Europa e mondo

Appalti, criminalità e condizionamenti dell'industria: la sanità corrotta nel mirino dell'Ue. L'Italia preoccupa

La sanità è uno dei settori più vulnerabili alla corruzione, «soprattutto con riferimento agli approvvigionamenti e all'industria farmaceutica». E, nonostante gli sforzi di alcuni Paesi per cambiare rotta, i risultati tangibili sono scarsi. Parola della Commissione europea, che nel suo primo rapporto dedicato alla corruzione presentato oggi a Bruxelles da Cecilia Malmström punta il dito contro le troppe opacità che favoriscono il malaffare anche in ambito sanitario.

L'Italia preoccupa in modo particolare, anche gli stessi italiani che si dicono certi al 97% (superati soltanto dai greci con il 99%) che la corruzione dilaghi nel Paese. Bruxelles mette sotto accusa i «legami tra politici, criminalità organizzata e imprese», e lo «scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo». A causa della corruzione, come ha stimato la Corte dei conti, il nostro Paese brucia 60 miliardi, il 4% del Pil (la metà del totale mandato in fumo nell'intera Europa comunitaria). La ricetta di Bruxelles è variegata: l'Ue ci suggerisce di rafforzare la legge anticorruzione, che «lascia varie questioni irrisolte», come prescrizione, autoriciclaggio, falso in bilancio, e voto di scambio; e di smettere di adottare «leggi ad personam», come quelle che in passato hanno ostacolato l'efficacia dei processi (dal legittimo impedimento alla depenalizzazione del falso in bilancio, dal Lodo Alfano alla ex Cirielli).

Si raccomanda inoltre di mettere mano al conflitto d'interessi, garantendo un sistema uniforme, indipendente e sistematico di verifica, con relative sanzioni deterrenti. E di rafforzare il quadro giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti, soprattutto per donazioni e consolidamento dei conti. Nel report si fa esplicito riferimento agli scandali degli ultimi anni, ai tantissimi Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, al «parlamentare indagato per collusione col clan camorristico dei Casalesi» (Nicola Cosentino, che però non è citato).

La Commissione loda però gli «sforzi» per tentare di arginare il fenomeno, al punto da far rilasciare al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, un commento decisamente ottimista: «Il report dell'Unione europea sulla corruzione in Italia riconosce che il nostro Paese ha fatto passi in avanti "significativi" nella lotta contro questo fenomeno. Soprattutto viene affermato il cambio di prospettiva: la
centralità che hanno assunto le politiche di prevenzione e di responsabilità all'interno della pubblica amministrazione e della classe politica, per "bilanciare il fardello della corruzione"».

L'Ue benedice, ad esempio, la norma sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo dopo condanne definitive, applicata «nel caso della decadenza da senatore di un ex premier» (anche Berlusconi è evocato senza essere citato). Ma boccia le disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, e raccomanda di potenziare l'Autorità anticorruzione.

Francesco Macchia, presidente dell'Istituto per la promozione dell'etica in sanità, chiede che la sanità sia «priorità nella lotta al malaffare» e auspica che questo tema sia messo al centro dell'azione politica nel semestre italiano di presidenza Ue. La Commissione - ricorda Macchia - «invita esplicitamente a "risolvere i conflitti d'interesse e a trovare un meccanismo per mettere sotto controllo la spesa pubblica locale e regionale. Due temi particolarmente attuali per questo settore. La sanità rappresenta infatti una quota preponderante dei bilanci regionali e la spesa troppo spesso fuori controllo rende non più procrastinabile l'approvazione di regole in grado di mettere al riparo il diritto alla salute dal malaffare e dai reati contro la pubblica amministrazione».