In parlamento

Manovra Renzi, Servizio Bilancio del Senato: il taglio del 5% ai fornitori rischia di aumentare le spese di contenzioso e indebolire i servizi

Il taglio del 5% ai contratti "in essere" con i fornitori della Pa (di cui il Ssn, nel caso delle Regioni, rappresenta forse la parte maggiore) non convince affatto il Servizio Bilancio del Senato. Che nella sua nota di lettura al decreto, pone come primo dubbio il fatto che la norme puntano a effetti di risparmio già stimati per il 2014 e dal 2015 a correzione dei tendenziali di finanza pubblica, ma ci vorrebbero maggiori garanzie sul piano giuridico sulla «loro piena sostenibilità». Questo perché, sottolinea il Servizio Bilancio, i contratti che dovrebbero essere tagliati sono stati «regolarmente stipulati dalle Amministrazioni iure privatorum con terzi» e questo potrebbe «innescare meccanismi di contenzioso, con gli affidatari da cui potrebbero derivare nuovi o maggiori oneri di spesa per le Pa e non la neutralizzazione di parte dei risparmi attesi».

Ma i dubbi del Servizio BIlancio sulla previsione non si fermano qui.
Perché, sottolinea la nota, se come scritto nella norma il fornitore può recedere dal contratto che sta per essere "tagliato" entro 30 giorni dalla comunicazione della "volontà" dell'amministrazione di procedere alla riduzione dell'importo, gli effetti potrebbero essere quelli «di malfunzionamento o interruzione di servizi pubblici nelle more della scelta di un nuovo fornitore, scelta che sarebbe vincolata all'ottenimento del risparmio del 5% indicato dalla norma».

E anche se la norma prevede che per i nuovi affidamenti si possa accedere alle convenzioni-quadro Consip a centrali di committenza regionale, oltre che all'affidamento diretto, «potrebbe accadere - afferma ancora la nota - che non vi sia immediata disponibilità presso Consip o presso la centrale regionale del bene o servizio che si deve sostituire».

Inoltre secondo il Servizio Bilancio si dovrebbe stimare meglio, anche se a livello generale, per i singoli sottosettori della Pa coinvolti, i risparmi «complessivamente derivanti per le annualità del triennio 2014-2016, in ragione della qui prevista decurtazione unilaterale della spesa per l'acquisto di beni e servizi da parte delle Amministrazioni».

Debiti Pa: i dubbi sui meccanismi "sanitari"
E il servizio Bilancio pone anche alcuni interrogativi sui meccanismi previsti per il pagamento dei debiti ai fornitori sanitari su cui il decreto mette altri 770 milioni chiedendosi perché «non vengono scontati effetti sull'indebitamento netto, atteso che il dispositivo non sembra escludere che una quota delle risorse appostate sarà utilizzato per il pagamento di debiti inerenti spese in conto capitale». A questo proposito la nota ricorda che anche nel decreto 35/211 (il primo sui debiti Pa) c'era l'«assenza di effetti di impatto in termini di indebitamento netto» e si diceva «che le risorse stanziate (ora incrementate con il decreto-legge) miravano anche ad affrontare la problematica di investimenti pregressi effettuati a valere sul finanziamento corrente del Ssn (e non su quello in conto capitale di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 che prevede finanziamenti specifici), di dimensioni eccessive rispetto alla capacità economico-finanziaria degli enti e tali da comportare una crisi di liquidità».

Quindi, sottolinea ancora il Servizio Bilancio, si può presumere che «a fronte di idonei stanziamenti di bilancio, la liquidità disponibile sia stata utilizzata dalle regioni interessate per finalità extrasanitarie, restando pertanto garantita la copertura in conto competenza».

«Si può soltanto presumere inoltre - conclude la nota per quanto riguarda i debiti del Ssn - in relazione al pagamento di debiti di parte corrente, che i corrispondenti impegni siano stati sempre correttamente registrati nei bilanci degli enti sanitari, in quanto, in caso contrario, si tratterebbe di un'altra fattispecie che implicherebbe l'emersione di un equivalente incremento dell'indebitamento netto» rispetto al quale il decreto «assumerebbe la valenza di una sorta di sanatoria, che riguarderebbe essenzialmente spese per forniture ospedaliere effettuate in assenza di adeguati stanziamenti».