Europa e Mondo

Nuovo monito dell'Oms: «I progressi nella salute degli europei sono minacciati dai tagli alla spesa sanitaria associati alla crisi»

di Barbara Gobbi e Manuela Perrone

La crisi economica potrebbe minacciare i progressi registrati nella speranza di vita in Europa se i Governi decidessero di tagliare ancora i loro budget per la sanità. Dopo l'Osservatorio europeo sulle politiche e i sistemi sanitari, anche l'Organizzazione mondiale della sanità, nel Rapporto europeo sulla salute 2012 pubblicato oggi, insiste sui rischi delle politiche di austerity. «Uno scenario possibile e che minaccia i progressi costanti ottenuti in materia di speranza di vita in Europa - si legge nel dossier - potrebbe realizzarsi se alle crisi economiche e sociali si associassero delle riduzioni alle spese per la sanità».

In quasi 170 pagine, il rapporto (il cui sottotitolo è "tracciare la strada per il benessere") evidenzia come la salute dei quasi 900 milioni di abitanti dei 53 Paesi analizzati sia progressivamente migliorata, nonostante permangano grandi differenze tra uno Stato e l'altro: la speranza di vita alla nascita è cresciuta di ben cinque anni dal 1980, raggiungendo i 76 anni nel 2010 (dal massimo di 82,2 anni al minimo di 68,7 anni, con le donne più longeve ovunque). Secondo le proiezioni, entro il 2050 l'aspettativa salirà ancora fino a raggiungere 81 anni.

Anche la mortalità è in calo dappertutto, raggiungendo nel 2010 il tasso standardizzato di 813 decessi per 100mila abitanti. La mortalità infantile in Europa è la più bassa del mondo: 7,3 per mille nati vivi nel 2010, il 53% in meno rispetto a vent'anni prima.
Sono le malattie croniche il primo big killer, responsabili di circa l'80% delle morti in Europa: la metà è legata alle malattie cardiovascolari, seguite dai tumori (il 20%).

È un'Europa a tante velocità quella raccontata dal report triennale messo a punto dall'ufficio regionale dell'Oms. E se in generale il Vecchio Continente presenta indicatori di tutto rispetto, con eccellenze mondiali come, appunto, l'incremento di 5 anni nella speranza di vita tra 1980 e 2010 e il crollo del 54% dal 1990 della mortalità infantile, la più bassa in tutto il pianeta con 7,9 per mille nati vivi, molte sono le lacune da colmare.
«Ci sono disuguaglianze persistenti e diffuse in tutta la Regione – avverte il direttore generale per l'Oms Europa Zsuzsanna Jakab - e sul fronte della salute in alcuni casi si registra un peggioramento. Questo è ingiusto e deve essere una priorità per noi per affrontare la questione collettivamente».
Primo obiettivo sarà quindi abbattere le disuguaglianze nei miglioramenti, per livellare le statistiche che mostrano iniquità sia all'interno dei confini nazionali che tra Paesi. Paesi che in tutto sono 53 e che totalizzano un esercito di 900 milioni di persone, sempre più anziane. Entro il 2050 gli over 65, ricordano infatti gli estensori del rapporto, raggiungeranno il 25% della popolazione. Un dato che inevitabilmente, come negli ultimi anni non si stancano di ripetere, plasmerà le priorità per la salute così come gli obiettivi di salute e le scelte di cura. Dall'altra parte, c'è la massa dei 73 milioni di migranti che vivono in Europa: giovani ma quasi sempre poco abbienti e non di rado alle prese con un vero e proprio percorso a ostacoli nell'accesso al diritto alla salute.

Anche gli immigrati, però, dovranno essere resi protagonisti di quello che è il secondo messaggio forte lanciato dal Report, insieme all'abbattimento delle disuguaglianze di salute: il perseguimento di quel benessere che la strategia Health 2020, approvata nel settembre scorso da 53 Stati membri intende come uno stato di salute completa: fisica, mentale e sociale". Per la prima volta in 60 anni e più l'Ufficio regionale per l'Europa si sta concentrando sulla definizione di metodi per misurare il benessere e svilupperà un obiettivo regionale e gli indicatori correlati entro la fine del 2013. La tabella di marcia include un modello di collaborazione per raccogliere, analizzare e utilizzare i dati sanitari a livello regionale, con un programma di ricerca che migliori l'utilizzo delle informazioni a sostegno delle politiche per migliorare la salute e il benessere.

Ma raggiungerlo, il benessere, è impresa più facile a dirsi che a farsi. Un contributo potrebbe arrivare da disparità meno evidenti sul fronte del reddito annuo pro capite, che continua a oscillare tra i 715 e i 105.000 dollari americani. E la crisi - di cui per altro il report con i suoi dati fermi al periodo 2009-2010 non riesce del tutto a dar conto – certo ha peggiorato status e livelli di salute.

I gap incidono direttamente sulle condizioni di salute. Se la mortalità decresce ovunque, i tassi continuano a essere alti nella regione orientale e decisamente bassi nell'area occidentale. Idem per la tubercolosi e per i fattori di rischio legati agli stili di vita, per il consumo di tabacco e di alcol. Quest'ultimo vera e propria piaga, anche come fattore responsabile di buona parte degli incidenti stradali mortali registrati nelle capitali europee. I dati di sintesi dicono che all'alcol sono imputabili circa il 6,5% di tutte le morti nella regione, mentre il "vizio" del fumo da tabacco inciderebbe sulla salute del 27% della popolazione di 15 anni e più.
Più in generale, le malattie non trasmissibili sono responsabili di oltre l'80% dei decessi. Il cancro è però diventato la prima causa di morte prematura, cioè prima dei 65 anni, in 28 dei 53 Paesi.
Le malattie infettive mostrano un deciso decremento, a partire dalla riduzione del 30% nella mortalità per Tb, dopo l'incremento degli anni Novanta. Resta la minaccia della co-infezione con l'Hiv, soprattutto nelle aree caratterizzate da una multi-resistenza ai farmaci. L'incidenza dell'Aids è in calo in tutte le sub regioni, a dimostrazione dell'importanza cruciale che assumono trattamenti incisivi.