In Parlamento

Sostenibilità Ssn: Farmindustria, Assogenerici e Assobiotec in audizione alla Camera. Le richieste: «Certezza delle regole e meno burocrazia»

Ha cominciato con un paragone, il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi: «Nel 2010-2012 in Italia sono stati immessi sul mercato 14 nuovi farmaci, contro i 46 della Germania, i 39 dell'Inghilterra e i 21 della Spagna. Il tutto con prezzi medi più bassi». Davanti ai deputati della commissione Affari sociali della Camera, che lo ascoltavano nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla «sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema e obiettivi di finanza pubblica» , Scaccabarozzi ha ricordato che il sistema farmaceutico «investe, innova ed è competitivo» ma l'accesso all'innovazione è un percorso a ostacoli: «Servono due anni perché i cittadini italiani abbiano a disposizione un farmaco approvato dall'Agenzia europea dei medicinali (Ema)». Colpa - per Farmindustria - della negoziazione del prezzo all'Aifa e poi delle «21 pratiche diverse» necessarie per l'inserimento del nuovo prodotto nei prontuari regionali. Bene, dunque, la misura inserita nel Dl Fare che impone all'Aifa di sbrigare le pratiche in cento giorni. Ma non basta: Scaccabarozzi ha invocato la certezza delle regole, «perché non possiamo avere norme che cambiano ogni due mesi e ci costringono a modificare i piani industriali»; una cabina di regia con i ministeri della Salute, dell'Economia e del Lavoro; l'ottimizzazione della spesa sanitaria nel suo insieme, valutando l'opportunità dei Fondi sanitari integrativi.

Se l'è presa con la burocrazia anche il direttore generale di Assogenerici, Michele Uda, stigmatizzando sia i tempi di approvazione dei nuovi farmaci sia quelli relativi alla produzione, legati cioè all'apertura degli stabilimenti e all'avvio delle linee produttive. Ma Uda si è scagliato soprattutto contro il payback: «Una tassa assurda e difficilmente sostenibile. Se non si riesce ad abolirla, sarebbe meglio almeno prevedere la compensazione da parte delle Regioni tra questa e i pagamenti».

Un balzello tanto più ingiusto - ha spiegato Antonio Tosco di Assobiotec - se si considera che le aziende devono versarlo prima di essere pagate. «Siamo in ritardo nel portare il prodotto ai pazienti ma anche le sperimentazioni risentono della troppa burocrazia: negli ultimi tre anni gli studi clinici sono diminuiti del 25%».

I deputati hanno sentito anche Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, la federazione delle associazioni di volontariato in oncologia. De Lorenzo si è detto preoccupato per «l'andamento crescente dei tagli lineari, che rischia di penalizzare di più proprio i malati oncologici. Noi siamo d'accordo piuttosto - ha precisato - nel rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse». Qualche esempio: potenziare l'assistenza a domicilio, specie per i malati terminali (il 30% continua a morire nei reparti ospedalieri per acuti), e la riabilitazione oncologica. Ma anche ridurre le disparità regionali per la disponibilità di hospice e di radioterapie.

Preoccupazione per il futuro del Ssn è stata espressa da Gavino Macciocco dell'Osservatorio italiano salute globale, soprattutto per l'aumento previsto dell'incidenza delle malattie croniche. «Per il momento siamo ai livelli degli altri Paesi - ha spiegato - ma ad esempio sull'obesità infantile siamo secondi solo agli Usa, e questo comporterà un maggior tasso di malattie croniche in futuro».