Imprese e mercato

Superfarmaco epatite C, c'è l'accordo: subito in terapia 30mila pazienti gravi, gli altri dovranno aspettare

di Lucilla Vazza

Forse è arrivata davvero al punto di svolta la trattativa lunga ed estenuante sul Sovaldi, il superfarmaco che cambierà la storia dell'epatite C. In un comunicato brevissimo, l'Aifa ha detto di aver chiuso con la produttrice Gilead, un accordo che «consentirà di trattare il più grande numero di pazienti in Europa, tenuto conto della più alta prevalenza della patologia in Italia». La terapia sarà subito disponibile per i primi 30mila pazienti, i più gravi, del nostro Paese. Gli altri 300mila idonei al trattamento, a fronte del milione e mezzo di italiani contagiati dal virus, dovranno attendere. Il prezzo del Sovaldi è stato infatti il grande scoglio della questione. In Europa, in Paesi come la Germania dove comunque l'incidenza della patologia è più bassa che da noi, per ogni paziente si pagano 58mila euro, ma l'elevatissimo numero di casi in Italia dovrebbe consentire un abbattimento - dai rumors di corridoio - fino al 50% del prezzo. Nel frattempo, Gilead ha attivato a proposito un indirizzo email (epatitec@gilead.com), a cui soltanto i medici possono inoltrare le richieste per i pazienti che rientrano nei criteri indicati.

Ricordiamo che Sovaldi è un trattamento realmente rivoluzionario perché in grado di eliminare il virus dal sangue del paziente (nel 90-100% dei casi) in sole 12 settimane di trattamento a casa, salvando così il fegato e regalando una nuova aspettativa di vita al malato. Il Sofosbuvir, nome del principio attivo, è già stato approvato negli Usa, dove è diventato in soli tre mesi la terapia che ha guadagnato di più nella storia di Big Pharma: 3,5 miliardi di dollari nel primo semestre per la Gilead, che aveva acquistato il farmaco dalla compagnia Pharmasset, poi acquisita dal colosso californiano. Negli States, la terapia costa 66mila euro, pari a 85mila dollari, e sono già 70mila i malati in cura.

Prezzo da stabilire caso per caso? Secondo il comunicato dell'Aifa ora la terapia verrà somministrata secondo criteri di appropriatezza, definiti dalla Commissione tecnico-scientifica della stessa agenzia, sulla base della gravità della patologia. «In realtà su 1,5 milioni di persone infette in Italia potenzialmente quelle trattabili sono 300-400mila - spiega Antonio Gasbarrini, uno dei fondatori di Alleanza contro l'Epatite, associazione che riunisce medici e pazienti - di questi però ce ne sono circa 30mila che avrebbero bisogno del farmaco subito, perchè hanno una cirrosi avanzata ma non al punto da non avere più alcun beneficio dalla terapia».

La fine della trattativa, sui cui termini le parti mantengono la riservatezza, era prevista prima dell'estate, ma uno stop chiesto dalla Gilead ha rinviato la procedura. I comitati sull'epatite delle Regioni dovranno a loro volta inserire la terapia nei prontuari regionali. «Questo è un passaggio cruciale - sottolinea Gasbarrini, epatologo del policlinico Gemelli di Roma -. Le associazioni si batteranno perchè il farmaco arrivi il prima possibile nelle Regioni con le stesse regole per tutti, anche per evitare migrazioni dei pazienti».

La questione del superfarmaco e di altre "pillole d'oro" è stata al centro di un lungo dibattito nella due giorni milanese dove erano presenti i ministri della Salute dei Paesi Ue. La stessa Beatrice Lorenzin aveva chiesto ai colleghi ministri di studiare regole comuni per fare massa e strappare alla Gilead un prezzo più equo per salvare due obiettivi cruciali: garantire le cure migliori a pazienti affetti da una malattia gravemente invalidante e a lungo corso e allo stesso tempo non mandare in cocci i sistemi sanitari nazionali con cure dai costi esorbitanti, insostenibili sui grandi numeri.