In Parlamento

Camera e Senato: parlano i presidenti delle commissioni Sanità

di Sara Todaro (da Il Sole-24 Ore Sanità)

Staminali, debiti Pa, Comunitaria. Sono i temi d'esordio per le commissioni Sanità di Camera e Senato, appena insediate e già al lavoro da questa settimana. E nuovi di zecca sono i due presidenti.

A guidare le danze della Affari sociali della Camera è Pier Paolo Vargiu (Scelta Civica), radiologo di Cagliari, consigliere regionale sardo e capolista alla Camera della lista civica per Monti. Unico nome nuovo tra i presidenti scelti a Montecitorio, Vargiu ha ben chiaro il primo bersaglio da cogliere in questo avvio dei lavori: avviare e chiudere in settimana l'esame del Dl su staminali e Opg ereditato dal Governo uscente, da approvare definitivamente entro il 25 maggio. «L'orientamento della commissione è di ragionare senza pregiudiziali - spiega -. Ogni volta che avremo in discussione temi dalla forte valenza etica, di impatto sulle famiglie e sulla qualità percepita dell'assistenza, sulla comunità scientifica e anche sulle questioni economiche, non si tratterà di fare battaglie civili: cercheremo di comprendere quale sia la strada per essere davvero utili nel rispetto di regole condivise e di dare all'Aula soluzioni praticabili».

Vargiu ha anche chiari paletti e limiti: «Mi rendo conto che oggi l'iniziativa legislativa è fondamentalmente in carico al Governo almeno dal punto di vista statistico: è inutile che la commissione decida di svolgere un ruolo che probabilmente è esercitato meglio dai convegni scientifici promossi nel Paese. Faremo bene a privilegiare tra i tanti temi quelli che possono avere una vocazione parlamentare come origine e un impatto immediato una volta che arrivano in Aula». Ma non manca certo la voglia di esercitarsi con alcuni temi caldi del settore: «È più facile fare i tagli lineari che una vera spending review: credo che Governo, organi tecnici e Parlamento debbano puntare a individuare le zone grigie della Sanità italiana dove ci sono ancora sacche di spesa inappropriata. A esempio non siamo più nelle condizioni di spendere 10-20 miliardi l'anno in medicina difensiva: su questo sulla malpractice dobbiamo aprire una riflessione diversa da quella fatta sino a oggi. C'è poi il tema delle stazioni uniche appaltanti, che ha aspetti innovativi e positivi ma anche aspetti che in certe Regioni del Sud incidono su ammortizzatori sociali trasmessi con la spesa sanitaria: anche questo tema è ineludibile. Infine la mobilità passiva, dettata da sistemi che vanno a velocità diverse: è ora di decidere cosa vogliamo fare in materia».

Agenda delle priorità stampata nel cuore anche per la neo-presidente della Igiene e Sanità del Senato, la foggiana e dirigente di partito Emilia Grazia De Biasi (Pd): «Il tema della salute è straordinariamente vasto e complesso - commenta -. Uno dei punti di grande tristezza è la separazione tra sociale e sanitario, su cui andrebbero fatte valutazioni anche da un punto di vista economico. Poi mi impressiona molto il dato che rileviamo in tutti i Paesi del mondo: non appena l'aspettativa di tenore di vita cala, immediatamente va giù il tema della prevenzione e della cura. È drammatico non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello della civiltà del Paese. Altro tema che ho molto a cuore è la psichiatria: oggi tutto quello che viene definito il dolore dell'anima non trova risposte nelle strutture territoriali. C'è una crescita quotidiana di ansia che diventa patologica. Per arrivare poi al tema non secondario del femminicidio. Apprezzo molto che il ministro Idem abbia proposto una task force che prevede anche la parte sanitaria. Va affrontato tutto il grande tema della riabilitazione del violentatore, largamente in uso in altri Paesi e da noi ancora sperimentale, va formato il personale. Sono tutti temi che non vorrei lasciare in secondo piano rispetto alle pur drammatiche questioni della spending review. Le due cose sono ugualmente importanti: quanto si spende, ma anche come si spende».

Chiarezza di idee infine, sul metodo di lavoro: «Una commissione non deve lavorare con la logica della maggioranza, ma con la logica parlamentare. Le istituzioni non devono essere la palestra della politica, ma rappresentare la Nazione. E far questo significa risolvere i problemi e avere una democrazia che decide. Le persone sono esasperate: la guerra continua non serve a nessuno. Il lavoro del Governo e del Parlamento devono andare assieme perché l'interesse comune è la tutela del diritto alla salute costituzionalmente sancito e ahimè, ora largamente disatteso».

LEGGI IL SOLE-24 ORE SANITA' N. 18/2013