In parlamento

Dalla professione di osteopata all'epatite C, daebola alla carenza di medici fino al Patto per la salute: le risposte al question time alla Camera di Beatrice Lorenzin

Professione di osteopata: il ministero della Salute sta elaborando una proposta normativa per istituirla anche in Italia. Patto per la Salute: la prima metà di giugno si chiude. Carenza di medici: più immatricolati e più borse per gli specializzandi. Epatie C: servono scelte per eradicrala. Legge 194: si implementa l'epidemiologia. Virus ebola: la Salute ha messo in atto ogni necessaria iniziativa volta a potenziare la vigilanza sanitaria sia nel territorio nazionale che nei punti di ingresso transfrontalieri marittimi ed aerei. Aree inauinate: i controlli di "Sentieri" e "Sentieri kids". Riconversione ospedali in Campania: i tavoli tecnici chiesto alla struttura commissariale un nuovo atto di riorganizzazione, con una rilevazione aggiornata dei fabbisogni e un'analisi del contesto.

Spaziano a tutto campo sulla gestione del Ssn, le risposte del ministro della Salute Beatrice Lorenzin al lungo question time che si è svolto ieri alla Camera.

E che data l'attualità dei vari argomenti, riportiamo intregralmente qui di seguito.

Tempi e modalità per la sottoscrizione del Patto per la salute 2013-2015
il Patto per la salute è un elemento centrale della nostra azione di riqualifi cazione della spesa sanitaria ma anche di una nuova programmazione della spesa sanitaria. I lavori che sono cominciati con l'accordo nella Conferenza Stato - regioni hanno avuto un allungamento dei tempi originari dovuti al cambio di Governo e poi all'incertezza derivante dal budget finanziario.

Per le regioni era essenziale non avere ulteriori tagli lineari. Questo obiettivo è stato raggiunto e, quindi, in questo momento i nostri tecnici del Ministero e della Conferenza Stato -regioni stanno lavorando per definire gli aspetti che erano rimasti sospesi prima del mese di maggio.

Pensiamo che saremo in grado di affrontare in modo politico, in Conferenza Stato-regioni, tutti gli aspetti conclusivi tra i primi giorni di giugno e la metà di giugno.

Quindi, il Patto sta arrivando a conclusione. Il punto centrale del Patto è, ovviamente, quella che è stata definita una spending interna, cioè la possibilità di risparmiare e reinvestire in sanità; i LEA sono l'unico articolo che è stato approvato definitivamente da entrambe le parti e riguardano uno stanziamento di 900 milioni di euro in tre anni per il riaggiorriamenito dei livelli essenziali di assistenza.

I costi standard, per fortuna, li abbiamo già applicati, il Fondo è stato ripartito nel 2013 con i criteri dei costi standard che sono a regime, ormai, nel nostro Stato. Quello che noi ci poniamo come obiettivo è una maggiore efficienza, una razionalizzazione della spesa, ma anche una nuova fase in cui i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza, divengano veramente l'elemento principe dell'offerta sanitaria.

Stiamo cercando, quindi, nuovi modelli, di sviluppare una nuova armonizzaziorie tra l'esigenza di erogare una sempre maggiore appropriatezza della prestazione e di mantenere, al contempo, anche i costi in regime.

Credo che il momento sia pronto, i tempi siano maturi, credo che questo sia un obiettivo che insieme alle regioni potremmo raggiungere in modo molto efficace con una quantificazione e una misurazione degli obiettivi che ci siamo dati e delle per forma nce che vogliamo raggiungere.

Iniziative per garantire un'adeguata presenza di specifiche professionalità mediche sull'intero territorio nazionale
Il problema della carenza dei medici in Italia è da anni all'attenzione del ministero della Salute. Dai dati in possesso del ministero risulta che nei prossimi armi si assisterà ad un esodo di tali professionisti dal mercato del lavoro. Sul presupposto che l'età media di pensionamento sia di 66 anni, il picco dovrebbe registrarsi nell'anno 2022. È tuttavia necessario osservare che l'Italia ha attualmente un numero di medici cosiddetti pro fessional active superiore alla media europea.

Vi sono 3,9 medici per mille abitanti in Italia contro una media di 3,5 medici per mille abitanti nei Paesi dell'Unione europea (fonte Eurostat, dati riferiti al 2010), e che nel medio periodo la diminuzione dei medesimi sarà contrastata anche attraverso i processi di stabilizzazione del personale medico precario già previsti dalla normativa vigente. Ritengo pertanto che al momento non si possa parlare di emergenza medici ma, dai dati che noi abbiamo e anche dall'attualità, con il blocco del turnover abbiamo piuttosto avuto un blocco anche del flusso delle nuove generazioni all'interno della professione.

Però, ritornando all'emergenza medici, negli ultimi anni, i vincoli finanziari e il blocco delle assunzioni hanno alimentato una sacca di disoccupazione dalla quale il servizio sanitario nazionale può comunque attingere per assicurare un adeguato turnover delle risorse umane. In ogni caso, già a decorrere dall'anno accademico 2008-2009, il ministero ha sostenuto l'incremento numerico delle immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e chirurgia che, sempre nei limiti della capacità formativa degli ateriei, ha subito un incremento attestandosi a quota 9.983 posti per l'anno accademico 2014-2015.

Con riferimento alla problematica del numero dei contratti di specializzazione, che come è noto non presenta profili di competenza esclusiva del ministero della Salute, va anche ricordato che la legge ri. 147 del 2013 ha autorizzato un'ulteriore spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2014 e 50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015. Tali risorse dovrebbero garantire il finanziamento di circa un ulteriore migliaio di contratti di formazione specialistica.

Lo scorso aprile, insieme al ministro Giaririini, ho formalmente posto il problema all'attenzione del presidente del Consiglio dei ministri al quale ho segnalato la necessità di reperire risorse aggiuntive al fine di poter garantire la copertura di almeno 4 mila e cinquecento contratti per il prossimo anno accademico 2013-2014, a fronte dei circa 3.300 attualmente finanziabili.

Segnalo inoltre che, con l'articolo 21, comma 3-bis, del decreto-legge n. 104 del 2013, si è stabilito che con decreto interministeriale si provveda non solo alla riduzione, rispetto a quanto previsto nel decreto ministeriale del 10 agosto 2005, della durata dei corsi di formazione medico-specialistica, ma anche alla riorganizzazione delle classi e delle tipologie di corsi di specializzazione medica, così da determinare risparmi di spesa da reinvestire in nuovi contratti di formazione specialistica. Per quanto concerne poi la sentita esigenza di una maggiore professionalizzaziorie degli specializzandi, prevede la modalità per l'inserimento dei medici in formazione specialistica ammessi al biennio conclusivo del corso all'interno dell'attività ordinaria delle unità operative delle aziende sanitarie del Ssn facenti parte della rete formativa.

Stiamo intervenendo anche con nuove tipologie per cercare di sopperire alla carenza delle specializzazioni. È sicuramente un tema che ci sta molto a cuore e che cercheremo di risolvere nel miglior modo possibile.

Iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati
Come è noto, l'osteopatia è una pratica sanitaria manuale nata come medicina indipendente negli Stati Uniti, dove è attualmente riconosciuta. Si è diffusa successivamente in Europa, inizialmente in Inghilterra e in Francia, Stati che per primi hanno approvato leggi per la regolamentazione di tale professione. In Italia tale professione è iniziata negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso ed è proseguita come pratica svolta da professionisti formatisi all'estero. Sono poi nate delle scuole che hanno, nel corso degli anni, potenziato ed equiparato il livello didattico a standard di livello europeo.

L'osteopatia si rivolge in particolare a tutti i disturbi di origine funzionale per ripristinare in tutti i distretti del corpo la corretta mobilità, con lo scopo di migliorare la fisiologia dei sistemi nervoso, linfatico ed endocrino e degli apparati dirigente, respiratorio, cardiocircolatorio, urogenitale, visivo, uditivo, vestibolare. Nelle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2010 l'osteopatia viene definita professione sanitaria di contatto primario, con competenze di diagnosi gestionale e trattamento dei pazienti.

Ciò premesso e consapevole della rilevanza della questione in esame, colgo l'occasione per anticipare che ho dato mandato ai miei uffici di avviare un lavoro istruttorio e di confronto con le principali rappresentanze della professione di osteopata al fine di elaborare una proposta normativa volta ad istituire anche in Italia la professione di osteopata. Per tale strada garantiremo la dovuta dignità professionale ai numerosi operatori del settore, che ad oggi sono ancora costretti ad operare confrontandosi con un assetto normativo alquanto incerto. Ritengo che tale soluzione normativa sia l'unica in grado di disciplinare in modo compiuto la predetta professione.

Inoltre, l'attenzione che anche il Parlamento sta rivolgendo all'argomento mi induce a ritenere che i tempi siano ormai maturi per intervenire in tal senso. Già nelle prossime settimane nell'ambito del disegno di legge di mia iniziativa, recante disposizioni in materia sanitaria, il cui iter, come è noto, è già stato avviato al Senato, tale obiettivo potrà essere colto in tempi brevi, contando soprattutto sul proficuo e necessario supporto del Parlamento.

Iniziative per il trattamento dei pazienti colpiti da epatite C, con particolare riferimento ai tempi per la procedura autorizzativa di un nuovo medicinale a base del principio attivo « sofosbuvir»
Sono 500 mila i malati di epatite C nel nostro Paese e 9 mila i morti l'anno. È una malattia che è considerata cronica ma in realtà miete vittime e ha un altissimo tasso infettivo. I nuovi farmaci che sono già presenti, cioè sono già stati registrati da EMA, sono farmaci che eradicano completamente la malattia in dodici settimane e che di fatto costituiscono una rivoluzione vera nell'arco medico. Il tema vero è il prezzo di questi farmaci che è un prezzo molto, molto alto e che implicherà delle scelte anche complesse che non potrà assumere solo il Ministro della salute, ma che dovrà assumere tutto il Governo. Noi abbiamo predisposto, ho predisposto, un piano dell'epatite C per l'eradicazione della malattia in qualche anno e domani, 15 maggio, avrà luogo la riunione congiunta della Commissione tecnico - scienti - fica e del Comitato prezzi e rimborso dell'Agenzia italiana del farmaco, nel corso della quale è previsto l'incontro con i rappresentanti dell'azienda farmaceutica produttrice del « sofosbuvir », al fine di negoziare il prezzo del farmaco e concludere la procedura autorizzativa nel rispetto del prescritto termine di cento giorni, che giungerà a scadenza il 19 giugno prossimo. L'Italia è uno dei primi Paesi in Europa ad aver avviato il procedimento di negoziazione del prezzo del farmaco con l'obiettivo di individuare le migliori condizioni economiche per la sua rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale.

Ricordo che in altri Paesi europei il « sofosbuvir » è stato immesso sul mercato a prezzo libero. In particolare, la Germania e l'Austria hanno reso disponibile il medicinale al prezzo di realizzo industria, pari a 49 mila euro per 12 settimane di trattamento - vi faccio presente che sono 500 mila gli ammalati nel nostro territorio -, e la Francia a 56 mila euro. Tenuto conto dei diversi sistemi di contrattazione del prezzo di rimborso dei farmaci vigenti nei diversi Paesi dell'Unione europea, ritengo opportuno che le diverse agenzie regolatorie nazionali attivino un percorso di armonizzazione dell'accesso ai farmaci nel territorio dell'Unione stessa, anche per evitare disparità di trattamento tra i pazienti europei e favorire il noto fenomeno dell'esportazione parallela dei farmaci, al - l'origine di carenze o indisponibilità dei farmaci stessi sul mercato nazionale.

Non solo, ma l'alto prezzo di questo farmaco, che noi cercheremo di trattare, ovviamente, nel modo migliore, ci porrà di fronte a delle scelte da effettuare nel piano di eradicazione dell'epatite C, cioè a chi darlo prima, a quali tipologie di pazienti. Siamo di fronte, quindi, ad un fatto estrema importanza e di interesse nazionale, su cui, sicuramente, dovremo ritornare sia in Commissione salute sia nel Parlamento.

Iniziative per l'implementazione di una scheda di raccolta dati sull'attuazione della legge n. 194 del 1978 in materia di interruzione volontaria della gravidanza
In data 18 luglio e 18 settembre 2013 si è riunito presso il ministero della Salute il tavolo tecnico appositamente costituito per il monitoraggio dell'applicazione della legge ri. 194 del 1978, a cui sono stati invitati a partecipare tutti gli assessori regionali, proprio allo scopo di avviare un monitoraggio sulle attività di IVG e sull'obiezione di coscienza nelle singole strutture di ricovero e nei consultori familiari. Il tavolo ha elaborato due schede di raccolta dati, una relativa alle singole strutture con almeno un ginecologo in organico e una relativa ai consultori. Lascio a disposizione degli onorevoli entrambe le schede, allegato 1 e allegato 2. In data 14 ottobre 2013 dette schede sono state formalmente inviate alle singole regioni per l'attivazione della raccolta dei dati. Nella scheda di rilevazione per i consultori è stato richiesto il numero delle donne che hanno effettuato il colloquio previsto dalla legge n. 194 del 1978, il numero di certificati rilasciati, il numero di donne che hanno effettuato controlli post IVG in vista della prevenzione di IVG ripetute e il numero di ginecologi obiettori e non, a tempo pieno e parziale, con contratto a tempo determinato e non. A tutt'oggi, non tutte le regioni hanno restituito le schede compilate nonostante sia ormai scaduto il termine fissato nel 10 dicembre 2013. La direzione competente del mio Dicastero sta sollecitando le regioni mancanti per la consegna dei dati che saranno inseriti nella prossima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge n. 194 del 1978.

Colgo l'occasione per segnalare che l'iniziativa sopra riferita di monitoraggio capillare sull'intero territorio nazionale è stata la prima ad essere attivata con tali caratteristiche dall' approvazione della legge n. 194 del 1978. Anche per questo motivo la raccolta dati si è rivelata non semplice considerata la significativa difformità territoriale dell'organizzazione dei consultori che mutano spesso per numero a causa di accorpamenti e distinzioni fra sedi principali e distaccate.

Rassicuro gli onorevoli interroganti che i risultati del monitoraggio appena disponibili saranno discussi nell'ambito del tavolo tecnico ministeriale. Comunico inoltre che nella scheda non sono state richieste le motivazioni che portano le donne alla scelta dell'IVG perché, da esperienze degli operatori di settore, spesso si tratta di motivazioni concomitanti e riconducibili comunque a situazioni personali difficilmente codificabili in formulazioni generali. Una rilevazione più approfondita delle attività consultoriali relative all'applicazione della legge n. 194 sarà comunque effettuata dopo l'esame dei risultati del monitoraggio di cui sopra. È il caso di ribadire comunque che il ricorso ai consultori rimane ancora limitato. Infatti, come ho indicato nella recente relazione al Parlamento del 2013, un altro punto critico dell'applicazione della legge n. 194 è l'ancor basso ricorso al consultorio familiare per la documentazione e la certificazione (40,7 per cento nel 2011), specialmente al sud e isole, anche se in aumento principalmente per il maggior ricorso ad esso da parte delle donne straniere (54, 2 per cento rispetto al 33, 9 relativo alle italiane).

Le cittadine straniere ricorrono più facilmente ai consultori familiari in quanto servizio a bassa soglia di accesso anche grazie alla presenza in alcune sedi delle mediatrici culturali.

Misure sanitarie per tutelare i cittadini in relazione al flusso di immigrati provenienti dal Mediterraneo, con particolare riferimento alla diffusione di un'epidemia del virus ebola in varie aree dell'Africa
Il ministero della Salute segue costantemente e con la dovuta attenzione gli eventi relativi all'epidemia di malattia da virus ebola ed è in contatto con l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Unione europea. Le informazioni ufficiali indicano che, al 12 maggio 2014, l'epidemia in Guinea si può considerare in via di contenimento. Infatti, il numero di casi segnalati da tale Paese è fermo a 233 e dal 9 maggio 2014 non sono più stati confermati nuovi casi della malattia.

Per quanto riguarda la Liberia, dal 13 marzo 2014, data di inizio del primo caso confermato in laboratorio, i casi segnalati compatibili con ebola sono 12, di cui solo 6 confermati in laboratorio, 2 probabili e 4 sospetti. Nessun nuovo caso confermato si è manifestato in Liberia a partire dal 6 aprile 2014. I casi inizialmente segnalati da Sierra Leone, Mali e Nigeria sono stati esclusi dagli esami di laboratorio, per cui i focolai del virus ebola sono circoscritti alla Guinea e alla Liberia. L'Organizzazione mondiale della sanità non raccomanda per questo evento la restrizione dei viaggi internazionali e la malattia è sottoposta a costante monitoraggio, con azioni sul campo.

Tuttavia, pur essendo considerato remoto, il rischio di importazione di malattie da virus ebola per l'Italia come per gli altri Paesi europei, il ministero della Salute ha messo in atto ogni necessaria iniziativa volta a potenziare la vigilanza sanitaria sia nel territorio nazionale che nei punti di ingresso transfrontalieri marittimi ed aerei. Sono state emanate circolari e raccomandazioni inviate alle regioni e province autonome, agli uffici di sanità marittima, alle aree di frontiera, alle amministrazioni interessate, al ministero della Difesa.

Anche se l'epidemia è in fase declinante la messa in atto delle misure di sorveglianza presso i porti, gli aeroporti, punti d'ingresso internazionali del nostro Paese, continuerà fino alla dichiarazione di cessazione dell'epidemia ed oltre. Peraltro le caratteristiche del nostro sistema sanitario nazionale e l'efficienza dei sistemi di sorveglianza a livello locale, regionale e nazionale sono in grado di evitare l'innesco di fenomeni epidemici.

Per quanto riguarda i flussi migratori irregolari, gli immigrati giungono sulle nostre coste dopo molti giorni, o a volte mesi di cammino e periodi di soste in prossimità dei luoghi d'imbarco, nel caso della febbre emorragica da virus ebola, il periodo d'incubazione ovvero il periodo in cui un soggetto può cominciare a divenire infettante per gli altri va da due a tre giorni, ad un massimo di ventuno. L'infettività è più elevata nei giorni e nelle ore che precedono immediatamente l'insorgenza della sintomatologia.

Inoltre, i sintomi e l'evoluzione clinica procedono molto rapidamente in modo grave ed evidente così da ostacolare i movimenti delle persone affette. I migranti che giungono irregolarmente sulle nostre coste sono sottoposti ad una approfondita valutazione clinica per escludere, prima del loro avvio ai centri per l'immigrazione, la presenza di segni e sintomi riconducibili a malattie infettive diffuse e in atto che richiedono misure di isolamento. I centri per l'immigrazione sono dotati di un responsabile sanitario a cui spetta tra gli altri il compito di assicurare adeguati flussi d'informazione con il ministero della Salute a cominciare da possibili casi o focolai di malattie infettive che potrebbero costituire un pericolo per la salute pubblica.

In relazione all'attivazione dei centri di accoglienza temporanea da parte delle prefetture per far fronte all'aumento del flusso di immigrati irregolari, a seguito di accordi tra il ministero dell'interno e questo ministero, sono attivi i canali di comunicazione che consentono la loro continua ricognizione.

Iniziative per il monitoraggio epidemiologico delle aree del territorio nazionale inquinate, con particolare riferimento a quelle rientranti nei siti di interesse nazionale
La questione della tutela della salute ed in particolare di quella pediatrica in relazione all'inquinamento ambientale è una priorità di sanità pubblica sia nazionale che internazionale. In tale contesto, tenuto conto della particolare rilevanza e delicatezza della questione, legata proprio all'inquinamento ambientale ed al suo impatto sulla salute dei cittadini, segnalo il mio impegno personale come Ministro della salute, insieme a quello dei ministri dell'Ambiente e delle Politiche agricole, nel dare compiuta e tempestiva attuazione alle norme contenute nel disegno di legge del 10 dicembre 2013, n. 136, il cosiddetto decreto « Terra dei fuochi». Sono state infatti predisposte le direttive dei Ministri il 23 dicembre 2013 ed il 28 febbraio 2014, dell'8 e del 16 aprile 2014, che delineano le modalità operative di individuazione dei territori più a rischio, indicando i siti interessati sia della regione Campania sia del territorio pugliese di Taranto e Statte.

In estrema sintesi, con tali direttive vengono definite le attività di analisi e pubblicazione dei dati sanitari aggiornati sulla base della metodologia dello studio «Sentieri », con la precipua finalità di valutare lo stato di salute dei residenti nei siti in questione e di identificare gli effettivi rischi sanitari dei cittadini residenti, consentendo di implernentare le azioni specifiche di prevenzione e miglioramento delle procedure diagnostiche, terapeutiche e di accesso ai servizi sanitari (ricordo a tutti che abbiamo finanziato per 50 milioni di euro).

Come è noto, peraltro, in ordine alla specifica questione sollevata dagli onorevoli interroganti, tenuto conto che come Ministro della salute dedico una particolare attenzione alla salute in età pediatrica, ricordo che l'Istituto Superiore di Sanità sta conducendo, con aggiornamenti continui, il già citato studio «Sentieri ». Al momento attuale è in fase di completamento uno specifico aggiornamento di tale studio, riguardante proprio la popolazione in età pediatrica, i cui risultati, appena disponibili, saranno resi noti.

Lo stesso Istituto ha elaborato il progetto « Sentier kids », rivolto alla realizzazione di un sistema di osservazione permanente che consenta di monitorare nel tempo lo stato di salute dei bambini che risiedono in aree fortemente inquiriate, favorendo lo sviluppo di mirati interventi di prevenzione primaria.

L'acquisizione dei dati coinvolge le classi di età pediatrica, adolescenziale e giovanile esposte nei 44 siti di interesse nazionale tra le bonifiche incluse nello studio « Sentieri ».

Il progetto «Sentier kids» intende istituire un osservatorio permanente per moriitorare lo stato di salute dei bambini che risiedono nei siti contamiriati. Inoltre è stato finanziato, nel 2013, dal centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie, un progetto di durata biennale dal titolo «Valutazione di impatto sulla salute: linee guida e strumenti per valutatori e proponenti ».

Problematiche relative al piano di riconversione del presidio ospedaliero Maresca di Torre del Greco (Napoli) nell'ambito del piano di rientro dai disavanzi sanitari della Campania
Verrò all'ospedale di Boscotrecase per rendermi conto visivamente di come sta procedendo la regione sul piano della riorganizzazione aziendale e di qual è la situazione sul territorio.

Per quanto riguarda, invece, gli aspetti più specifici, come ho avuto modo di riferire in quest'Assemblea, il decreto di commissariamerito ad acta recante il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della regione Campania prevede che il presidio ospedaliero « Maresca », di Torre del Greco, sia riconvertito in struttura ospedaliera di tipo riabilitativo, disponendo che le unità operative per acuti confluiscano nell'ospedale di Boscotrecase. Quindi, io verrò a visitarli tutti e due, Boscotrecase e Maresca, in modo tale che noi riusciamo a vedere e a capire sul campo come si attua la programmazione e l'accorpamento delle due strutture.

Questo viene fatto - è stato proposto dalla regione - con lo scopo di perseguire gli obiettivi di razionalizzazione, maggiore efficienza ed economicità del sistema sanitario.

Il decreto citato, nel caso di strutture pubbliche di ricovero caratterizzate da contiguità interterritoriale di cui una sia di maggiori dimensioni, ne prevede l'integrazione in un unico presidio, con la finalità di accorpare unità operative della medesima disciplina, di razionalizzare le necessarie dotazioni tecnologiche e di riordinare i processi di acquisizione di beni e servizi. In particolare, la struttura di Boscotrecase viene individuata quale spoke della rete cardiologica. La riorganizzazione programmata dei punti nascita comporta per il Maresca che il relativo punto nascita, con annessa neonatologia, conflui - sca nel presidio di Boscotrecase. Il punto nascita del presidio ospedaliero di Boscotrecase, con un numero di parti inferiore a 500, è programmato per assorbire l'utenza che affluisca dal «Maresca».
Nelle more della realizzazione della nuova azienda ospedaliera, l'Ospedale del mare, in cui è programmato uno stone center al fine di dare pieno avvio all'integrazione delle attività urologiche della provincia di Napoli, le professionalità dell'unità operativa di urologia presenti nel « Maresca» saranno trasferite presso il presidio ospedaliero « San Gennaro » di Napoli, per poi confluire nella nuova azienda, struttura polifunzionale tuttora in costruzione. Qui bisogna monitorare che queste cose accadano nei tempi e nelle modalità previste per evitare, come a volte è capitato nel passato, che poi invece intere realtà rimangano scoperte. Rispetto alla risposta resa in data 11 settembre 2013, segnalo che nell'ultima versione del programma operativo 2013-2015, revisionato nel marzo 2014, si dà conto dell'avvenuta chiusura del punto nascita del « Maresca ».

Osservo, inoltre, che tenuto conto che lo standard dei posti letto stabilito normativamente è non superiore a 3,7 posti letto per 1.000 abitanti, il valore complessivo dei posti letto della regione Campania risulta essere in linea con lo stesso. Tuttavia, rimane sensibilmente insufficiente la dotazione dei posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, pari a circa 0,3 posti letto per mille residenti.

Con riguardo al più generale processo di riorganizzazione della rete ospedaliera, a fronte delle numerose modifiche apportate nel tempo all'assetto della rete ospedaliera, così come definita dal decreto, i tavoli tecnici hanno invitato la struttura commissariale a procedere alla predisposizione di un nuovo atto organico di riorganizzazione, contenente anche una rilevazione aggiornata dei mutati fabbisogni ed un'accurata analisi del contesto, idonea ad evidenziare quanto realizzato.


I