Europa e Mondo

«Le politiche di austerity presentano il conto ai bambini». Lo dicono i risultati dell'indagine Unicef in 29 Paesi ricchi. E l'Italia si piazza al 22° posto

di Barbara Gobbi

La Report card 11 presentata oggi a Roma dall'Unicef non lascia spazio a dubbi: a indagare il benessere dei bambini in 29 Paesi ricchi emerge chiaramente come siano penalizzati i piccoli che vivono nell''Europa meridionale, la più colpita dalla crisi. Tra questi Grecia, Spagna, Portogallo e la stessa Italia, che si piazza al 22° posto. I Paesi Bassi e Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia sono ai primi posti nella classifica.

«Molti governi affermano di dover risolvere la questione del debito per non lasciare questo carico alla generazioni future - ha sottolineato da Ginevra Chris de Neubourg, responsabile del centro di ricerca politica e sociale dell'Unicef -. Ma se questa riduzione delle spese colpisce l'istruzione o le famiglie a basso reddito il conto viene presentato oggi ai bambini». Una situazione cui va posto immediatamente riparo, secondo il presidente del Senato Pietro Grasso intervenuto a Roma alla presentazione dell'indagine.

Il rapporto esamina i cambiamenti avvenuti nelle condizioni dei bambini nel decennio 2000-2010 in 29 Paesi, alla luce di cinque criteri: benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamenti e rischi; condizioni abitative e ambientali. I Paesi Bassi mantengono la posizione di leader indiscusso e sono l'unico Paese classificato tra i primi cinque in tutte le aree del benessere dei bambini, seguito da Norvegia, Islanda, Finlandia e Svezia. Al 29esimo e ultimo posto si piazza la
Romania. Gli Stati Uniti si piazzano al 26 posto, perchè figurano negli
ultimi tre posti in tutte e cinque le categorie considerate. Il
Paese che registra i maggiori progressi è il Regno Unito, passato
dal 21esimo posto nel 2007 al 16esimo. Un miglioramente che
dimostra come la povertà infantile «non sia inevitabile, ma
dipende dalle scelte politiche», sottolineano gli esperti Unicef. «Il confronto internazionale - si legge ancora nel rapporto - dimostra che la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, ma dipende dalle scelte politiche e che alcuni Paesi stanno facendo molto meglio di altri nel proteggere i bambini più vulnerabili».

«Preoccupa la situazione del nostro Paese – ha dichiarato il presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera –: nella classifica complessiva sul benessere dei bambini, costruita sulla media di cinque diverse aree di indagine, occupa il 22° posto su 29 Paesi. Nello specifico, l'Italia è al 23° posto nell'area del benessere materiale, al 17° posto nella salute e sicurezza, al 25° posto nell'istruzione; al 21° posto per quanto riguarda le condizioni abitative e ambientali. In Italia il 17% dei bambini, pari a circa 1.750.000 minorenni, vive sotto la soglia di povertà. L'Italia ha anche il più alto tasso "Neet" (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l'11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione».

Secondo il presidente del Senato Pietro Grasso serve un intervento immediato per migliorare le condizioni dei piccoli. Italiani e non solo: «Mi troverete in maniera concreta e fattiva a difendere quei bambini che a tutti gli effetti, per lingua, istruzione e tradizione si sentono italiani», ha tenuto a precisare Grasso. E più in generale «è indispensabile un'inversione di rotta. La spesa pubblica, soprattutto quella destinata ai minori, non è un costo, ma un investimento fondamentale che paga sia in termini di tutela di diritti che in un'ottica di razionalizzazione e risparmio per il futuro. Occorre una mobilitazione sociale e culturale, che aiuti a vedere i bambini
come i cittadini e individui dotati di diritti propri, non semplici appendici della propria famiglia, di cui seguono inevitabilmente il destino».