Imprese e mercato

Rapporto Assobiomedica 2014: «Stop a gare d'acquisto incentrate sul risparmio e alla disinformazione, più incentivi alla ricerca»

di Rosanna Magnano

«Ristabilire un equilibrio tra i parametri qualitativi e quelli economici, evitare standardizzazioni forzose che penalizzino le prestazioni cliniche e disincentivino ricerca e innovazione». Sono queste alcune delle priorità per il rilancio del settore dei dispositivi medici evidenziate da Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica, federazione che riunisce le imprese del settore. Un comparto che sul mercato interno ha subito una forte riduzione della domanda sia pubblica sia privata con una contrazione del 4% rispetto all'anno precedente e dell'11% negli ultimi 4 anni. Il punto è stato fatto oggi in occasione del convegno "Oltre la siringa. Dispositivi medici: solo costi o più salute?", organizzato a Roma dall'Associazione di Confindustria per presentare i dati del Rapporto 2014 su "Produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici in Italia".

I trend. Se da un lato la produzione tiene e si registra una buona crescita dell'export, a conferma della qualità della produzione nazionale, si rileva per contro un pesante calo del mercato domestico a valore, a fronte di un continuo incremento in quantità. Tra le tendenze negative anche una forte perdita di redditività, un calo degli investimenti in R&S e dell'occupazione.

«Occorre invertire il trend - continua Rimondi - che penalizza un settore che ha tutte le potenzialità per contribuire in modo straordinario alla ripresa del Paese: riconosciuta eccellenza clinica; importante capacità di innovazione; distretti produttivi ad alta specializzazione. Ma per attrarre gli indispensabili investimenti è determinante un'oculata politica di settore, che mostri un Paese in grado di sviluppare innovazione e di recepirla nel proprio mercato».

Tra le criticità: procurement incentrato su meccanismi che privilegiano troppo l'economicità del prezzo rispetto alla qualità, a danno non solo del
settore produttivo, ma anche delle prestazioni sanitarie. E una standardizzazione esasperata negli acquisti centralizzati che disincentiva la ricerca per la qualificazione e ela specializzazione dei prodotti.

Il sostegno alla ricerca sarebbe invece fondamentale. Sulla base di due priorità: «Offrire supporto a cluster e incubatori qualificati e specializzati - sottolinea il presidente di Assobiomedica - e garantire vantaggi fiscali e contributivi per l'impiego di ricercatori qualificati e collaborazioni industria/clinica/università».

A contribuire al danno, secondo Assobiomedica, c'è anche l'informazione «superficiale» di cui il settore è vittima. «Il mercato delle siringhe vale lo 0,02% della spesa sanitaria, ma è ormai il primo luogo comune della disinformazione sui dispositivi medici e sembra essere diventato la causa di tutti i mali della Sanità italiana», secondo Rimondi. I confronti di prezzo, invece, sottolinea, «richiedono valutazioni non viziate da pressapochismo, che includano fra gli altri parametri come data d'acquisto, servizi complementari, quantità richiesta, durata della fornitura, logistica correlata. Serve cioè una seria valutazione delle condizioni di fornitura, sempre assente, invece, nelle comparazioni mediatiche ad effetto. Ridurre gli investimenti in prodotti e apparecchiature mediche, quando la spesa in dispositivi medici rappresenta solo il 5,1% del Fondo sanitario nazionale, non significa tagliare gli sprechi, ma limitare ai cittadini l'accesso a cure innovative e rinunciare a un'eccellenza industriale, che potrebbe contribuire alla valorizzazione della Sanità del nostro Paese».

I numeri del settore. I dispositivi medici in Italia contano su 3.025 imprese con un fatturato medio di 6 milioni di euro. Gli addetti sono 54.000. Il 56% delle imprese si occupa di distribuzione, il 40% di produzione e il 4% di
servizi.

Le imprese sono fortemente concentrate in sei regioni del centro-nord, cui è riconducibile l'88% del fatturato totale: Lombardia; Emilia-Romagna; Lazio; Veneto; Toscana; Piemonte.

L'andamento del mercato interno ha subito una forte riduzione della domanda sia pubblica sia privata con una contrazione del 4% rispetto all'anno precedente e del 11% negli ultimi 4 anni

Ma se il fronte interno resta stagnante, le dinamiche dell'export sono positive. Nel 2013 le esportazioni sono aumentate del 2,8% (5,9 miliardi) e le importazioni sono diminuite dell'1,9% (6,8 miliardi) mantenendo nel complesso un saldo negativo (poco meno di 1 miliardo di euro).

Il tasso di innovazione è elevato. Due imprese su 3 hanno introdotto almeno una innovazione nel periodo 2010-2013. Una impresa su 2 ha depositato o acquisito brevetti nel periodo 2010-2013. E l'Italia è il 12° brevettatore nel ranking internazionale del settore (70.000 domande di brevetto).

Il settore dimostra comunque vitalità. Sono 255 le start-up e per il 27% si occupano di diagnostica in vitro, per il 21% di biomedicale strumentale; il 55% sono spin off universitari, ovvero frutto della ricerca pubblica. Il 33% haa meno di 2 anni, il 36% è stato incubato