Europa e Mondo

Report Ecdc su 50 malattie trasmissibili: nell'Ue più spazio a prevenzione e vaccini

di Rosanna Magnano

Rafforzare la sorveglianza dell'influenza stagionale negli ospedali e migliorare la rete di coordinamento a livello europeo, aumentare la distribuzione dei vaccini e monitorare lo sviluppo della resistenza agli antibiotici. Migliorare la diagnosi precoce e il trattamento delle forme di tubercolosi multiresistente, soprattutto tra i gruppi più svantaggiati della popolazione e tra le persone colpite da Hiv. Potenziare la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, garantire la sicurezza microbiologica degli alimenti crudi e l'igiene dei prodotti pronti per il consumo. Sono solo alcune delle indicazioni che emergono dal Report annuale di sorveglianza su 50 patologie dell'European centre for disease prevention and control. Il rapporto presenta l'analisi dei dati di sorveglianza sul 2010 nei 27 Stati membri dell'Ue più tre Paesi del See.
Tubercolosi. La tubercolosi (Tb) rimane un'infezione piuttosto diffusa che causa oneri importanti per i sistemi sanitari europei con circa 74mila casi notificati nell'ultimo anno (il 25% circa riguarda stranieri provenienti soprattutto da Asia e Africa). Il tasso globale continua a diminuire di circa il 4% annuo. I Paesi a maggiore incidenza sono Romania, Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria e Portogallo. Diminuisce anche il tasso di coinfezione con l'Hiv (6%). Ancora insoddisfacenti gli esiti delle terapie con risultati di successo al di sotto degli obiettivi europei. La proporzione di Tb multiresistente (frequente nei Paesi baltici) nel 2010 è stato del 4,6% e quindi leggermente inferiore rispetto al 2009. Tuttavia, un maggior numero di questi casi sono stati caratterizzati come ampiamente resistenti ai farmaci (13%). Necessaria per l'Ecdc la tempestività e la completezza di rilevamento; la sensibilità e la qualità dei sistemi di sorveglianza devono essere continuamente migliorati, soprattutto attraverso un migliore collegamento tra laboratorio e medico. La Tb è più diffusa tra i gruppi svantaggiati ed emarginati, tra cui i migranti, i senza tetto, i poveri nei centri urbani, i detenuti, persone infette da Hiv e i tossicodipendenti. Più attenzione deve essere quindi dedicata alla sorveglianza, alla diagnosi precoce e al trattamento efficace della Tb tra questi gruppi.
Hiv e malattie a trasmissione sessuale. Le infezioni a trasmissione sessuale restano tra i principali problemi di salute pubblica nell'Ue. Il numero totale di nuovi casi di Hiv si è stabilizzato a circa 28mila l'anno, anche se l'epidemiologia dei gruppi a rischio varia tra Paesi. Gli uomini che fanno sesso con uomini è il gruppo che presenta il maggior numero di casi (38%), seguiti da coloro che hanno acquisito il virus attraverso rapporti eterosessuali (24%), e consumatori di stupefacenti (4%). La trasmissione da madre a figlio, tramite infezioni nosocomiali, trasfusione di sangue o altro rappresentano l'1% dei casi. I casi di Hiv tra gli uomini che fanno sesso con gli uomini sono aumentati del 39% tra il 2004 e il 2010, i casi acquisiti da eterosessuali sono rimasti relativamente stabili, mentre i casi negli altri gruppi a rischio hanno continuato a diminuire. Tuttavia, sia la Grecia e la Romania hanno comunicato un grande aumento di Hiv tra i consumatori di stupefacenti nel 2011. Il numero di diagnosi di Aids segnalati ogni anno è diminuito della metà tra il 2004 e il 2010. Il numero di persone che vivono con l'Hiv è in continuo aumento, un riflesso del miglior accesso ai trattamenti e alle cure.
Per quanto riguarda le altre infezioni sessualmente trasmissibili, la Chlamydia è la più frequente, con più di 340.000 casi segnalati nel 2010 (tre quarti tra i giovani, soprattutto donne). I tassi riportati sono più che raddoppiati nel corso degli ultimi 10 anni, il che riflette in parte le misure adottate dagli Stati membri per migliorare la diagnosi e la segnalazione di infezione, tra cui la ricerca attiva dei casi. Programmi di controllo completi, mirati in particolare ad adolescenti e giovani adulti, sono necessari, secondo l'Ecdc, per ridurre il peso di questa infezione in Europa.
Stabili i tassi riportati per la gonorrea e la sifilide. Anche se per la gonorrea, aumenta la resistenza agli antibiotici. In diversi Paesi si segnalano forti aumenti dei tassi di sifilide associati a casi tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini.
Malattie trasmesse lungo la catena alimentare. Le infezioni da Campylobacter sono le più frequenti infezioni gastrointestinali nell'Ue. I tassi riportati sono in aumento, la maggior parte dei casi sono sporadici, con alti picchi stagionali in estate. La carne di pollame è considerata la più importante fonte di origine alimentare dell'infezione, spiegando il 20-30% dei casi umani di Campylobacter.
L'infezione da Salmonella è la seconda malattia gastrointestinale in tutta l'Ue. L'incidenza di infezione da Salmonella è stata in costante calo dal 2004, in parte grazie ai maggiori controlli dell'Ue negli allevamenti di pollame. Tuttavia, i focolai di Salmonella sono ancora molti. Le malattie parassitarie come la criptosporidiosi e giardiasi, sono cause relativamente comuni di infezioni gastrointestinali in Europa, ma sono soggetti a sottostima e sotto-segnalazione. Essi sono spesso associati al trattamento insufficiente delle acque di approvvigionamento. Da segnalare il grande focolaio di Cryptosporidium a Östersund in Svezia nel 2010-11. La più grande epidemia di infezione da Escherichia coli (Stec) si è verificata in Germania nel 2011, a causa di un nuovo tipo di Stec correlato al consumo di germogli contaminati. Il caso, per l'Ecdc, sottolinea la necessità di misure di controllo per garantire la sicurezza microbiologica degli alimenti crudi e l'attenta igiene nella gestione di prodotti pronti per il consumo alimentare. Fondamentale in casi simili, una comunicazione rapida ed efficace tra autorità sanitarie e per la sicurezza alimentare, sia all'interno dei singoli Stati che tra i diversi Paesi. I ceppi Stec più usuali hanno continuato a causare epidemie in tutta Europa. Un certo numero di infezioni gastrointestinali sono comuni solo in alcuni Paesi e regioni all'interno dell'Ue, a seconda del profilo produttivo degli allevamenti.
Malattie emergenti e trasmesse da vettori. Tifo e paratifo, così come il colera sono malattie rare in Paesi Ue, ma l'epidemiologia riflette i modelli di spostamento da Paesi dove queste malattie sono endemiche. Sono emergenti le malattie trasmesse da un vettore o attraverso i viaggiatori infetti di ritorno da Paesi in cui alcune di queste malattie sono endemiche, in particolare la malaria, la febbre dengue e chikungunya. Tassi di malaria rimangono stabili, mentre dengue e chikungunya sono in aumento. In Spagna, Belgio e Grecia sono stati segnalati casi indigeni di malaria nel 2010, e un focolaio di malaria si è verificato nel Grecia nel 2011. Due casi indigeni di febbre dengue e due di chikungunya sono stati segnalati dalla Francia nel 2010. In Italia, i casi di dengue sono quintuplicati, passando da 10 nel 2009 a 51 nel 2010 e a livello europeo è passata da 522 a 1.622 casi. La febbre del Nilo occidentale riemerse in Grecia nel 2010 e sta diventando sempre più frequente nel Sud-Est. Parte di questo aumento è dovuto al miglioramento della sorveglianza.
Malattie prevenibili attraverso vaccini. L'epidemiologia del morbillo in Europa continua a peggiorare. I casi nel 2010 sono arrivati a 29.705 rispetto ai 4.172 del 2009. Il 74% dei casi si è concentrato in Bulgaria (22.005), ma casi e focolai sono stati riportati da diversi paesi dell'Ue, in aumento i casi anche in Italia. L'impegno per eliminare il morbillo e la rosolia indigeni è stato rinnovato per il 2015, ma non sarà raggiunto se non si metteranno in campo interventi efficaci per aumentare la copertura vaccinale. La maggior parte delle altre malattie prevenibili da vaccino ha continuato a indicare un trend decrescente o stabile. L'Italia è stata un'eccezione per 57 casi di tetano segnalati. La mortalità e la disabilità causati dal meningococco continuano a essere notevoli, anche se l'incidenza resta bassa (0,73 ogni 100mila abitanti), in costante declino rispetto al picco di 1,9 registrato nel 1999. La parotite, nonostante sia possibile prevenirla tramite vaccinazione è ancora piuttosto frequente in Europa, con un'incidenza di 1,98 ogni 100mila abitanti. I tassi più elevati sono riportati da Repubblica Ceca, Regno Unito e Olanda.