Imprese e mercato

Assemblea Farmindustria: imprese pronte a investire 1,5 miliardi con 2mila posti di lavoro, ma la burocrazia frena

Un'inversione di tendenza che «fa bene all'Italia e alla sua economia». Questo l'annuncio di Farmindustria nel corso dell'Assemblea pubblica in corso a Roma: le imprese del farmaco sono pronte a investire almeno un miliardo e mezzo di euro nei prossimi tre anni, di cui 470 milioni già dichiarati. E a creare 2.000 nuove opportunità di lavoro per i giovani.

Aziende competitive a livello internazionale, come dimostrano quelle a capitale italiano con 50 acquisizioni e 300 insediamenti fuori dai confini nazionali, negli ultimi 15 anni. E quelle a capitale estero che hanno una forte presenza in Italia con poli mondiali per la produzione e la Ricerca.

Cambiare il trend é possibile. La parola d'ordine é crescere con il contributo delle produzioni di qualità e di grande contenuto innovativo. Caratteristiche tipiche del settore farmaceutico che mette così in risalto il suo valore manifatturiero.

Un'industria che può essere considerata ormai una nuova specializzazione del made in Italy. Nella classifica Ue per produzione, infatti, solo la Germania precede il nostro Paese, che però é il primo tra i big europei in termini procapite.

L'Italia - é stato ribadito - può diventare l'hub farmaceutico d'Europa, grazie a un ampio numero di imprese e di fabbriche, una solida base produttiva resa competitiva da risorse umane di grande qualità, vera eccellenza del nostro Paese, con il 90% di laureati e diplomati. E all'export di medicinali che ha permesso all'Italia di conquistare, negli ultimi tre anni, il titolo di «campione del mondo».

Senza dimenticare il ruolo fondamentale dell'indotto e l'eccellenza del mondo scientifico e clinico, confermata dal numero straordinario di pubblicazioni e studi scientifici su riviste internazionali.

Ma le aziende farmaceutiche «vogliono costruire il futuro senza il continuo timore di ostacoli o blocchi». Chiedono, così, di «velocizzare le procedure burocratiche» riferite ai nuovi investimenti; «accelerare l'accesso all'innovazione frenato da troppi vincoli nazionali e regionali»; «aiutare le imprese a utilizzare i Fondi europei per produzione e R&S; individuare sistemi premiali per i prodotti che contribuiscono agli investimenti; rendere più veloci le ispezioni ai siti produttivi».

Interventi da accompagnare a una revisione del Titolo V della Costituzione, per riportare «al centro» - e quindi al ministero della Salute e all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) - la politica farmaceutica oggi suddivisa in 21 realtà territoriali. Con pesanti conseguenze per i pazienti che sperimentano sulla pelle la prova tragica della «lotteria della nascita», per cui chi vive in una regione può contare su elevati livelli di assistenza, mentre chi risiede in un'altra é costretto a migrare altrove per ottenere la terapia innovativa. Si genera così un pesante spread sociale: un farmaco innovativo, che arriva in Italia con 12-15 mesi di ritardo può essere disponibile nelle singole Regioni con differenze di tempo rilevanti. E dopo
almeno 350 giorni rispetto alla Germania.

«Oggi - afferma Massimo Scaccabarozzi, Presidente Farmindustria - ci sono le condizioni per ricreare lavoro. Servono però stabilità del quadro normativo e certezza delle regole. Il Premier, Matteo Renzi, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e i Governatori di Lombardia e Lazio, Roberto Maroni e Nicola Zingaretti, hanno dimostrato ripetutamente di credere nel settore e di considerarlo un importante asset industriale ad alta tecnologia».

«L'Italia ha necessità di una governance farmaceutica più efficiente - spiega Scaccabarozzi - così come è opportuno semplificare la burocrazia e sviluppare un contesto più attrattivo per l'innovazione, cuore pulsante dell'attività delle imprese e impegno verso i pazienti. È appena iniziato il semestre di presidenza italiano in Europa. Un'ottima occasione per dimostrare quanto vale l'Italia e quanto valgono le industrie. Le imprese del farmaco, consapevoli della loro eccellenza a livello internazionale, sono pronte a raccogliere la sfida».

Spesa e burocrazia
Per i farmaci lo Stato spende, in tutti i canali di distribuzione, 16 miliardi di euro l'anno, 74 centesimi pro capite al giorno, pari al 15% della spesa sanitaria effettiva nel 2013, ricorda Farmindustria.
Considerando sia quella territoriale sia quella ospedaliera, la spesa pubblica per medicinali in Italia è più bassa che nella media dei grandi Paesi Ue del 27% (270 euro pro capite rispetto ai 370); diminuita dal 2006 al 2013 del 4%, mentre il totale della spesa sanitaria è aumentato del 7%, con punte di oltre +21% per altri beni e servizi acquistati dal Ssn; diminuita in percentuale sul Pil, in controtendenza rispetto alle altre voci di spesa sanitaria, che in ogni caso sono cresciute meno delle altre voci di spesa pubblica.

L'Italia inoltre detiene il record Ue di vincoli nazionali e regionali per l'accesso ai nuovi farmaci con implicazioni sui tempi, più lunghi rispetto ai big Ue. Medicinali che vengono resi disponibilidue anni dopo l'approvazione a livello europeo. Le vendite procapite dei medicinali innovativi autorizzati dalla European Medicines Agency (Ema), tra il 2008 e il 2013, sono più basse del 40% rispetto ai big Ue e i consumi del 20%. Con un ricavo medio inferiore in Italia rispetto agli altri Paesi.

Alcune analisi del Cergas Bocconi - ricorda ancora Farmindustria - mostrano ormai da diversi anni come i prezzi in Italia siano più bassi che nei Paesi europei, sia per i prodotti con copertura brevettuale sia per quelli a brevetto scaduto. Anche un report del Parlamento Ue lo ha confermato. Dal 2001 al 2013 i prezzi dei medicinali rimborsabili sono scesi del 44% (-3,2% nel 2013).

Non solo: Farmindustria spiega che l'uso corretto dei farmaci e dei vaccini genera significativi risparmi per il Ssn. Il tutto con la prevenzione (1 euro speso per la vaccinazione può equivalere a 24 euro per curare chi si ammala); rendendo non necessari interventi chirurgici; accorciando i tempi di ospedalizzazione o evitando il ricovero ospedaliero (un giorno in ospedale costa oltre 1.000 euro, pari a 4 anni di assistenza farmaceutica pro capite); rallentando la degenerazione o attenuando la sintomatologia di alcune malattie tipiche dell'invecchiamento o riducendo il rischio di malattie invalidanti.