In parlamento

Ddl sulla green economy promosso dalla Affari sociali: spazio agli appalti verdi e agli eco-prodotti

di Rosanna Magnano

Una maggiore attenzione alla compatibilità ambientali degli impianti e dell'attività d'impresa, stop all'uso eccessivo di risorse naturali, appalti verdi (green public procurement) con agevolazioni per l'acquisto di eco-prodotti, incentivi alla raccolta differenziata dei rifiuti e al riciclaggio, introduzione della Valutazione di impatto sanitario (Vis) da parte dell'Istituo superiore di sanità per centrali termiche e altri impianti di combustione con potenza termica superiore a 300 megawatt, accesso all'acqua agevolato per gli utenti domestici in condizioni economico-sociali disagiate. Sono alcune delle novità contenute nel disegno di legge «Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali» (collegato alle legge di stabilità 2014) - presentato il 14 febbraio scorso dal ministero dell'Ambiente con il concerto, fra gli altri della Salute -approvato ieri dalla XII Commissione (Affari sociali) della Camera.

Alcune osservazioni sono state espresse dalla Commissione sull'obbligatorietà della Vis e sull'opportunita di formulare Linee guida ad hoc (art. 5-bis): «valuti la Commissione di merito l'opportunità di prevedere l'obbligatorietà della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) per i progetti ivi indicati; al medesimo articolo, valuti altresì l'opportunità di affidare all'Istituto superiore di sanità la elaborazione di Linee guida per la predisposizione dei progetti riguardanti le centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza superiore a 300 MW anche attraverso specifica intesa tra Ministero dell'Ambiente e Ministero della salute, delegando la competenza della VIS alle commissioni tecniche che autorizzano i progetti».

Fari puntati sugli appalti in versione «green». Il provvedimento introduce un incentivo per gli operatori economici che partecipano ad appalti pubblici e sono muniti di registrazione Emas (una certificazione europea che garantisce la qualità ambientale dell'organizzazione aziendale) o di marchio Ecolabel (un bollino Ue che certifica la qualità ecologica di «prodotti », comprensivi di beni e servizi).

Il beneficio consiste in una riduzione del 20 per cento della « cauzione » a corredo dell'offerta prevista dall'articolo 75, comma 7, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (cosiddetto « codice degli appalti »).

L'offerta più vantaggiosa si misura con il «Life Cycle Cost». Tra i criteri di valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa il ddl introduce il criterio del costo del ciclo di vita dell'opera, prodotto o servizio, criterio previsto dall'articolo 67 della proposta di nuova direttiva dell'Unione europea sugli appalti pubblici (COM(2011) 896 definitivo), in via di adozione definitiva.

Criteri verdi per le forniture di energia e gestione dei rifiuti. L'articolo 10 prevede l'applicazione di criteri ambientali minimi negli appalti pubblici per le forniture e negli affidamenti di servizi. Tra le questioni ambientali più rilevanti che l'Italia (e l'intero pianeta) deve affrontare vi sono quelle legate al consumo di energia da fonti non rinnovabili (con la conseguente emissione di anidride carbonica) e quelle legate alla produzione di rifiuti (quest'ultima di particolare rilevanza per molte zone del nostro Paese). «Per entrambe le problematiche ambientali - si legge negli atti parlamentari - rendere obbligatorio il riferimento ai criteri ambientali per gli acquisti pubblici (il cosiddetto green public procurement) può contribuire in maniera rilevante alla loro soluzione. A tale riguardo occorre rilevare che anche la già citata nuova direttiva europea in tema di appalti pubblici sottolinea, all'articolo 67, come il tema del costo dei prodotti e dei servizi debba essere riferito non tanto al prezzo di acquisto ma, al costo che il bene ha durante il suo ciclo di vita (il cosiddetto Life Cycle Costing)».

Risparmi sui costi. Si stima, ad esempio, come si legge negli atti parlamentari, che il maggior costo connesso all'acquisto di un apparato per l'illuminazione pubblica più efficiente venga immediatamente ripagato nei primi anni di utilizzo dell'apparato stesso, con i conseguenti risparmi economici per gli anni successivi e la conseguente (e rilevante) riduzione degli impatti ambientali.

Nel caso degli acquisti riguardanti gli apparati di illuminazione pubblica si può stimare (in maniera cautelativa) che, nell'ipotesi di convertire i vecchi impianti nella percentuale del 5 per cento entro il prossimo anno, del 10 per cento entro il 2015 e del 20 per cento entro il 2016, si potrebbe ottenere un risparmio di spesa nella bolletta energetica dell'ordine di circa 20/30 milioni nel 2014, di 50/70 milioni nel 2015 e di 120 milioni nel 2016. Nell'ipotesi di sostituire il 50 per cento degli apparati i risparmi sono stimati intorno ai 250 milioni all'anno. Valutazioni simili e in alcuni casi ancora più eclatanti si possono fare per altri apparati energetici e per l'edilizia.


Prodotti alimentari ecocompatibili e lotta allo spreco di cibo. Tra gli acquisti verdi rientra anche il settore «cibo », considerato a livello europeo il principale settore di impatto ambientale con il 31 per cento degli impatti totali dei consumi (prima del settore abitazioni, 23 per cento, e del settore trasporti, 18,5 per cento). Gli impatti ambientali del settore «cibo» riguardano sia il consumo di energia (produzione fertilizzanti, fitofarmaci eccetera), sia l'emissione di numerose sostanze inquinanti, sia, infine, la produzione di rifiuti.

Incentivi finanziati con le multe a chi non rispetta la raccolta differenziata. Gli incentivi che verranno introdotti con i decreti attuativi dell'articolo 11 hanno evidentemente un costo. Il ddl introduce una prima fonte di finanziamento degli incentivi, senza quindi oneri aggiuntivi per lo Stato, destinando integralmente il ricavato dell'addizionale prevista dall'articolo 14 e tesa a colpire i produttori di rifiuti che non rispettano gli obiettivi di raccolta differenziata. Si prevede infatti che le regioni, titolari dell'incasso di questa addizionale, alimentino con tali risorse un fondo destinato a sostenere gli incentivi al riciclo a partire dal sostegno al green public procurement degli enti locali per l'acquisto di materiali o prodotti riciclati.