In parlamento

Opg all'esame di Montecitorio, Binetti: «Sì alla proroga di un anno e realismo su tempi più lunghi chiesti dalle Regioni»

Sì alla proroga di un anno della chiusura degli Opg, e forse 12 mesi potrebbero anche non bastare. E' quanto ha dichiarato in Aula a Montecitorio Paola Binetti (Udc), durante la discussione sulle linee generali del Ddl n. 2325 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari».

Sul testo, in scadenza il 31 maggio e trasmesso senza modifiche all'Aula dalle commissioni, dopo l'invio da Palazzo Madama , i lavori proseguiranno domani, mercoledì 14 e giovedì 15 maggio (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 maggio).

«Voteremo con convinzione a favore della proroga di un anno, ma sia chiaro che il problema della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari non ammette soluzioni facili, né ideologiche. Su questo decreto occorre innanzitutto realismo», ha spiegato Binetti. «Ecco perché - ha aggiunto - riteniamo necessario approfondire tutti gli aspetti che il provvedimento comporta, compreso il fatto che, per la Conferenza Stato-Regioni, questi 12 mesi sono pochi per poter centrare tutti gli obiettivi prefissati». Lo ha affermato in Aula la deputata Udc Paola Binetti durante la discussione sulle linee generali del decreto che proroga di un anno la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg).
«Ben vengano i Rems sul piano sociale e terapeutico, purché - ha sottolineato Binetti - siano ispirati alla cultura dell'assistenza psichiatrica e dell'accoglienza, in grado cioè di prendere in carico i malati una volta terminata la cura, perché queste strutture le aspettiamo sin dai tempi della legge Basaglia: è dal 1978 che attendiamo soluzioni rispetto alle gravi lacune tuttora esistenti sia sul piano culturale che strutturale: dove curare i pazienti, come reinserirli nella società e nei territori e come evitare di abbandonare le loro famiglie al loro destino. Per sopperire agli errori legislativi del passato occorre dunque costruire anche canali della comunicazione culturale, il che comporta una maggiore formazione universitaria nel ramo dell'assistenza psichiatrica».