Imprese e mercato

Ddl concorrenza, Farmacieunite e Assofarm: «Serve una riforma vera che anteponga la salute dei cittadini a logiche commerciali»

«I titolari di farmacia pubblici e privati vivono ore di forte preoccupazione in attesa del 20 febbraio, data che rischia di essere ricordata come la fine della farmacia quale punto di riferimento qualificato della sanità territoriale». L'ennesimo allarme è lanciato in una lettera a Governo e Regioni a firma congiunta da Farmacieunite Treviso e Assofarm.

«I contenuti della bozza del Ddl Concorrenza - si legge nella lettera -sembrano non tener conto del fatto che, a seguito del recente provvedimento del Governo Monti, tutte le Regioni hanno bandito i concorsi (e alcune pubblicato le graduatorie) per l'apertura di 3.000 farmacie, mettendo così a rischio l'apertura dei nuovi presìdi, individuati secondo logiche di pubblica utilità».

I firmatari della lettera citano il Patto per la Salute, che «indica per la farmacia un ruolo di rilievo nel processo di riordino delle cure primarie, come struttura del SSN fortemente integrata nel tessuto sociale; un presidio sanitario di prossimità che, in collaborazione proattiva e sinergica con il MMG, rappresenta un importante fattore di congiunzione tra territorio e ospedale, a supporto dei pazienti cronici e fragili, in grado di generare risparmi, limitando gli accessi impropri al Pronto Soccorso ed evitando ricoveri inutili».

«In tutte le Regioni, sono stati attivati servizi funzionali alla razionalizzazione del sistema sanitario (prenotazione degli esami, pagamento ticket, restituzione dei referti) - continua la lettera - un passo concreto nella direzione di un maggior coinvolgimento delle farmacie nella "presa in carico del paziente" a supporto di tutto il sistema socio-sanitario.
Ma il ruolo della farmacia rappresentato nel Patto per la Salute, risulta in netta antitesi con la liberalizzazione prospettata dal nuovo DDL Concorrenza; che induce le farmacie verso meccanismi concorrenziali basati su logiche meramente economiche, le quali - invece che allargare la tutela di salute pubblica dei cittadini - abbassano la qualificazione dell'offerta, producendo effetti negativi sulla spesa sanitaria pubblica complessiva».

I farmacisti chiedono al Governo una riforma vera. «In un sistema già fortemente in crisi - concludono Assofarm e Farmacieunite - quello che ci spettiamo, da un Governo che delle riforme ha fatto una bandiera, non è un provvedimento sommariamente liberalizzante, ma una riforma vera, che anteponga la salute dei cittadini alle logiche commerciali e che mantenga per la farmacia un ruolo di riferimento per il benessere e la salute, non di soggetto costretto a competizione commerciale».
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