In parlamento

Il Parlamento e Renzi a primavera tra divorzio breve e corruzione E la mina del poltronificio negli Ordini

di Roberto Turno (da www.ilsole24ore.com)

La burocrazia nazionale da rivoltare come un guanto ferma al Senato da 342 (trecentoquarantedue) giorni. Le grandi-grandi riforme (addio al Senato e al porcellum post Consulta) in stand by fino all'estate. La "buona scuola" che deve arrivare al traguardo entro settembre, ma senza decreto legge. Idem per la Rai, con l'aggravio dell'Opa di Berlusconi sulle torri di trasmissione. La primavera in arrivo tra una settimana sarà più calda del previsto per Matteo Renzi in Parlamento. Anche se pure il premier che va tanto di fretta talvolta segna il passo: nei radar della Camera e del Senato non è ancora minimamente apparsa all'orizzonte la legge sulla concorrenza. Ventuno giorni dopo il varo in Consiglio dei ministri. Intanto la settimana parlamentare porterà fatiche aggiuntive a Renzi: che fare col divorzio lampo? E su corruzione e falso in bilancio, come finirà la partita?

Legge anti burocrazia al palo. Racconta chi gli è più vicino a palazzo Chigi che quando scruta la tabella di marcia della legge anti burocrazia, gli viene un soprassalto: «Ma come, è passato tutto questo tempo? Già quasi un anno e ancora non "s'è fatta" la delega?», gli scappa con accento tipicamente fiorentino. Ecco perché tanta fretta per cancellare il Senato così com'è, è il sottinteso neanche tanto sottinteso del premier. A pensarci: se la riforma costituzionale già fosse in vigore, con il menu del Governo che andrà alla velocità della legge in 90 giorni, quante leggi sarebbero sistemate. Programma realizzato, bell'e confezionato. Se poi ci saranno errori che spesso scappano o voluti che siano, magari si rimedierà. E invece no, con il pane di oggi deve fare i conti il Governo.

Le mine divorzio lampo e corruzione. Ma intanto la settimana che precede l'arrivo della primavera, e ancora quelle dopo, non sarà una passeggiata per Matteo Renzi. Perché la primavera, prima ancora che l'estate, sarà davvero calda in Parlamento per la squadra di Governo. Intanto c'è da sciogliere (al Senato) il nodo del divorzio lampo, cosa complicata per la cattolicissima Italia. Per non dire delle unioni civili, ferme in commissione. E poi c'è la patata bollente della corruzione e del falsi in bilancio, dove le voci non sono affatto all'unisono, che deve sbarcare in aula a palazzo Madama. Dove in un battibaleno, sette giorni e anche meno, deve essere approvato quel decreto sulle banche popolari su cui pende l'inchiesta Consob.

Concorrenza, legge desaparecida. Tutto questo in attesa che sbarchi il Ddl sulla scuola, varato ieri in Consiglio dei ministri, che dovrà dare certezza alle assunzioni, e non solo, entro settembre. Col freno del Quirinale sull'eccesso di decreti legge. Come accadrà anche per la riforma della Rai – che neanche è ancora un Ddl – per la quale esistono altre tappe (scadenza del Cda) da traguardare con certezza. Imbuti e simil bavagli per Renzi, che ha sempre fretta e che anzi arricchisce di continuo le promesse e il carico da smaltire in Parlamento. E intanto la legge sulla concorrenza, tre settimane dopo il varo in Consiglio dei ministri del 20 febbraio, è ancora nei cassetti. In Parlamento non è arrivato ancora nulla.

L'affaire dei doppi incarichi senatori-presidenti di Ordine. E chissà se il Governo metterà la faccia anche su un'altra questione che è rimasta forse troppo in sordina e che invece in quest giorni è riesplosa: sono compatibili le cariche di senatore e di presidente di un Ordine professionale? Il caso s'è posto al Senato, dove ci sono due presidenti di Ordine, Bianco (medici, del Pd) e Mandelli (farmacisti, di Fi), la presidente del collegio degli infermieri Silvestro del Pd, e il vice presidente sempre dell'Ordine dei farmacisti D'Ambrosio Lettieri di Fi. Il commissario anticorruzione Raffaele Cantone l'altro ieri ha detto alla Camera in audizione che Lettieri dovrà intanto perdere la carica di presidente dell'Ordine dei farmacisti del Bat, perché entrambe (senato e Ordine locale) non reggono insieme in quanto ha ottenuto la rielezione dopo l'entrata in vigore del Dlgs 39/2013, la Bibbia dell'anticorruzione. E che se sia lui che Mandelli (per inciso, vice presidente della commissione Bilancio del Senato), come Silvestro si ricandideranno a breve per la presidenza dei loro Ordini, subiranno la steso sorte. Dovranno lasciare una poltrona. Non Bianco, perché non è ricandidato alle prossime elezioni dell'Ordine dei medici. Su Cantone sono piovuti attacchi bipartisan, come se fossimo all'epoca del patto del Nazareno. Che ne pensa il Governo? E che ne pensa Renzi, che della trasparenza e della guerra al poltronificio ha fatto alcune delle sue questioni d'onore? Per inciso: i più duri contro i doppi incarichi sono stati i grillini, con i quali in sostanza Cantone adesso ha concordato. Già, che farà Renzi?