Imprese e mercato

La Toscana sarà presto «Pharma Valley». Oggi l'intesa con Farmindustria: «Pronti a investire»

di Lucilla Vazza

La Toscana si candida a diventare la Pharma Valley italiana per la produzione di farmaci e di presidi sanitari. Oggi a Firenze, la Regione ha incontrato in un workshop Farmindustria e un affollato parterre di aziende del settore per organizzare una tabella di marcia e far diventare la Toscana la prossima Pharma & Devices Valley. L'incontro e la sua agenda erano stati anticipati dal Sole 24 Ore nel mese di luglio.

Partnership amichevole.
«Nei confronti del settore della farmaceutica e delle scienze della vita, che ritengo fondamentale per l'Europa, per il nostro paese e anche per la Toscana, il nostro atteggiamento è amichevole». In questa battuta Enrico Rossi, presidente della Regione - in conferenza stampa a cui erano presenti il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi e l'assessore alla Sanità Luigi Marroni - è sintetizzata tuttal la voglia della Toscana di diventare il nuovo polo attrattivo degli investimenti dei piccoli e grandi produttori del farmaco e del biomedicale. Come già scritto sul Sole 24 Ore del 24 luglio scorso e sul nostro settimanale Il Sole 24 Ore Sanità, la Pharma Valley porterebbe 6 mld di fatturato col 63% di export verso la Ue, 12mila occupati (2mila in R&S), sperimentazioni cliniche in crescita, tre poli universitari, 187 imprese del biomedicale, istituti di alta specializzazione dalla Normale di Pisa alla scuola superiore Sant'Anna fino all'Imt di Lucca, forte presenza di start up nate nei parchi scientifici almeno quattro incubatori d'impresa. Il piatto è ricco anzi ricchissimo e l'occasione va colta subito e il segnale di apertura, anzi di «amicizia» del Governatore va letto in questo senso. Insomma, porte aperte alle aziende che hanno retto alla crisi, che siano i colossi di Big Pharma o le aziende made in Italy di media e piccola dimensione, perché possono guidare il cambiamento e portare preziosi posti di lavoro. E l'amicizia significa rendere molto più semplice la burocrazia e facilitare, per quanto nei poteri delle autorità regionali, l'avvio dei lavori e l'infrastrutturazione delle aree coinvolte nel progetto. «Se c'é un problema burocratico, urbanistico, di investimento noi ci siamo, siamo pronti a fare il nostro mestiere, a metterci a un tavolo e a risolvere il problema. Non vi sembri poco, perché invece è moltissimo», ha chiarito Rossi a scanso di equivoci.

L'ansia del presidente Rossi e la fiducia di Farmindustria. Sul fronte economico, non poteva mancare il capitolo dedicato alla spesa, con il tema dei paventati e poi smentiti tagli al Ssn. «In sanità ci sono ancora spazi per razionalizzare e combattere gli sprechi ma – ha proseguito – se per il terzo anno consecutivo si continuasse con i tagli avremmo l'ansia di portare i bilanci in pari e l'ansia è cattiva consigliera. Un po' di respiro il servizio sanitario lo deve avere», ha concluso Rossi. Sullo stesso punto, il numero uno di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi si è detto «fiducioso» rispetto alle dichiarazioni del ministro della Salute di non toccare il Fondo sanitario nazionale e invece a lanciato un assist al presidente Rossi sul tema degli investimenti.

Il tram degli investimenti. «Al primo ministro abbiamo promesso un miliardo e mezzo di investimenti nuovi, nel prossimo anno, e 2mila posti di lavoro che porteranno occupazione tra i giovani. Dove andranno questi investimenti? Dove andranno questi investimenti? Se ci sono delle presenze consolidate, andranno dove ci sono queste presenze. Quindi se oggi abbiamo tre Regioni in particolare: Lombardia, dove abbiamo il maggior numero di investimenti, il Lazio che viene al secondo posto, e la Toscana che è al terzo posto, solo così, percentualmente, vedendo quello che c'è, uno applica la percentuale già esistente e quindi è facile vedere
dove andranno tali investimenti». Scaccabarozzi ricorda poi che: «Come nei tempi bui, il risvolto negativo quando si disinveste, chi lo soffre? Chi questi investimenti li ha».
E il messaggio arriva forte e chiaro alla politica: «Perché, se abbiamo degli investimenti, e c'é un'ostilità continua, è chiaro che c'è la delocalizzazione e la delocalizzazione dove si fa? Non dove non ci sono le fabbriche, ma dove ci sono». Quindi bene sta facendo la Toscana, a creare un polo attrattivo per tutelare il proprio patrimonio che è «un patrimonio economico, regionale, italiano, europeo».

La Valley fuori dal guado. «L'obiettivo dell'incontro di oggi – ha detto l'assessore al diritto alla Salute Luigi Marroni – era quello di uscire da un'apparente contrapposizione: da un lato la necessità e il desiderio di attirare investimenti nella nostra Regione, avere una presenza qualificata di un'industria così importante, dall'altro il dover fare costantemente i conti con la spesa farnaceutica. Regione e Farmindustria insieme troveranno un modo di procedere per uscire da questa, ripeto apparente, contrapposizione. Per questo ci siamo dati appuntamento per rivedersi e iniziare insieme un percorso: da lunedì partiranno una serie di riunioni di lavoro. Da noi ci sono aziende di grande qualità e pregio, vogliamo creare un ambiente sempre più favorevole per ricerca e sviluppo».

Bandi per la ricerca al via. E che la Regione abbia ingranato la marcia già da tempo, oltre le parole ci sono fatti concreti a dimostrarlo. La Regione è l'unica ad aver fatto partire i bandi europei per la ricerca: «anticipando 80 milioni di risorse regionali per far partire i bandi, senza aspettare che l'Italia firmi gli accordi di partenariato che altri Paesi hanno già concluso». E la maratona di impegni coinvolge anche l'ambito delle sperimentazioni cliniche su cui la Regione si è portata avanti sul fronte dei permessi, in modo da facilitare la stipula dei contratti e partire il più presto possibile.