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Medici, veterinari, farmacisti e imprese: ecco le ricette per il rilancio del Ssn

«C'e' insufficienza di contratti di formazione. Il prossimo anno, se le regole non cambieranno, avremo duemila giovani medici in meno». Lo ha detto Sergio Bovenga, rappresentante della Federazione nazionale degli
ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), intervenuto, assieme ad altri rappresentanti del mondo sanitario (vedi avanti) nell'audizione dell'indagine conoscitiva sul Ssn, in programma nelle Commissioni congiunte della Camera, Affari sociali e Bilancio. Si tratta di un «imbuto per migliaia di medici, in maggioranza donne», spiega Bonvenga. «Migliaia di giovani medici - sottolinea - senza prospettive di qualificazione professionale e accesso al Servizio sanitario nazionale". Altro problema segnalato dalla Fnomceo è quello delle «cure odontoiatriche, non ricomprese nei Lea, dove le visite continuano a calare».

Secondo Francesco Macrì, segretario nazionale della Fism «per non essere costretti ad ulteriori tagli lineari o a razionamenti ingiustificati va messa a punto una strategia utile a evitare gli sprechi e le disuguaglianze. In questa logica abbiamo già formalizzato alla Fnomceo e al ministero della Salute una soluzione a costo zero, che consiste nel dare un ruolo propositivo alle Società Scientifiche accreditate presso le istituzioni alle quali affidare il compito di definire il profilo professionale aggiornato dei propri associati, che costituiscono l'organico operativo del Ssn. Il risultato sarà quello di fornire un comun denominatore professionale a livello nazionale, con l'obiettivo di uniformare e migliorare, in un tempo relativamente breve, le più diffuse procedure diagnostiche e rendere più appropriati i trattamenti terapeutici. In questo modo si possono ottenere due importanti risultati virtuosi sul risparmio: evitare la esecuzione di prestazioni o trattamenti terapeutici inutili e ridurre il ricorso alla medicina difensiva da parte dei sanitari, grazie ad una razionalizzazione a livello nazionale delle prestazioni erogate, basata su linee guida condivise per gli interventi professionali ed organizzativi».

Salvo Calì, Segretario nazionale Smi ha sostenuto che «se si hanno poche risorse, si spende male e senza una cornice nazionale, è impossibile razionalizzare e modernizzare il sistema e ricondurre la spesa in investimenti adeguati che possano rispondere correttamente alle mutate domande di salute (cronicità, invecchiamento della popolazione) con servizi efficaci su territorio e con un'aggiornata e rivista definizione dei Lea. Quindi il primo obiettivo è chiudere la stagione del ‘malinteso federalismo', il secondo è prevedere adeguati stanziamenti, il terzo è ridurre il gap strutturale tra sud e nord, il quarto è creare una governance basata sui medici e il merito ed escludendo le invasive infiltrazioni della "malapolitica" (fenomeno sempre legato al malinteso federalismo)».

Pierluigi Ugolini dell'Fvm, ha speigato che «non può esservi appropriatezza di spesa senza una efficace politica di prevenzione dei meccanismi che generano spese aggiuntive. I Lea devono, oramai da troppo tempo essere rivisitati per essere aggiornati ed attualizzati, ma se si vogliono mantenere gli attuali, è impensabile ridurre il finanziamento del Fsn. Nell'ottica di garantire i Lea è fondamentale che le funzioni ed i livelli organizzativi minimi siano definiti. Non sono né il finanziamento complessivo del sistema né tantomeno la riduzione dei livelli organizzativi professionali a determinare da soli un decremento della spesa, quanto piuttosto la capacità di intercettare i bisogni in modo organico».

Secondo Francesco Lucà, coordinatore nazionale Fassid «non è la spesa sociale fuori controllo alla base della crisi economica, ma è il contesto economico che ‘minaccia' lo stato sociale. Bisogna agire sul sistema partendo dalla performance. Migliorando la qualità delle prestazioni si raggiunge la sostenibilità economica e non viceversa. Per questo chiediamo una chiara ed univoca regolamentazione dell'offerta sia nel pubblico ma, non secondariamente, nel privato: la soluzione deve essere un accreditamento istituzionale. E ancora, occorre sviluppare l'Health Technology Assessment nel modo più completo trovando soluzioni adeguate nelle gare di appalto dove siano gli specialisti che dovranno usare la tecnologia a dire la loro. Infine deve essere difesa l'appropriatezza».

Gianfranco Prada, presidente Andi, ha sostentuo che «in Italia i maggiori problemi per l'odontoiatria riguardano certamente l'eccesso di offerta, fenomeno aggravato dal forte abusivismo. La configurazione del mercato è monopolizzata dal privato, dato che il pubblico rappresenta meno del 10% delle cure erogate. I cittadini propendono per il privato perché con esso hanno ormai costruito un rapporto fiduciario, mentre l'offerta pubblica è sempre più carente. Per il futuro chiediamo uno sforzo più convinto verso le campagne di sensibilizzazione, soprattutto quelle incentrate sull'importanza della prevenzione».

Walter Mazzucco, Presidente nazionale dei gioveni medici della Sigm ha detto che «per essere competitivi in un momento di crisi ecomomico-finanziaria e per concorrere al bene dell'intero sistema salute, è necessario avere professionalità adeguatamente preparate e motivate. E uno dei pilastri di un Ssn solido e sostenibile è rappresentato dalla componente giovane della professione medica che, solo se adeguatamente supportata e valorizzata, potrà contribuire al rilancio della Sanità nel nostro Paese. Tuttavia, i tempi di accesso all'esercizio della professione ed al mondo del lavoro in Italia per un giovane medico sono i più elevati in assoluto nel panorama Ue».

Per la Fofi, come ha spiegato Maurizio Pace, segretario nazionale «per invertire il trend negativo che caratterizza il settore è necessaria una stabilizzazione che consenta la ripresa della crescita e la sostenibilità del servizio farmaceutico. La spesa per i medicali continua a crollare e quindi bisogna impegnarsi affinché non vi siano ulteriori tagli e manovre finanziarie incidenti sul settore del farmaco. Una novità che garantirebbe ricadute positive su tutte il sistema risiede nell'inserimento della figura del farmacista nell'equipe sanitaria ospedaliera a livello dipartimentale e di reparto. Nel contempo mi auguro un'implementazione del modello della farmacia dei servizi che sarebbe anche una risposta alla necessità di mantenere elevati livelli occupazionali nella professione, di prevedere una progressione di carriera per i collaboratori in termini economici ma anche di sviluppo delle competenze di ruolo».

Roberta Di Turi, Segretario generale aggiunto Sinafo ha invece sottolineato che «la spesa farmaceutica nel nostro Paese ha subito, negli ultimi anni, un sensibile incremento. Una spesa rilevante che deve essere attentamente monitorata per evitare lo spreco di risorse che potrebbe incidere pesantemente sulla sostenibilità stessa del principio solidaristico su cui si basa il nostro sistema sanitario. I servizi farmaceutici territoriali e ospedalieri svolgono una funzione essenziale sia a livello di monitoraggio della spesa farmaceutica, attraverso adeguati e costanti controlli sull'appropriatezza prescrittiva, sia nella pratica gestione delle procedure relative alla dispensazione dei medicinali intra extra ospedalieri senza alcun aggravio della spesa e consentendo, anzi, la realizzazione di notevoli risparmi ed economie».

Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica ha detto che «occorre andare oltre la politica del rigore. La gestione del sistema della salute non può essere infatti basata su una logica emergenziale, con un'agenda dettata esclusivamente da esigenze di risparmio a breve termine. Per innescare una ripresa economica, preservando i principi fondamentali del nostro Ssn, bisognerebbe procedere sulla strada della razionalizzazione, modificando però l'approccio della spending review verso meccanismi in grado di allocare le risorse verso le strutture che mostrano livelli di efficienza più elevati».

Secondo Annarosa Racca, presidente di Federfarma «sono tremila le farmacie in difficoltà è 600 quelle vicine al fallimento. è l'unica voce di spesa che a differenza di tutte le altre ha fatto registrare negli anni un decremento perché la farmaceutica convenzionata è stata continuamente tagliata. Sono aumentate le trattenute delle farmacie inoltre è aumentata la distribuzione diretta con disagi dei cittadini. Il risultato è che non sono rispettati i Lea e assistiamo ad una differenziazione nel paese nella distribuzione del farmaco. Questa situazione che continua a peggiorare per questo dobbiamo portare questi farmaci di uso consolidato negli ospedali e nelle Asl ad una distribuzione più facile ed arrivare ad una nuova remunerazione delle farmacie italiane che dia centralità al medico di medicina generale e dia la completa tracciabilità dei farmaci che riporti il rapporto delle farmacie con il territorio».