Imprese e mercato

Assobiomedica: i tempi di pagamento migliorano, ma il Patto della salute li consideri tra i criteri di valutazione delle strutture

La Commissione Ue ha annunciato la messa in mora dell'Italia per il mancato rispetto della direttiva sui tempi di pafgamento nella Pa. ma «nonostante i tempi di pagamento nei confronti delle imprese di dispositivi medici siano decisamente superiori rispetto a quanto stabilito dalla normativa comunitaria, con una media nazionale di 207 giorni di ritardo, non bisogna dimenticare che sono decisamente diminuiti, conseguendo il livello migliore degli ultimi 20 anni».

Questo il commento del presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, sulla procedura d'infrazione. «Questo evidente miglioramento – ha dichiarato Rimondi - non deve però far dimenticare che l'obiettivo è e rimane quello di raggiungere i 60 giorni previsti dalla legge per i debiti sanitari. I tempi di pagamento di alcune regioni sono ancora scandalosi a partire dalla Calabria che continua a detenere la maglia nera con una media di ritardo di 848 giorni». Al contrario, secondo i dati forniti da Assobiomedica, la Valle d'Aosta si ferma a 71 e tra le Regioni più grandi (e con maggiori fatturati) la Lombardia a 94 giorni.

«L'interesse e l'attenzione mostrati dal Governo nei mesi scorsi nei confronti delle imprese – ha concluso il presidente di Assobiomedica - fanno ben sperare in una boccata d'ossigeno, soprattutto per settori, come il nostro, che hanno come principale cliente lo Stato. Ci auguriamo che venga disposta a settembre, come promesso, una nuova importante tranche di pagamenti per saldare definitivamente il debito pregresso, che ad oggi ammonta a 3,6 miliardi di euro. Inoltre, il Patto per la salute dovrebbe considerare quello dei pagamenti come criterio di valutazione della gestione delle strutture sanitarie, con l'obiettivo di individuare anche i tempi di liquidazione delle fatture tra le inefficienze che danneggiano la Sanità».