Imprese e mercato

Aiop: senza tecnologie l'Italia rischia di finire tra i paesi di serie B

«L'Italia sta progressivamente riducendo il suo livello tecnologico in sanità. Non è in grado di impiegare tutte le tecniche diagnostiche più avanzate negli ospedali della Penisola. Rispetto alla Germania siamo con il fiato corto. E questo accade, certamente a livelli diversi, in tutte le regioni». E' la denuncia che arriva da Gabriele Pelissero, presidente nazionale Aiop (Associazione nazionale di ospedalità privata), che in un incontro a Roma si è detto fortemente preoccupato. «Quello italiano - sottolinea - è un servizio sanitario dal costo contenuto rispetto ai vicini europei. Ma dopo una lunga stagione di tagli, con lo slogan di 'far cassa di si puo', ora ci troviamo a fare i conti con una serie di problemi reali. Se il Paese perde il possesso delle tecnologie più avanzate, infatti, si impoverisce e non ha più il know-how necessario per gestirle in futuro». Insomma, la frenata può costare cara alla sanità italiana, con la ricerca che «corre e ogni anno offre ai medici importanti novità diagnostiche e terapeutiche. Che però bisogna saper gestire. Innovazione e conoscenza sono fondamentali. Il rischio è quello di essere tagliati fuori».

Pelissero lo dice senza mezzi termini: «Il confine fra il gruppo di Paesi di serie A e quelli di serie B, che cioè curano male i loro pazienti, è netto. Dobbiamo decidere da che parte vogliamo stare». Bene ha fatto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dunque, «a difendere ostinatamente due principi del Patto per la Salute: la stabilizzazione della spesa con una prospettiva pluriennale e risorse costanti, e soprattutto il fatto che i risparmi della sanità di reinvestono in salute. Ma questo settore non va abbandonato, l'innovazione va inseguita. Altrimenti - avverte - pagheremmo un prezzo altissimo».

Il rischio, evidenzia Pelissero, «è che il Patto venga 'rimangiato'. Il governo infatti con la Legge di Stabilità chiede ulteriori risparmi alle Regioni, che - ricorda - minacciano di tagliare i 'soliti noti': spesa farmaceutica e prestazioni del privato. Insomma, non gli sprechi ma le prestazioni. Questo ovviamente ci penalizza, ma il punto è che si potrebbe decidere di mantenere comunque gli sprechi, che ci sono».