In Parlamento

Farmaci, resta il principio attivo

Il nome del brand potrà esserci, ma la regola resta intatta: le ricette dei medici dovranno comunque, e sempre, contenere l'indicazione del principio attivo. E le industrie farmaceutiche non ci stanno: «Non basta, non cambia niente».

La retromarcia del Senato nel decreto sviluppo per Farmindustria è solo apparente: i farmaci griffati resteranno penalizzati: «Si crea una distorsione del mercato favorendo i generici in maniera inaccettabile», accusa il presidente Massimo Scaccabarozzi. Che vede nero nel futuro del settore: produzione, fatturato, innovazione, il marchio perduto. E altri 2mila posti di lavoro in meno entro marzo.

La modifica ritocca quella della spending review. Il medico che cura per la prima volta un malato cronico o un paziente per un nuovo episodio di una malattia non cronica, se sono disponibili più medicinali equivalenti scriverà nella ricetta Ssn il principio attivo o il nome del farmaco di marca a brevetto scaduto ma sempre con l'indicazione del principio attivo. La mediazione «soddisfa» Assogenerici, che però è «perplessa» per l'abolizione dell'obbligo di mantenere inizialmente per 9 mesi una differenza di prezzo tra brand e generico.

Ieri Farmindustria ha elencato i numeri del settore (VEDI) , in calo per la prima volta da dieci anni. Mentre anche per effetto della prescrizione per principio attivo, che in Europa è obbligatoria solo in Paesi, le vendite dei generici da agosto sono cresciute del 25%. E in una «crisi destinata a prolungarsi» con «investimenti a forte rischio» le industrie rilanciano le loro richieste: un Patto almeno triennale per garantire stabilità e crescita al settore, il riconoscimento del «valore del marchio», lo stimolo all'innovazione.