In Parlamento

Decreto Fare, l'aula della Camera rinvia il testo alle commissioni

In aula, anzi no: il Dl Fare del Governo - che prevede tra l'altro novità su fascicolo sanitario elettronico, farmaci orfani, tracciabilità dei consumi farmaceutici ospedalieri e proroga dell'obbligo di polizza per i medici - torna fino a domani in commissione Affari costituzionali e Bilancio, come proposto dal presidente della I commissione e co-relatore Francesco Paolo Sisto. Il rinvio è stato approvato dall'assemblea con 226 voti di scarto con i voti di Pdl, Pd e Scelta Civica, contrarie invece le opposizioni M5S, Sel e Fdi. L'obiettivo è consentire l'esame in sede referente degli emendamenti che erano stati accantonati perché non era arrivato il parere della Ragioneria Generale sulla copertura finanziaria.

Il Governo ha chiesto di tagliare il numero di emendamenti per evitare la fiducia. E, tramite il viceministro all'Economia Stefano Fassina, ha comunque annunciato che presenterà un emendamento con il quale si darà una copertura complessiva alle modifiche che verranno approvate nella nuova lettura del Dl fare.

Le opposizioni, Cinque Stelle in testa, hanno duramente contestato il comportamento della maggioranza denunciando la "presa in giro" della corsa contro il tempo della scorsa settimana, culminata oggi con il ritorno in commissione, seppur temporaneo. La seduta dell'assemblea della Camera è stata riconvocata per domani mattina alle 9.30.

«È un film già visto», attacca Giorgio Sorial (M5S). «Ci siamo già autolimitati nelle Commissioni, e in aula poi ci sarà una pseudodiscussione, con il Governo che dà parere negativo e la maggioranza che vota contro, tanto decide solo il Governo». «Non ci
stiamo a giocare a "fiducia sì-fiducia no"; siamo pronti a discutere giorno e notte sugli emendamenti che presenteremo in Aula, anche 4 o 500, se necessario per migliorare il decreto, sfidiamo il Governo a essere costruttivo e a non ricorrere a metodi dittatoriali». E Laura Castelli, dopo aver sottolineato «l'assenza della "bollinatura" della Ragioneria dello Stato sui 320 milioni delle coperture» del decreto, puntualizza: «Non ci stiamo al mercato delle vacche, serve chiarezza. Prima di qualsiasi tipo di scelta sugli emendamenti, vogliamo capire quali sono le coperture».

Ha replicato Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento: «Come ho avuto modo di dire all'onorevole Castelli nel corso del comitato dei 18, che è la sede istituzionale propria in cui il Governo si confronta con i gruppi parlamentari e non un "mercato delle vacche", chiedendo ai gruppi di ridurre il numero degli emendamenti al decreto Fare, il Governo ha inteso unicamente valorizzare il testo uscito dalle commissioni e scongiurare il ricorso alla fiducia, evidentemente inevitabile se gli emendamenti restassero 800».