In Parlamento

Salute mentale: alt degli psichiatri Sip alla «non riforma» in discussione alla Camera

di Red. San.

«Una "non riforma", impossibile da realizzare, senza risorse adeguate, che vende per novità soluzioni vecchie e già fallite sul campo, che mortifica i medici e i pazienti, che legifera dove invece è il medico a dover decidere». Sono parole dure quelle che arrivano dalla Società italiana di psichiatria (sip) contro la proposta di legge "Ciccioli" all'esame della commissione Affari sociali della Camera. La posizione degli psichiatri è contenuta anche in un documento approvato alla conferenza delle sezioni regionali della Sip, che sarà al centro dell'attenzione del 46° Congresso nazionale della Società in programma a Milano dal 7 all'11 ottobre.


«Alla lettura delle disposizioni siamo rimasti di sasso - spiega il presidente, Eugenio Aguglia - perché ci siamo trovati di fronte a uno stravolgimento di quanto avevamo proposto in occasione dei rarissimi incontri in commissione. Siamo in una situazione incredibile in cui una materia delicatissima, che coinvolge pazienti, famigliari e tutta la società, è stata trattata senza ascoltare le esperienze e i consigli della più grande società scientifica che si occupa di disturbi mentali».


Aguglia continua: «Un brivido ci è sceso lungo la schiena quando abbiamo letto, nell'articolo 8, che lo psichiatra è costretto ad informare dello stato di salute mentale del paziente e sulle eventuali cure, il coniuge, i genitori, i fratelli, i figli maggiori di età, senza considerare le possibili situazioni familiari, sospendendo di fatto le norme esistenti sulla riservatezza dei dati sanitari e sulla privacy, peraltro garantite a livello costituzionale e internazionale».


Le criticità del testo unificato - dicono gli psichiatri - sono moltissime. «Già la scelta di varare una legge specifica sull'assistenza psichiatrica al di fuori del quadro giuridico complessivo che regola l'assistenza sanitaria realizza di fatto una pesante stigmatizzazione dei malati affetti da malattia mentale rispetto agli altri. Sembra di tornare indietro di qualche decennio. Anche alcune "soluzioni" prospettate mostrano pochissima conoscenza della situazione attuale, come nel caso dell'istituzione di "equipe mobili 24 ore su 24" che sono già state sperimentate a costi altissimi senza apprezzabili risultati».


Sul Tso giudizio ancora più pesante. «Incredibile - sottolinea il presidente Sip - anche il caso del trattamento sanitario obbligatorio (che cambia immotivatamente nome in "necessario") - che modificato senza riferimento ad alcuna base scientifica o epidemiologica, inserendo come possibilità anche la riabilitazione al domicilio del paziente o in strutture private che diventano "carceri" a tutti gli effetti perché mai avranno interesse a dimettere i pazienti anche se guariti. Anche altri punti testimoniano un atteggiamento di assoluta sfiducia verso le capacità professionali degli psichiatri italiani e di stigmatizzazione verso le persone malate. Diventa infatti impossibile essere considerati "per legge" incapaci di svolgere il proprio lavoro, o di essere ridotti "per legge" a incapaci di fare diagnosi e ben operare nei tempi e nei modi necessari. Né possiamo accettare di vedere i nostri pazienti considerati come una categoria di cittadini a parte, tutti uguali a prescindere dalle caratteristiche cliniche e della condizioni mediche».