In Parlamento

Decreto Balduzzi: cambia l'intramoenia. L'articolo 1 sarà riscritto dal Governo

Via libera della commissione Affari sociali al capitolo intramoenia contenuto nel decreto sanità. La commissione, in seduta notturna ha affrontato l'articolo 3, sulla responsabilità dei medici e le assicurazioni. I relatori, Lucio Barani e Livia Turco, hanno presentanto un emendamento che riformula diversi emendamenti presentati dai deputati e che obbliga "tutte le strutture pubbliche e private accreditate" a stipulare una polizza che copra in sede civile la condotta colposa degli operatori sanitari o degli amministratori per carenze organizzative o per in assenza di protocolli per il risk management.

I relatori avevano presentato anche un emendamento all'articolo 2 che 'correggè la spending review, prevedendo per la determinazione delle tariffe per le strutture private accreditate la costituzione di una commissione composta da ministero della Salute e dell'Economia e dalla Conferenza delle Regioni che dovrà confrontarsi anche con le associazioni maggiormente rappresentative dei titolari delle stesse strutture. Chiusi i lavori della commissione, il ministero della Salute «provvede all'eventuale aggiornamento delle predette tariffe».

Per quanto riguarda l'intramoenia la commissione ha votato sì a un emendamento presentato da Antonio Palagiano (Idv) sulla trasparenza delle ricevute rilasciate dal medico nell'ambito dell'intramoenia allargata, su cui il Governo aveva dato parere negativo.

La proposta approvata prevede che «al fine di garantire ai pazienti la massima trasparenza dei predetti importi (quelli per la prestazione in intramuraria allargata, ndr) dovrà essere analiticamente descritta voce per voce la composizione all'interno del documento fiscale rilasciato al paziente». Obiettivo: esplicitare le «cifre che effettivamente vengono corrisposte al medico».

La commissione ha poi accolto altre modifiche proposte dai deputati: il termine per la ricognizione degli spazi attualmente disponibili per l'intramoenia è stato spostato dal 30 novembre al 31 dicembre, e bisognerà tenere conto, come proposto dal Pd, anche «degli spazi che si renderanno disponibili in conseguenza dell'applicazione» delle misure previste dalla spending review (ad esempio i piccoli ospedali che andranno dismessi). È saltata poi la soglia minima di 12mila euro di fatturato per avere la possibilità di avere la convenzione per esercitare negli studi privati. Asl e ospedali, infine, dovranno corrispondere l'onorario al medico «entro 90 giorni» dall'avvenuto pagamento da parte del paziente.

Ma l'impianto della riforma della libera professione «rimane intatto», ha assicurato Balduzzi. «Le forze politiche, non solo della maggioranza, hanno condiviso l'impianto sotto il profilo dell'equilibrio che mostra tra opinioni di partenza anche molto diverse. Stiamo cercando di dare serietà all'attività libero professionale in tutti i contesti e collegandola a una rete avremo poi tracciabilità e trasparenza. Valorizzando così il ruolo del medico e la possibile scelta del paziente».

E prosegue oggi l'esame del testo su cui quasi cento dei 725 emendamenti presentati in commissione sono stati ritenuti inammissibili, come ha comunicato lo stesso presidente della XII, Giuseppe Palumbo, nella seduta di martedì . «Ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento - ha spiegato - non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera». Tra le proposte bocciate quella di Ciccioli sulla salute mentale, quella di Palagiano sul fondo per la non autosufficienza, quella di Turco sulle cure palliative.

Accantonato per ora l'articolo 1 sulle cure primarie, poiché sarà riformulato dal Governo. E neanche su quelli all'articolo 4 su governo clinico e nomine dei primari.