terzi che rappresentano il 25% del totale sia regionale sia provinciale, contro il 17% osservato complessivamente in Italia».

«La Regione Lombardia - conclude Boggio - emerge protagonista del settore dei dispositivi medici in Italia, imprimendone i lineamenti fondamentali, quali la prevalenza di imprese di piccole dimensioni, di distribuzione, a struttura nazionale e di proprietà italiana, riconducibili ai comparti biomedicale e biomedicale strumentale; ma contemporaneamente distinguendosi per una presenza superiore alla media nazionale di imprese di produzione, a struttura multinazionale, di proprietà estera e produttrici conto terzi».

«Il settore del Life Sciences è strategico per la crescita del nostro Paese, non solo sotto il profilo economico - ha dichiarato Rosario Bifulco, Consigliere incaricato per Competitività territoriale, ambiente ed energia di Assolombarda -. Tra le regioni italiane la Lombardia presenta l'ecosistema che sembra essere più favorevole per lo sviluppo di questa filiera in un'ottica di competitività. Questo è un tema centrale nel piano strategico della nuova presidenza di Assolombarda - continua Bifulco -. Milano e, più in generale, la Lombardia possono assumere il ruolo di leader in un percorso di sviluppo scientifico, tecnologico e industriale di ampio respiro e a lungo termine, che possa essere punto di ripartenza per il rilancio del Paese e per la competitività dell'Italia a livello internazionale».

«Quanto emerso oggi dal rapporto - ha detto Mario Melazzini, Assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia - dimostra l'importanza di investire in ricerca e innovazione da parte delle nostre imprese e la necessità allo stesso tempo di valorizzare le piattaforme tecnologiche lombarde come veicolo di attrazione di ulteriori investimenti e sviluppo del territorio. In quest'ottica credo sia fondamentale il tema della sinergia, della messa a sistema delle risorse, dello sviluppo di una progettualità condivisa: una strada che Regione Lombardia ha intrapreso anche in questa nuova legislatura e che implica maggiore condivisione, collaborazione e maggiore codecisione. Questo metodo - ha aggiunto Melazzini - che possiamo chiamare di governance partecipata è un percorso comune, che partendo dall'ascolto, ci porta alla condivisione e co-progettazione delle politiche, attraverso un coinvolgimento responsabile di tutti gli attori del mondo dell'impresa, della ricerca, delle istituzioni e della società civile. Solo questa compartecipazione responsabile - ha sottolineato Melazzini - infatti, ci permetterà di disegnare soluzioni sostenibili in un contesto di risorse scarse, per dare risposte credibili ai bisogni delle imprese e a quelli della società nel suo complesso».