In Parlamento

Debiti Pa: anticipi alle Regioni se tagliano la spesa sanitaria

di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)

L'impegno che, per dimostrare di avere le carte in regola al fine di ottenere le anticipazioni di cassa per tamponare i debiti verso i fornitori di Asl e ospedali, le Regioni dovranno agire anzitutto sulla riduzione della spesa corrente. E poi un pugno di deroghe su indebitamento e investimenti, ma anche per il pagamento dell'acconto del finanziamento da parte del Servizio sanitario nazionale. E poi niente più. Con la tagliola del blocco dei pignoramenti nelle Regioni che hanno la spesa sanitaria sotto scacco, che continua a restare in vita. Con tempi effettivi di rimborso interamente da vedere alla prova affinché i creditori possano realmente passare alla cassa. E naturalmente senza alcuna certezza per quanto riguarda la massa dei crediti che inevitabilmente continuano a restare nel limbo. Ovvero, altri 26 miliardi di euro dopo i 14 che ora il decreto ha messo sul piatto per la sanità.

È uscito senza strappi, anzi sostanzialmente immutato rispetto alla versione iniziale, dall'esame della Camera affidato poi all'aula di Montecitorio, il decreto legge 35 sul pagamento dei debiti della Pa per quanto riguarda il capitolo sanità (articolo 3). Il capitolo, peraltro, finanziariamente più pesante sulla massa totale dei debiti verso i fornitori da parte del sistema pubblico: vale da solo 40 miliardi di fatture arretrate, sugli oltre 90 miliardi di debiti pubblici stimati (per difetto). Un debito che, secondo valutazioni di esperti del settore, una volta esaurite le dotazioni finanziarie che il decreto mette in campo, nel 2015 resterà comunque altissimo: si calcola infatti che tra due anni, tra nuovi debiti e altri ritardi di pagamento, nella migliore delle ipotesi resteranno ancora da smaltire 28 miliardi, nella peggiore ben 34 miliardi.

I saldi del decreto, per la parte dei debiti sanitari, restano intanto quelli iniziali. E così il timing previsto. Ovvero 14 miliardi che il Governo mette in campo, una dote che viene ripartita in 5 miliardi per il 2013 e in altri 9 miliardi per l'anno prossimo. Naturalmente le Regioni non potranno andare facilmente all'incasso delle anticipazioni. E dovranno prestare precise garanzie di solvibilità per il pagamento delle rate di mutuo, che dovranno essere rimborsate al massimo in 30 anni.

Una delle clausole di garanzia da parte delle Regioni sarà la messa a punto di misure «anche legislative» che siano «idonee e congrue», tali appunto da garantire la copertura annuale del rimborso delle anticipazioni di cassa che riceveranno. Ed è appunto su questo aspetto che incide una delle poche modifiche – proposta da M5S – che è stata approvata. Le misure regionali, infatti, dovranno essere «prioritariamente volte alla riduzione della spesa corrente», quasi a voler escludere nuovi ticket o tasse locali.

Per il resto altri due emendamenti approvati intervengono su aspetti che toccano più direttamente ancora e soltanto le Regioni. Da una parte con una deroga alle regole sull'indebitamento possibile, affinché anche le Regioni con i bilanci in crisi possano avere accesso alle anticipazioni. Dall'altra prevedendo che l'acconto ad Asl e ospedali (70%) possa essere erogato anche facendo affidamento sulle quote degli obiettivi del Piano sanitario nazionale.