In parlamento

Indagine della Camera sulla sostenibilità: più Stato e meno Regioni. Lorenzin sul Patto: «Da sola avrei fatto di più»

Se il Patto della salute di recente chiuso tra Governo e Regioni «fosse stato il decreto Lorenzin sarebbe stato più audace, ma si é trattato di una negoziazione», ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, concluendo questa mattina il convegno a Montecitorio dedicato alla «Presentazione del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità economica del sistema sanitario« condotta dalle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera» VEDI IL TESTO DEL DOCUMENTO e VEDI L'ANTICIPAZIONE SU QUESTO SITO e VEDI L'INTERVISTA SUI RISULTATI AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI SOCIALI VARGIU).

Nel descrivere le caratteristiche del nuovo Patto della salute Lorenzin ha rimarcato «il sistema di controllo innovativo «disposto dall'accordo che «ne rappresenta un punto di forza, previsto in ben tre articoli, anche se tende ad essere snobbato in quanto esula dai contesti tradizionali».
Al contrario, invece, dei vecchi «Patti dei sogni che riunivano una serie di desiderata spesso applicati al 20-30%«, Lorenzin ha illustrato come in quest'ultimo «tutte le misure hanno una tabella di marcia, oltre a una cabina di regia e monitoraggio: l'applicazione di pari importanza al controllo. Ho partorito questo "bambino" in nove mesi - é stata la metafora del ministro - in cui ho visto tutti e negoziao con tutti. Se qualcuno pensa che la cabina di regia e monitoraggio sarà finta devono cambiare ministro della Salute».

E ha aggiunto, rispondendo a chi affermava che il Patto non ha considertao alcuni aspetti di riforma «da sola avrei fatto di più, ma la mediazione è necessaria».

I prossimi due passi, ha spiegato Lorenzin, esterni all'intesa, sono «la riforma degli enti vigilati (dal ministero della Salute) e quella degli enti di ricerca».
«È mia intezione - ha detto il ministro - dare all'Aifa i poteri per essere una grande agenzia europea capcae di renderci competitivi. Agenas - ha proseguito - deve diventare l'agenzia di controllo, non fare ricerca, deve fare controlli: la ricerca la fa l'Istituto superiore di sanità (Iss) che deve tornare a essere il grande istituto di ricerca per cui é nato».
Proprio in merito alla seconda questione, quella della riforma degli enti di ricerca, Lorenzin ha descritto «l'idea di mettere un sistema in rete, anche con la riforma degli Irccs, fare dialogare gli enti tra loro in modo che possano partecipare ai grant e alle sfide per attrarre risorse in maniera coordinata, passando dalla fase artigianale alla fase industriale».

Per quanto rigurda l'indagine della Camera, Lorenzin la giudica «utilissima, in primis perché segna tutti i livelli di criticità del sistema sanitario che sono serviti anche a noi per fare il Patto per la salute - ha detto - e poi perché tutto il Parlamento sta condividendo un percorso di riforma della sanità».

«Dall'indagine - ha proseguito Lorenzin - emergono molte questioni, come la necessità di ricentralizzare i controlli, dare maggior forza nella distribuzione dei farmaci a livello nazionale, e la necessità di cambaire la governance- ha spiegato - é importante che questo percorso sia accompagnato da tutto il Parlamento».

Secondo lorenzin, alle due sfide classiche della sanità (sostenibilità e qualità del servizio) se ne aggiunge una terza, che é quella dello sviluppo «perché il sistema salute fa parte del sistema paese e intorno alla salute non c'é solo il benessere delle persone, ma c'é anche la qualità dei prodotti agroalimentari, la qualità dell'ambiente, l'industria farmaceutica, l'indotto della ricerca e dell'innovazione e per me tutto questo é il nostro petrolio. È quello che ci può rendere competitivi rispetto agli usa e ai paesi del brics. È un settore che é un brand del made in italy e quindi deve essere fonte di investimenti».

Lorenzin ha anche annunciato in autunno la riforma della sanità integrativa e alle misure sulla fertilità «per cercare di dare il nostro contributo al contrasto del crollo demografico».

L'indagine della Camera
I risultati dell'indagine li ha sintetizzati in un titolo giornalistico il presidente della commssione Affari Sociali della Camera Piepaolo Vragiu: «Allarme sanità: senza cambiamento e senza riconvesrione si va a fondo». E a fargli eco è stato il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, chiarendo che per raggiungere l'obiettivo è necessario anche il «ridimensionamento del campo d'azione delle Regioni e quello del ruolo dell'Economia».

Secondo i presidenti delle due commissioni «é necessaria un'azione di coordinamento a livello centrale piu forte e mirata di quella prevista e attuata con la riforma del Titolo V, idonea a garantire un'erogazione dei lea omogenea su tutto il territorio nazionale, in modo da eliminare le differenze regionali attualmente esistenti. Allo Stato, spetterebbe la definizione degli standard, degli obiettivi di salute da raggiungere, il controllo riguardo all'erogazione dei Lea, anche esercitando un potere sostitutivo, mentre, alle Regioni, rimarrebbe il ruolo di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari». Inoltre le commissioni hanno rilevato come non siano più sostenibili tagli, «pena l'impossibilita di garantire i livelli di assistenza e quindi l'equita nell'accesso alle prestazioni socio-sanitarie».

Secondo le commissioni, poi, «appare necessario procedere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale all'informatizzazione del sistema sanitario nazionale e alla digitalizzazione dei dati, ai fini di un monitoraggio efficace e periodico sia del livello e dell'appropriatezza delle prestazioni sia degli acquisti di beni e servizi».

Sul fronte dei ticket, la proposta é quella della «fissazione di una franchigia, calcolata in percentuale del reddito, fino al concorrere della quale si dovrà pagare interamente secondo le attuali tariffe ogni prestazione sanitaria fruita nel corso dell'anno. Superata la franchigia, che potrebbe essere anche progressiva, le prestazioni sarebbero invece gratuite o con minime forme di compartecipazione ad effetto dissuasivo e comunque legate a percorsi di appropriatezza clinica».

Nel documento, inoltre, si legge del bisogno di «incentivare la sanità integrativa costituita da fondi integrativi, polizze assicurative, collettive e individuali, attraverso una maggior defiscalizzazione; di maggiori investimenti in prevenzione primaria e in politiche, anche non strettamente sanitarie, in grado di diffondere corretti stili di vita; di medicina personalizzata» per agganciare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico, «di contenimento della medicina difensiva; di un migliore utilizzo dei dati disponibili; di una maggiore rapidità e omogeneità nell'accessibilità ai farmaci innovativi, oggi licenziati dall'aifa con una lentezza superiore rispetto ai restanti contesti europei».

Per quanto riguarda i sistemi sanitari regionali e le aziende sanitarie, le commissioni della camera auspicano un sistema che premi «la qualità, applicando regole che valorizzino i sistemi sanitari regionali, le aziende sanitarie e ospedaliere e gli operatori, anche privati, migliori, promuovendo una virtuosa competizione fra erogatori« e una «maggiore autonomia delle aziende, in caso di difficoltà sul fronte delle risorse, al fine di gestire in modo flessibile ed efficace i fattori produttivi
disponibili».