Imprese e mercato

Farmaci: l'India strappa il primato all'Italia sui principi attivi e Squinzi chiede un taglio alla burocrazia

I principi attivi farmaceutici sono tra i settori industriali protagonisti del nuovo Made in Italy tecnologico. Vere e proprie eccellenze che, secondo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, vanno sostenute «anzitutto da una semplificazione normativa e, in generale, da una nuova cultura industriale nella burocrazia. In un settore fortemente regolato come quello chimico-farmaceutico, occorre essere consapevoli che ritardi e incertezze incidono sui costi operativi e sulla competitività delle aziende assai più del costo del lavoro». E i ritardi si fanno sentire come è emerso nel corso del forum di Aschimfarma, l'Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese produttrici di materie prime e intermedi per l'industria farmaceutica.

Un business miliardario Con oltre 3 miliardi di euro l'anno di fatturato, quasi 10 mila addetti e l'85% della produzione destinato all'esportazione (40% negli Usa, 36% in Europa, 18% in Giappone), infatti, il settore delle materie prime farmaceutiche in Italia è stato a lungo leader mondiale. Recentemente però il primato è passato all'India, favorita soprattutto da un quadro normativo meno stringente che consente una politica di prezzo fortemente competitiva. E la clientela internazionale ha cambiato le rotte dello shopping.«Produrre senza standard qualitativi di alto livello comporta costi notevolmente inferiori, ma il risultato non è sempre garantito - ha dichiarato Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma -. Le nostre imprese non chiedono certo minori controlli. Riteniamo anzi che l'eccellenza delle nostre produzioni risieda nell'applicazione puntuale delle "norme di buona fabbricazione", obbligatorie in Italia ma non nei Paesi extra Ue, che possono così vendere a prezzo inferiore prodotti non certificati, e a volte purtroppo con profili di sicurezza inadeguati. Una concorrenza sleale per noi e un rischio per i consumatori».</p><p>Da circa un anno però, secondo Baccalini, con il recepimento della Direttiva europea 2011/62/UE sulla contraffazione dei farmaci, qualcosa sta cambiando.

La qualità del made in Italy L'effetto asiatico sembra attenuarsi e le multinazionali del farmaco tendono ora a consolidare rapporti di business a medio e lungo termine con i produttori europei e soprattutto italiani, che garantiscono assoluta purezza dei principi attivi grazie ad altissimi standard di produzione. «E' un segnale forte - sottolinea il presidente di Aschimfarma - che deve essere sostenuto non solo per la crescita del comparto farmaceutico nel suo complesso ma quale elemento di sviluppo e crescita economica del Paese». L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) conferma che le imprese hanno imboccato la strada giusta. «La normativa italiana riconosce l'importanza del controllo della produzione e dell'importazione di sostanze attive - ha affermato Isabella Marta, coordinatore Area ispezioni e certificazioni dell'Aifa - e infatti ha anticipato di molti anni il quadro regolatorio europeo introdotto dalla direttiva anticontraffazione, contribuendo alla crescita di un sistema industriale la cui leadership è riconosciuta a livello internazionale». La stessa Aifa, attraverso una collaborazione costante con le diverse Autorità europee ed internazionali, negli ultimi anni ha consolidato il suo impegno ed il suo ruolo di primo piano tra le agenzie del settore.