Europa e Mondo

Report Oms: così ricerca e sviluppo rendono più equa la salute

Il successo delle zanazariere trattate con insetticida nella prevenzione della malaria nell'Africa sub sahariana; la telemedicina che consente le cure pediatriche in aree devastate dalla guerra in Somalia, la terapia antiretrovirale per il trattamento dell'Hiv, la riforma sanitaria in Messico che ha garantito con il seguro popular assistenza sanitaria anche ai poveri. Sono alcuni casi-studio che dimostrano quanto conti la ricerca - sia clinica, tecnologica o economica - nell'accelerare, a livello globale, i progressi della copertura sanitaria universale. L'analisi è illustrata ampiamente nel Report 2013 dell'Oms sulla ricerca per la copertura universale dell'assistenza sanitaria.

Dodici casi studio. Un ruolo cruciale, quello della ricerca, sia locale che globale, per migliorare la salute e il benessere. Dalla prevenzione e dal controllo di specifiche malattie al miglior funzionamento dei sistemi sanitari. I risultati dei 12 progetti illustrati nel report sottolineano la necessità di sviluppare e sostenere attività di indagine a livello locale per focalizzare l'attenzione sui fattori specifici dei singoli Paesi.

Il trend è positivo. Il rapporto rivela infatti che l'investimento medio nazionale nel campo della ricerca, nei Paesi a basso e medio reddito, è cresciuto del 5% ogni anno. Una tendenza più evidente nelle economie emergenti come Brasile, Cina e India, Paesi che hanno tutti abbracciato il concetto di copertura sanitaria universale. E aumentano anche le collaborazioni internazionali di ricercatori provenienti da Paesi a basso e medio reddito: dal 2000 al 2010, per esempio, la quota globale di ricercatori cinesi come co-autori di progetti oggetto di pubblicazioni è aumentata dal 5% al 13 per cento.

Nodi da sciogliere. Nonostante questi passi avanti, la copertura dei servizi sanitari e di protezione dal rischio finanziario attualmente è ben lontana dalla copertura universale. Così quasi la metà di tutti i sieropositivi che potrebbero beneficiare della terapia antiretrovirale ancora non la riceve, e circa 150 milioni di persone precipitano in una crisi finanziaria irreversibile perché costrette a pagare di tasca propria i servizi sanitari.

Tre i messaggi chiave promossi dal Report. La copertura sanitaria universale, con il pieno accesso a servizi di alta qualità per la promozione della salute, la prevenzione, la cura, la riabilitazione, la palliazione e la protezione dai rischi finanziari, non può essere raggiunta senza l'ausilio dalla ricerca, che ha il potere di trovare risposte a una vasta serie di questioni sul miglioramento della salute umana, il benessere e lo sviluppo. Tutte le Nazioni dovrebbero essere produttori e consumatori di ricerca; la creatività e le competenze dei ricercatori dovrebbero essere utilizzate per rafforzare le indagini non solo a livello accademico ma anche nei programmi di salute pubblica e nella fornitura di servizi sanitari. Infine lo snodo più importante: le risorse. La ricerca finalizzata alla copertura sanitaria universale richiede sostegno nazionale e internazionale e il migliore uso delle limitate risorse esistenti.

Investimenti sanitari ad alto rendimento. Ma bisogna anche tener conto del fatto che investire in ricerca produce un ritorno economico eccezionale. In una relazione preparata negli Stati Uniti per valutare il rendimento della ricerca sulla riduzione della mortalità, soprattutto per malattie cardiovascolari, è stato calcolato che i rendimenti monetari si sono aggirati intorno ai 1.500 miliardi di dollari tra il 1970 e il 1990. I ritorni sono stati pari a 20 volte l'investimento annuo. Uno studio simile in Australia, ha dimostrato come ogni dollaro investito in ricerca e sviluppo della salute producesse un rendimento di 2,17 dollari. Un tasso superato solo dal settore minerario. Da uno studio condotto in Gran Bretagna è stato infine calcolato un rendimento annuo del 39% per la ricerca cardiovascolare e sulla salute mentale in un periodo di 17 anni.

LEGGI L'ANALISI COMPLETA SU IL SOLE 24 ORE SANITA' n. 33/2013