Imprese e mercato

Farmindustria: Italia prima al mondo per la crescita dell'export

L'talia negli ultimi quattro anni è il Paese con il maggiore incremento al mondo dell'export di farmaci. E a questo si aggiungono anche i siti di eccellenza presenti in Italia per la produzione di vaccini. I farmaci in Italia sono al quarto posto (nel 1991 erano al 53° e nel 2001 al 12°) per valore esportato tra 119 settori, preceduti solo da quelli della meccanica.

E nel futuro c'è la promessa del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Il mio impegno é che l'italia, con l'aiuto di tutti, nell'ambito del semestre ue a presidenza italiana e nel quadro del programma europeo, possa svolgere un ruolo di guida volto alla promozione di iniziative che incentivino gli investimenti da parte dell'industria attraverso il pieno coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle regioni, delle università e degli enti di ricerca»

Per far conoscere i luoghi in cui tutto questo avviene, Farmindustria, l'Associazione delle imprese del farmaco, ha iniziato un tour itinerante dal titolo «Produzione di Valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere», che oggi è a Latina, ospitato dalla Janssen, dopo aver toccato Sesto Fiorentino, Bologna, Parma e Monza.

Risultati d'eccellenza in Europa
Nella classifica europea, per valore assoluto della produzione, l'industria farmaceutica che opera in Italia è seconda subito dopo la Germania. Posizione che ricopre anche per numero di aziende che svolgono attività innovativa (81%). L'industria farmaceutica è quindi tra i settori su cui puntare per ripartire, evidenzia Farmindustria. Basti pensare che, secondo dati Istat e Banca d'Italia, la produttività del settore è la più alta
in Italia tra i settori manifatturieri e dal 2000 quella che è cresciuta di più, a tassi anche superiori a quelli della media europea. Risultati raggiunti integralmente grazie all'export che negli ultimi 5 anni è aumentato del 64%, rispetto al +7% della media manifatturiera e al +29% della farmaceutica nell'Ue. Solo nel 2013 è cresciuto del 14% mentre il totale manifatturiero era pari a 0%.

Le imprese del farmaco sono un patrimonio che l'Italia non può perdere, spiega Farmindustria, con 174 fabbriche, 62 mila addetti (90% laureati o diplomati), 6 mila addetti alla ricerca e sviluppo, per il 53% donne, 27 miliardi di produzione (72% destinato all'export), 2,4 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,2 in produzione). Valori cui si sommano quelli delle aziende fortemente high tech dell'indotto: 60 mila addetti, 14 miliardi di fatturato e una qualità che consente loro di essere leader mondiali, con
un'esportazione fino al 95% del fatturato.

Il Lazio "prima" in export
Prima regione farmaceutica per export, seconda per numero di occupati e investimenti, 50 imprese sul territorio è il Lazio che, con 15 mila addetti diretti (1.075 in R&S), quasi 20 mila con l'indotto, è nella top 10 delle regioni farmaceutiche d'Europa. Qui il valore dell'export nel 2013 ha superato 7 miliardi (20 milioni di euro al giorno) degli 8 totali della farmaceutica nella Regione. Una punta di diamante per l'Italia, che può diventare un hub della farmaceutica europea con politiche che migliorino l'attrattività del Paese per gli investimenti.

All'inizio degli anni '60 a Latina gli addetti erano 300, oggi sono 5.000. A Roma da poco più di 4.000 nel 1961 si è passati a 8.000; Frosinone e Rieti, prima assenti dalla geografia dell'occupazione farmaceutica, contano rispettivamente 2.000 e 250 addetti. E Roma e Latina sono la seconda e terza provincia d'Italia, dopo Milano. L'industria farmaceutica vale il 10% dell'occupazione manifatturiera regionale, circa il 20% degli
investimenti, il 32% degli addetti laureati. A Latina è il primo settore per numero di addetti (20% del totale), laureati (54%), presenza femminile (30%) e investimenti (34%). A Roma tra i primi tre, a Frosinone tra i primi cinque.

Rispetto al totale delle esportazioni dell'industria manifatturiera, la farmaceutica pesa per il 76% a Latina, il 58% a Frosinone, il 16% a Roma, il 53% a Rieti (42% è la media del Lazio). L'export della Regione è cresciuto nel 2013 del 15% e dal 2008 del 18% medio annuo, mentre gli altri settori hanno registrato un -1%. La farmaceutica rappresenta inoltre l'82% dell'export 'hi-tech' e, secondo i dati del centro studi di Intesa SanPaolo, il Lazio è il primo polo tecnologico d'Italia per vendite all'estero.

Lorenzin: «Miglioreremo il "sistema ricerca"
«È mia intenzione cogliere l'occasione fornita da questo evento per incentivare tutte le parti coinvolte ad operare con costanza e sistematicità nel miglioramento di quello che possiamo chiamare il "sistema ricerca", che necessariamente si dovrà basare su un dialogo costruttivo tra istituzioni pubbliche, accademia ed industria. In tale contesto, il mio impegno é che l'italia, con l'aiuto di tutti, nell'ambito del semestre ue a presidenza italiana e nel quadro del programma europeo, possa svolgere un ruolo di guida volto alla promozione di iniziative che incentivino gli investimenti da parte dell'industria attraverso il pieno coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle regioni, delle università e degli enti di ricerca», ha scritto il ministro ella Salute Beatrice Lorenzin nel messaggio inviato al convegno.
«Secondo i dati Istat l'industria farmaceutica italiana figura al primo posto tra i settori manifatturieri per alcuni indicatori quali competitività, produttività, innovazione e performance sui mercati esteri. L'indotto mostra infatti il più alto tasso di crescita dell'export nel 2013 e vede il settore ai primi posti anche in ambito europeo. È un dato che testimonia il valore di queste imprese e l'importanza del loro ruolo anche per il rilancio dell'economia del nostro paese», ha aggiunto il ministro.
«In questo ambito- ha detto ancora- le aziende del settore farmaceutico della regione Lazio hanno una parte molto importante rappresentando la seconda regione per numero di addetti e prima per export, a testimonianza di una forte specializzazione produttiva. Risultati questi resi
possibili dalla presenza di numerose aziende anche a capitale italiano, attive nella produzione, nella ricerca, nelle biotecnologie, con significative collaborazioni con i molti poli di eccellenza pubblici».
Quindi, ha concluso, «credo sia giunto il momento di condividere alcune importanti strategie. Del resto, pur con ruoli e aspettative diverse, alla fine, lavoriamo per gli stessi obiettivi: garantire cure sempre migliori all'interno di un sistema che sia reso sostenibile. In merito a ciò, sono certa che assumere un ruolo responsabile ed attento alla sostenibilità del sistema rappresenti un vantaggio anche per le aziende perché ciò assicura stabilità e certezza per il futuro, elementi cruciali per una corretta pianificazione industriale. Ma per favorire realmente questo processo, é necessario saper valorizzare in modo obiettivo l'innovazione con una valutazione puntuale, strutturale e sistematica per offrire ai cittadini farmaci sempre più efficaci e promuoverne il loro corretto impiego. Ciò a garanzia di prestazioni di efficacia provata, a rischi accettabili, costi sostenibili giustificati da una ragionevole probabilità di un beneficio di salute».

Scaccabarozzi: «Salvaguardate il fondo sanitario»
«Salvaguardare il fondo sanitario nazionale, la sanità da sempre il suo contributo e noi siamo pronti a metterci in gioco: ci sono imprese che devono restituire soldi per lo sforamento del tetto sulla spesa sanitaria. È arrivato il momento di chiedersi il perché di tutto questo». Ad affermarlo all'incontro è Massimo Scaccabarozzi presidente di Farmindustria.
«Per questo - aggiunge - alle istituzioni dico di non lasciare la leadership in mano a chi non ha interesse per questo paese, non c'é oggi l'interesse di queste persone ad uscire davvero dalla crisi. Io presiedo Farmindustria da tre anni e abbiamo perso tremila posti in tre anni: le istituzioni che hanno una grande serietà devono mettere in secondo piano chi non fa interesse del Paese, fermateli!».

Aleotti: «Chiediamo certezza di regole e il Patto potrebbe essere uno strumento»
«Il Patto per la salute che si discute in questi giorni potrebbe dare un boost in avanti a questo tipo di competitività industriale o potrebbe trasformarsi nel de profundis del settore, se certe idee o ideologie dovessero andareavanti. Eppure siamo il comparto con i conti più a posto di tutti e un sistema di tetti di spesa che vengono ripiantati dalle aziende». A sottolinearlo Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria.
«Grazie alla ricerca farmaceutica - ha ricordato - guadagniamo
un secondo di vita ogni 4 che trascorrono. Oggi parliamo del Lazio,
che esporta per un valore di 20 milioni di euro al giorno. La nostra
industria riversa un miliardo di euro in costi per il personale, che
si traduce in vantaggi per le famiglie, che possono comprare una casa
e far studiare i propri figli. Dobbiamo ritenere i settori ad alta
intensità di ricerca nel nostro Paese e la farmaceutica e' il
principale, con un miliardo e 200 milioni di investimenti in ricerca e
altrettanti in macchinari high tech, col 40% di dipendenti
composto da donne. Non abbiamo bisogno di quote rosa, anzi forse fra
qualche anno avremo bisogno delle quote azzurre. Siamo riusciti ad
aumentare del 14% l'export nel 2013, un anno terribile per
l'Italia. Chiediamo stabilità e certezza delle regole, che negli
ultimi anni sono cambiate sei volte. Ci sono segnali di rischio, ma
intendiamo creare un'alleanza anche con le forse politiche per dare un
futuro al nostro Paese.

De Biasi: «Daremo battaglia alle ipotesi di nuovi tagli»
«La sanità ha dato negli anni recenti 30 mld di euro ai tagli e sul piano della spesa, che in realtà si dovrebbe chiamare investimento, siamo sotto di due punti percentuali sul Pil rispetto ad altri Paesi europei. Abbiamo chiesto all'Ocse di fare un confronto e ci ha dato ragione. Non è vero che la spesa sanitaria italiana ha sforato. E se è vero che è in arrivo un miliardo di nuovi tagli, noi daremo battaglia». A evidenziarlo Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato, intervenendo all'incontro.
«Daremo battaglia per un motivo semplice - ha aggiunto - e cioè che ci sono diversi modi di razionalizzare la spesa: uno sono i tagli lineari, l'altro è che ogni euro risparmiato in sanità viene mantenuto, come dovrebbe, nella sanità. Non siamo in condizioni di chiedere aumenti, ma non possiamo tollerare tagli, peraltro in assenza di una ridefinizione di funzioni. Proseguiamo con una struttura in cui le Regioni vengono considerati 21 stati autonomi. Credo che nessuno voglia ricentralizzare la sanità, ma ridefinire le funzioni sì».

Zingaretti: «Confido che dal 2016 potremo iniziare una fase di abbassamento del peso della fiscalità
L'industria farmaceutica ha avuto un andamento «assolutamente anticiclico. E' un settore cresciuto in un momento in cui altri importanti settori non ce l'hanno fatta e per questo va salvaguardata», ha sottolineato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
«Non c'e' dubbio che l'industria farmaceutica - ha aggiunto - rappresenta un orgoglio produttivo della nostra regione e che in pochialtri settori produttivi si riescono a concentrare tre fattori importanti, quello dell'occupazione, della produzione e della capacità di produrre ricerca, tallone d'Achille del nostro sistema Paese. Confido che dal 2016, grazie a una spesa sotto controllo, potremo iniziare una fase di abbassamento del peso della fiscalità e offrire alle imprese una regione che paga piu' velocemente e che propone una fiscalità che si avvicina a regioni ugualmente competitive».

«Noi stiamo lavorando per rafforzare il settore farmaceutico aggredendo i nodi strutturali della crisi regionale: i debiti, e li stiamo pagando, i tempi di pagamento, e li stiamo dimezzando, l'internazionalizzazione, che prima era zero mentre ora abbiamo un piano con 30 mln di euro per aiutare le imprese a esportare, investendo con risorse europee su infrastrutture materiali e immateriali. Non bastano pacche sulle spalle, ma bisogna dare segnali concreti, perché qui tutto è iniziato con la cassa per il mezzogiorno, che ora non c'è più. O si sostituisce una moderna competitività o questo settore rischia», conclude Zingaretti.